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Michele Merlo, il dislike ai no vax: un vero pericolo per tutti
Anche dal ‘’mi spiace ma se l’è cercata’’ emerge un odio che corre in rete più veloce della bontà
La fine di una giovane vita è sempre un dramma. Non importano ragioni e condizioni, non importa nulla. Michele Merlo prima che un personaggio pubblico, cantante, era un giovane ragazzo. Aveva 28 anni e la sua vita è finita per sempre. Si è spento, dopo giorni di malessere e una emorragia celebrale causata da una leucemia fulminante. Si poteva salvare? E’ l’interrogativo di queste ore al quale noi tutti non siamo, oggettivamente, in grado di dare una risposta. Anche perché, in verità, nessuno ce l’ha chiesta. Se non la presunta indignazione social alla quale ci stiamo affezionando gradualmente. Dare risposte sommarie solo perchè centinaia prima di noi hanno già sentenziato non rispettando, evidentemente, il drammatico dolore per una giovane perdita.
Chi fa domande, chiedendo solo verità, è la famiglia di Merlo. Ed è sacrosanto. Se di errore umano si è trattato, non il primo e temo neanche l’ultimo, è giusto che vengano fatti gli accertamenti del caso. Ma a doverli fare non siamo noi, soprattutto dietro uno schermo. E’ questo il punto. Perchè la ricerca Google di ‘leucemia fulminante’ l’abbiamo fatta tutti. Personalmente per manifesta ignoranza verso una materia alla quale ci si deve avvicinare, in ogni caso, con tanta umiltà e un pizzico sommario di fiducia. Anche dopo notizie così tragiche. Non solo perchè Merlo può essere ognuno di noi, un nostro amico, fratello o figlio. E l’inumana e innaturale morte di un figlio è, quella si, una delle cose che mi pone fugaci dubbi. Troppo legati alla limitata e per certi aspetti limitante visione della sola sfera terrena dell’esistenza. Ma questo, inesorabilmente, in un tempo futuro ma incerto, sarà comunque chiaro per tutti.
Domande difficili, risposte complicate. L’appello è ai giovani della nostra età, quella mia e di Michele, la stessa. Non possiamo essere uguali a quei no vax,inqualificabili, che in rete stanno dando uno spettacolo indegno ed indecoroso. Come sempre, del resto. E perché no anche vomitevole. Solo perchè Merlo, coraggiosamente e permettetemi anche giustamente, si prendeva gioco di loro. Di coloro che oggi non si fermano neanche davanti ad una giovane vita spezzata in pochissimi giorni. Il nulla che, purtroppo, non si ferma davanti a niente. Del resto se non fanno riflettere centinaia di migliaia di morti causati, anche nel nostro Paese, da questa tremenda pandemia, non può di certo spaventare altro.
Perchè il ‘’mi spiace ma se l’è cercata’’, con enorme difficoltà riporto un testuale di un tweet, e ancora ‘’faceva il bulletto ignorante ironizzando contro quelli che lui chiama no vax’’, non è solo un concetto crudele intriso di frasi aberranti. È il succo di un odio che corre in rete più veloce della bontà. Più veloce di buonsenso e ragionevolezza. Per questo oggi non è il giorno delle domande, anche se la morte di un giovane ragazzo ne meriterebbe tante, ma quello delle risposte. Quelle che noi abbiamo l’obbligo di dare a profili, spesso fake, che seminano crudeltà in un terreno forse ancora troppo fertile.
A loro va, evidentemente il mio dislike, anche se stavolta il solo pollice inverso è davvero poco. Forse Michele Merlo sbagliava su una cosa: quelli non sono semplicemente ‘no vax’, come educatamente lui li apostrofava, ma un pericolo vero per tutti. Sono quelli che fanno domande alla scienza, ma pensano di avere già una risposta. La loro. Che spesso e volentieri, per non dire sempre, proprio con la scienza nulla c’entra.