Dis Like
Rula Jebreal? Ha sbagliato a non andare a ‘Propaganda Live': ecco perché
Il ‘Dislike’, il pollice inverso, va a Rula Jebreal. Ecco perché
Ho la vaga sensazione che Rula Jebreal non abbia mai visto ‘Propaganda Live’. Per carità, poi, ogni impressione può sempre essere figlia di sbagliate sensazioni.
Se c’è un racconto intelligente sui pezzettini del puzzle che compongono la diversità della realtà, in televisione la fa, non so se nei migliori dei modi possibili ma sicuramente bene, Diego Bianchi e la sua squadra. E non è consapevole solo chi il Venerdì sera non ha mai pigiato il tasto 7 del televisore. O semplicemente, strano per chi si occupa di comunicazione, non abbia mai aperto, sempre di Venerdì, Twitter.
La giornalista Jebral ha rifiutato l’invito di La7 perché a suo dire, non ci sarebbe stato nel parterre invitato un equilibrio di genere. Non entro nel merito di ‘Propaganda Live’ perché le scelte autoriali si discutono e criticano. Ed alcuni lo hanno già fatto. Entro, invece, nel metodo della Jebral. Per assurdo, il sano e sacrosanto femminismo combattivo avrebbe presienziato. Sarebbe andato sul palco e avrebbe criticato in diretta e senza alcuna censura, la scelta di non invitare altre donne. Avrebbe usato il forte mezzo televisivo, con una base di pubblico giovane e molto molto social, per affermare le proprie ragioni. E invece no. Perché il radicalismo ha preso il sopravvento: la giornalista, semplicemente, non si è presentata in studio. Ogni buon concetto, ogni sano principio, estremizzato, perde di forza mostrando immediatamente i suoi punti di debolezza. Le rivoluzioni non sempre, forse mai, partono dai rifiuti ma dalla forza espressa delle proprie idee. Dal potere del pensiero fattosi parola e poi azione.
Alcuni dicevano che gli assenti hanno sempre torto. Io non sono d’accordo, ma in questo caso neanche totalmente in disaccordo. Innanzitutto perché ‘Propaganda Live’ non racconta mai la partigianeria pensante e anche in questo caso avrebbe narrato la delicatissima dinamica Israele - Palestina attraverso il giudizio autorevole della Jebral. Chi meglio di lei? Una brava giornalista che continuo a rispettare e che a Sanremo, ad esempio, ho trovato eccellente. Ma che stavolta ha sbagliato, non solo per il rifiuto ma per il tentativo di giustificare l’assenza. Anche attaccando il direttore di La7 Andrea Salerno. Una rete che ha, la maggior parte del suo palinsesto quotidiano, condotto proprio da giornaliste. Se proprio ne vogliamo fare una questione di quote rosa.
Io dal rifiuto della Jebral non ho tanto visto l’assenza di una donna, e quindi vista l’unicità anche l’assenza totale, ma piuttosto la mancanza di un’autorevole mente pensante, per dirla chiaramente. Che è, in definitiva, il concetto di competenza anteposto a quello di rappresentanza di genere. Al quale, temo, ci stiamo disabituando.
Per questo il dislike, il pollice inverso, questa volta va a #RulaJebreal, così in trend topic su Twitter per molte ore. Perché la forza della parola vale più di ogni assenza. Perché se Nilde Iotti non fosse mai entrata in Parlamento presiedendo la Camera dei Deputati, forse in Italia non avremmo neanche nutrito la speranza, ancora insoluta purtoppo, di avere una donna come primo ministro. Perché, in ogni caso, la dose dell’esserci è più forte del suo esatto contrario. Anche se qui il discorso è profondamente diverso, semplicemente perché il palco di ‘Propaganda Live’ è altra storia. E, se lei vorrà, sarà anche il palco di Rula Jebreal. Per parlare ancora di Israele, Palestina e non solo. Magari anche di femminismo, parità di genere e quote rosa in tv e nella società. Tra altri uomini o altre donne, questo poco importa. Che abbiano un ‘pensiero pensate’, questo si che tanto importa.