Abolizione dell’Ordine dei giornalisti? No all’informazione dei salsicciai
Sembra irrinunciabile un ente che certifichi le notizie
I 5 Stelle dicono che l’abolizione dell’Ordine dei giornalisti è già sul tavolo del Governo. Gli stessi che al loro avvento sulla scena politica si sentivano esclusi e invocavano spazio sui media. Tutto nasce per via dell’audio in cui Rocco Casalino, giornalista e portavoce del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, si lamenta dei tecnici del Mef che non asseconderebbero le scelte economiche dell’Esecutivo: taglio delle tasse e reddito di cittadinanza (quasi un ossimoro, il primo parrebbe provvedimento liberale, il secondo comunista).
È vero che i giornalisti spesso sbagliano e così i 5 Stelle sostengono che, se l’Ordine non sanziona i giornalisti, le notizie false e i comportamenti anti-etici, non serve a nulla e andrebbe abolito. In un’epoca di fake news, di informazione continua via Internet, un ente che certifichi le conoscenze di chi informa e il risultato del suo lavoro sembra necessaria. La funzione dell’Ordine sembra irrinunciabile. Altra cosa è esso come emanazione dello Stato, di qui la possibile idea alternativa di libere associazioni, pur controllate dallo Stato.
La volontà di abolizione dell’Ordine da parte dei 5 Stelle sembra rientrare in quella visione populista: tutti possono informare, decidere se vaccinarsi, diventare parlamentari (Grillo ha parlato di democrazia per sorteggio). Certamente, chiunque può essere eletto in Parlamento, ma è evidente che un analfabeta non ha un intelletto nel senso strettamente culturale del termine.
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