Lo sguardo libero
Caro presidente Draghi, diffonda ogni sera un comunicato su quanto fatto
Se il giornalista non riceve informazioni, il rischio è che pubblichi notizie inesatte
La serietà, competenza e fama del neopresidente del Consiglio Mario Draghi – inoppugnabili se non altro perché ha guidato con successo la Bce dal 2011 al 2019 e, da quando il capo dello Stato Sergio Mattarella lo ha incaricato di formare il nuovo Governo, lo spread è ai livelli più bassi da inizio 2015 e i rendimenti dei titoli di Stato sono sui minimi di sempre – sono direttamente proporzionali alla sua discrezione e al suo riserbo, che quasi sfiorano la reticenza, nella comunicazione.
Draghi non frequenta i social. Scelta sicuramente positiva nella società affluente di oggi in cui tutti si credono Giacomo Leopardi o Alessandro Manzoni (quando in Italia, come diceva Alberto Arbasino, per saper scrivere bisogna essere conti). Anche se è vero quanto preconizzò Andy Warhol negli anni 60: che tutti sarebbero stati famosi per 15 minuti.
Non ci sono dubbi che il neopresidente parlerà coi fatti. Tuttavia, la democrazia di oggi, con le persone (potenzialmente) sempre più istruite, richiede che i cittadini siano informati. Già durante la formazione del nuovo esecutivo c’è stata tra l’opinione pubblica una sorta di confusione su chi sarebbe diventato ministro. L’impressione è che anche i leader di partito non lo sapessero. Figuriamoci i media. Vale la regola: se un giornalista deve redigere un pezzo, lo deve fare a tutti i costi. Se riceve informazioni, è probabile che quanto scrive sia vicino al vero. Altrimenti inventa (nel senso per così dire positivo del termine). Ed allora è il caos. Si guardi cosa sta succedendo dopo il rinvio dell’apertura delle piste da sci. Confusione totale. Basterebbe poco. Un comunicato stampa ufficiale in 4/5 punti - diffuso possibilmente con cadenza periodica (alle 20:00?) per facilitare il lavoro dei giornali - approvato da Draghi. Si spera scritto da un giornalista.