Milano, 15 giu. (askanews) - Una vita normale, una quotidiana serenità nonostante una diagnosi di tumore al seno avanzato. È l'obiettivo che si propone la nuova edizione di "È tempo di vita", la campagna d'informazione e sensibilizzazione sul tumore al seno avanzato, promossa da Novartis Italia e realizzata in collaborazione con "Salute Donna Onlus" per aiutare le donne che convivono con questa situazione e che, tra l'altro, a causa della pandemia di Covid-19, hanno subito l'allontanamento dai reparti, l'isolamento e un cambiamento di abitudini e percorsi di trattamento e assistenza.Anna Maria Mancuso, presidente di "Salute Donna Onlus"."La situazione dopo la pandemia e durante la pandemia è stata davvero difficile per le donne affette da tumore al seno - ha spiegato - in quanto, avendo chiuso la maggior parte dei reparti, molti interventi chirurgici, nonostante la diagnosi, sono stati anche rimandati, quindi è diventato un problema oltre che relativo alla salute anche psicologico per le donne che comunque hanno avuto o gli hanno diagnosticato un tumore al seno in questo anno e mezzo. Quindi, oggi speriamo che la ripresa possa ricominciare, soprattutto con la prevenzione, quindi facendo gli screening che sono stati abbandonati e pertanto ci ritroviamo ad avere donne con malattia abbastanza avanzata proprio perché non sono stati fatti gli screening mammografici. La nostra speranza e il nostro augurio è che si riesca a riprendere gli screening e che tutto riprenda a funzionare nella normalità, sale operatorie comprese".Sono circa 800mila le donne italiane che convivono con una diagnosi di tumore al seno. Tra queste, 37mila con un carcinoma mammario metastatico. L incidenza stimata del tumore al seno in fase avanzata è di 14mila casi all'anno, di cui 3.400 già metastatici all'esordio. La campagna "È tempo di vita", punta i riflettori sulla necessità di evoluzione del sistema sanitario nazionale per migliorare non solo le cure ma anche la quotidianità di queste donne, puntando, tra l'altro, sulla "convivenza" con il carcinoma in fase metastatica, cercando di garantire alle pazienti, anche attraverso la diagnostica molecolare e una nuova generazione di farmaci, condizioni di vita per quanto possibile "normali".Saverio Cinieri, direttore del reparto di Oncologia Medica dell'ospedale "Perrino" di Brindisi e Presidente eletto dell'Aiom (Associazione Italiana di Oncologia Medica)."Parlare di vita normale con un carcinoma in fase metastatica come il cancro alla mammmella è uno degli argomenti più importanti con cui noi oncologi medici ci stiamo confrontando negli ultimi anni - ha detto - è importante dire che non tutti i tumori della mammella sono uguali, per quanto riguarda le donne (che sono la maggior parte) con tumore alla mammella endocrino-responsivo, il quadro è completamente cambiato perché l'uso di una classe di farmaci che si chiamano 'inibitori delle cicline', accoppiati alla terapia endocrina, hanno cambiato completamente il quadro cioé la chemioterapia di prima linea in queste donne non è più obbligatoria e non è più lo standard terapeutico. C'è un bellissimo lavoro di un gruppo di giovani colleghi italiani che dimostra come, in maniera incontrovertibile e statisticamente significativa, fare una chemioterapia di prima linea in queste pazienti 'versus' fare una terapia endocrina con gli inibitori delle cicline sia meglio fare la seconda, in termini di risposta, di tempo di vita, di sopravvivenza e di qualità della vita"."Sicuramente c'è stata un'evoluzione - ha aggiunto Mancuso - 'È tempo di vita' e 'Tutta la vita che c è' diciamo che è stata quella campagna che ha aperto il mondo della malattia metastatica agli occhi delle istituzioni, agli occhi delle donne stesse con tumore metastatico perché magari riescono a capire che ci sono delle opportunità maggiori rispetto al passato e quindi magari ad avereun atteggiamento psicologico positivo rispetto al futuro e quindi riprogettare la propria vita magari con qualche attività diversa ma comunque avere la possibilità di riprogettare la propria vita".Aspetti come bellezza, alimentazione, amore, lavoro, famiglia, sono al centro del progetto che prevede anche lezioni online, esercizi di yoga, illustrazioni e giochi creativi e, soprattutto, corsi educativi sull'importanza della diagnosi preventiva a tutti i livelli."Il tumore è eterogeneo - ha concluso Cinieri - cioè all'interno del nodulo tumorale, ci sono aree che hanno delle alterazioni e aree che ne hanno altre. Quando lo asporti, lo asporti tutto e fai la terapia adiuvante cioè di prevenzione a seconda della biologia. Se il tumore torna, il clone delle cellule che può essere cresciuto per esempio sul fegato può essere diverso, una parte del tutto e quindi bisogna sapere qual è perché così siamo più specifici nel curare. Questo porta a un impegno degli oncologi medici, dei patologi e dei biologi molecolari sempre più importante perché significa inseguire la biologia del tumore. Ecco perché le varie tecniche di sequenziamento genico ci danno una grossa mano su questo, ma dobbiamo essere supportati da altre aree e da altri specialisti. L'oncologo medico non può fare tutto da solo ma coordina le attività di un gruppo di specialisti".