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Film Cortellesi, Azzollini: stop polemiche, grazie a lei fondi cinema

 


Roma, 19 dic. (askanews) - Confartigianato Cinema e Audiovisivo, insieme alle altre associazioni datoriali e alle federazioni sindacali di categoria Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil, ha sottoscritto il nuovo Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro del Doppiaggio. Corrado Azzollini, presidente nazionale di Confartigianato Cinema e Audiovisivo ha dichiarato: "Il nuovo contratto rappresenta un ulteriore passo in avanti nel processo di adeguamento del comparto a quelle che sono le esigenze della nostra epoca. Era assolutamente necessario prendere atto delle nuove tecnologie e dell'impatto che hanno avuto sul settore. Il nuovo articolato centra l'obiettivo con una disciplina moderna, semplice e fruibile, che riconosce l'importante lavoro di tanti professionisti, specie in un momento storico in cui torna ad essere di stretta attualità il dualismo tra la componente umana e quella tecnologica. Infine, la sottoscrizione conferma e consolida il sistema delle relazioni sindacali del comparto audiovisivo italiano: un lavoro di cui siamo orgogliosi e su cui, come parte sociale, continueremo a investire il nostro impegno e il nostro sforzo di rappresentanza".Sullo stato di salute del cinema e dell'audiovisivo italiano, Azzollini traccia una riflessione partendo proprio dal successo del film della Cortellesi e le discussioni che ha suscitato in tema di fondi: "Oggi la discussione non dovrebbe essere solo incentrata sul perché il film della Cortellesi non abbia preso i fondi selettivi, che non sono un premio a un film di successo, ma un aiuto a un film difficile da realizzare o ritenuto di valore culturale. La polemica sul film della Cortellesi per come è stata fatta non doveva proprio nascere. Un film da 7mln di euro, quindi ad alto budget per l'Italia che comunque ha giustamente ricevuto un aiuto di 3mln di fondi pubblici e che realizza un successo come quello attuale, merita le congratulazioni di tutti e grazie a questo risultato sbloccherà a favore della produzione un'infinità di altri incentivi. Dovremmo, invece, chiederci perché molti dei film che vengono prodotti in Italia, realizzati da piccole e medie imprese, non hanno chance distributiva, nonostante siano arrivati in Italia diversi partner distributivi che però danno pochissima visibilità ai prodotti italiani. I bandi attuali limitano a parer mio anche giustamente, l'accesso a troppi fondi pubblici per i film ad alto budget. La riflessione che deve scaturire è come dare invece visibilità e possibilità ai tanti progetti realmente difficili che hanno i requisiti previsti dai bandi attuali e che vengono realizzati ad avere una reale possibilità di distribuzione per poter creare altre storie di successo. Le capacità creative che si sviluppano all'interno della piccola e media impresa artigiana italiana sono sempre state il tratto distintivo della produzione nazionale sia in termini quantitativi che, soprattutto, qualitativi. Riferirsi alla piccola e media impresa non significa certo riferirsi al calzolaio vecchio stampo - per capirci - ma a tutto quell'apparato produttivo non propriamente definibile "industriale" che ha consentito la creazione e la diffusione di quei prodotti che hanno reso e rendono l'Italia famosa in tutto il mondo nei noti settori, per esempio, della moda o dell'agroalimentare, al pari del patrimonio artistico e culturale del paese. Questo rende necessaria una profonda riflessione in merito alle sovvenzioni al sistema cine-audiovisivo in Italia: sistema che necessita indiscutibilmente di un cambiamento e di un rinnovamento, ma che sia sostanziale e profondo e che parta dalle basi stesse su cui oggi si fonda. È chiaro che, limitarsi a adeguare un sistema come quello attuale che è evidente non funzioni correttamente, non vuol dire affatto trovare o proporre soluzione ai problemi stessi che lo rendono così inadeguato. Serve probabilmente revisionarlo e ricostituirlo completamente. Per evitare la scomparsa dalla scena delle piccole realtà, (con conseguente danno non solo occupazionale ma anche economico e culturale) si concepiscano canali preferenziali, vie privilegiate finalizzate proprio alla tutela e al sostegno di queste realtà produttive e del loro particolarissimo prodotto proprio attraverso l'inserimento di quote ad essi dedicate al fine di garantirne la presenza in essere tanto quanto le possibilità e le prospettive - perché no? - di sviluppo e crescita futura".