Ieri, a EPCC LIVE, è intervenuto il Premio Oscar® alla carriera nel 2015 Spike Lee. Nell’intervista di Alessandro Cattelan, l’unica per la TV italiana, il regista dalla straordinaria carriera trentennale, a partire da uno dei suoi capolavori più noti, “Fa’ la cosa giusta” – le sue opere sono un manifesto del suo costante impegno nella lotta a favore dei diritti sociali, soprattutto quelli degli afroamericani – ha parlato anche del periodo complesso che sta vivendo l’America, ancora scossa dall’omicidio di George Floyd. Una vicenda che, nel corso degli anni, sembra ripetersi di frequente, negli Stati Uniti. E questo gli ha dato anche la possibilità di dire la sua su Donald Trump, che lui chiama “Agent Orange”. «Nel mio film "Fa' la cosa giusta" – ha dichiarato Lee – l'omicidio di Radio Raheem era basato su una persona reale, si trattava di un graffitaro che si chiamava Michael Stewart che è stato strangolato dal dipartimento dei trasporti della polizia di New York. Questo accadde nel 1983, nel 1989 è uscito "Fa' la cosa giusta", poi abbiamo Eric Gardner, che assomiglia molto a Radio Raheem, e poi abbiamo George Floyd, quindi... questa è l'America». E ancora: «Anche se in America siamo i migliori per ciò che riguarda il razzismo, la gente non può solo dire "beh, guarda come stanno male in America" e poi chiudere gli occhi di fronte al razzismo che succede nel loro Paese. Non sarei onesto se non dicessi che ciò succede anche in Italia. Quindi non accade solo in America – aggiunge il regista: ognuno deve guardare la propria nazione, la propria città, il proprio quartiere, e cercare di sconfiggere il razzismo. Il razzismo è in tutto il mondo». Regista e cosceneggiatore, nel 2018, di BlacKkKlansman, film molto apprezzato dalla critica e vincitore di un Oscar® come Miglior sceneggiatura non originale, Spike Lee debutta ora con il suo prossimo lungometraggio Da 5 Bloods - Come fratelli, in uscita su Netflix il 12 giugno.
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