Coronavirus

Coronavirus, tamponi dai medici di famiglia facoltativi. Rischio valanga di no

L'accordo è stato raggiunto, ma è solo su base volontaria. I dottori temono il diffondersi di contagi nei condomini dove spesso hanno gli studi

Coronavirus, tamponi dai medici di famiglia facoltativi. Rischio valanga di no

L'accordo per fare in modo che i medici di base effettuino i tamponi nei loro studi c'è, ma è solo su base facoltativa. Un particolare non trascurabile per aumentare il numero di test per fronteggiare il Coronavirus. Il ministero alla Salute - si legge su Repubblica - ha convinto i medici di famiglia e i pediatri a fare i tamponi rapidi nei loro studi. Il governo investirà 30 milioni di euro per acquistare i test e i dispositivi di protezione per i professionisti, i quali saranno ricompensati con 18 euro per ciascun esame fatto. Il ministro alla Salute Roberto Speranza ha espresso soddisfazione per il risultato raggiunto ieri: «Ringrazio i medici e i pediatri. Il loro impegno è molto importante, le cure primarie sono un pezzo essenziale del Servizio sanitario nazionale». Sulla stessa linea anche le Regioni che dovranno ratificare l’intesa.

A osservare però - prosegue Repubblica -  quello che è successo con i test sierologici agli insegnati prima della riapertura delle scuole, c’è poca speranza che siano in molti ad aprire i propri studi, anche tra gli iscritti Fimmg. A suo tempo, quando però l’attività non era pagata extra, solo il 10-15% dei medici di famiglia in tutto il Paese, infatti, accettò di fare gli esami. Probabilmente adesso la percentuale sarà un po’ più alta ma comunque solo una parte degli italiani potrà chiamare il medico per fissare il tampone nel suo studio. Gli altri dovranno andare a farlo nelle strutture Asl. Come adesso. Due sigle, Smi e Snami (fortissimo in Lombardia), - prosegue Repubblica - protestano perché sostengono che quel lavoro toglierebbe tempo alla già complessa attività svolta in questo momento dai dottori e aggiungono che è rischioso far entrare negli studi chi deve fare il tampone. «Ci sarà una rivolta dei condomini dove hanno sede gli ambulatori», dice il presidente dell’Ordine di Milano, Roberto Carlo Rossi, esponente Snami.