Coronavirus
Covid-19, gli studi confermano: i guariti hanno l'immunità a lungo termine
Una ricerca pubblicata da Nature conferma che i pazienti guariti da Covid in forma lieve presentano gli anticorpi per lungo tempo
Covid-19, l'immunità a lungo termine è una realtà: lo conferma uno studio pubblicato su Nature
Dirimente, lo studio appena pubblicato da Nature: nei pazienti che hanno contratto il Covid in forma lieve, la presenza di anticorpi -e quindi di immunità – persiste anche a lungo termine. Gli anticorpi rimarrebbero tracciabili, secondo quanto riportano i ricercatori, almeno 11 mesi dopo l’infezione.
Lo studio, che presenta la ricerca in modo dettagliato con tutte le variabili e con tutti i limiti potenziali, specifica che la sperimentazione è stata condotta su un gruppo di soggetti che hanno contratto il Covid in maniera lieve.
Ma dice, in modo soprendente, che “anche nei il caso nei sopravvissuti al virus Ebola, nel 2014 in Africa, infezioni forti hanno indotto una presenza di IGg (immunoglobuline di tipo G) a lungo termine”.
La domanda che molti si pongono è perché non considerare anche le immunità naturali come “semaforo verde” per tornare a una vita normale. Il titolo dello studio è “L’infezione da Sars Cov 2 induce plasma-cellule di midollo osseo di lungo termine negli esseri umani”.
“I soggetti che sono guariti hanno un rischio basso di re-infettarsi”
“Le plasmacellule del midollo osseo longeve sono una fonte essenziale e duratura di anticorpi. I soggetti che si sono ripresi dal Covid 19 hanno un rischio sostanzialmente basso di re-infettarsi con il Sars Cov 2. Nonostante ciò, è stato rilevato che I livelli di anticorpi anti Sars Cov 2 diminuiscono rapidamente nei primi mesi dopo l’infezione, aumentando la preoccupazione che le cellule longeve di midollo osseo potrebbero non essere generate e l’immunità contro il Sars Cov 2 possa essere di breve termine. Qui mostriamo che in soggetti convalescenti che hanno sperimentato un’infezione mite, i livelli di anticorpi contro la proteina spike del Sars Cov 2 scendevano rapidamente nei primi 4 mesi dopo l’infezione e poi più gradualmente nei 7 mesi successivi, rimanendo tracciabili almeno 11 mesi dopo l’infezione. Titoli di anticorpi S corrispondevano con la frequenza delle specifiche cellule di plasma S del midollo osseo prelevate da 18 persone che si erano riprese dal Covid. Mentre le specifiche plasmacellule non sono state trovate in 11 individui sani, la cui storia non era in alcun modo legata all’infezione da Sars Cov 2. In modo consistente, i nostri risultati indicano che negli individui convalescenti è stata riscontrata memoria delle cellule B dirette contro il Sars CoV2. Il nostro responso è che un’infezione mite da Sars CoV2 induce una risposta antigenica robusta e memoria immunitaria a lungo termine negli esseri umani.
I titoli anticorpali naturali resistono
“La reinfezione da coronavirus stagionali avviene da 6 a 12 mesi dopo la precedente, indicando che la protezione immunitaria contro questi virus potrebbe essere di breve termine. I primi report, che documentavano il rapido calo di titoli anticorpali nei primi mesi dopo l’infezione, negli individui che si erano ripresi, suggerivano che la protezione immunitaria contro il Sars CoV2 poteva essere, al pari, transitoria. Veniva altresì suggerito che l’infezione da Sars coV2 poteva impedire di suscitare un centro di risposta germinale funzionale, che avrebbe interferito con la generazione di plasmacellule di lungo termine.
Studi più recenti, che hanno analizzato campioni raccolti 4, 6 mesi dopo l’infezione, indicano che i titoli anticorpali diminuiscono più lentamente rispetto ai mesi iniziali.
Titoli anticorpali durevoli sono mantenuti dalle plasmacellule a lungo termine – plasmacellule antigene specifiche non replicanti che sono contenute nel midollo osseo per lungo tempo dopo la clearance dell’antigene. Abbiamo cercato di determinare se fossero presenti negli individui convalescenti circa 7 mesi dopo l’infezione da Sars CoV2”.
Secondo i ricercatori, lo studio “fornisce la prima, diretta evidenza dell’induzione di plasmacellule di midollo osseo antigene specifiche dopo un’infezione virale negli esseri umani”, seppur con molte limitazioni ben dettagliate nella spiegazione finale. Lo studio specifica inoltre che gli individui analizzati hanno sperimentato infezioni lievi. “È possibile che infezioni più forti portino a un risultato diverso relativamente alle frequenze delle plasmacellule a lungo termine del midollo osseo. Questo non è stato il caso nei sopravvissuti al virus Ebola, nel 2014 in Africa, nei quali infezioni forti hanno indotto una presenza di IGg (immunoglobuline di tipo G) a lungo termine.
Perché la risposta immunitaria naturale (test anticorpale) non è prevista dal Green Pass? Lo aveva chiarito in uno studio anche OMS: chi si è ammalato e si è ripreso dal Covid 19 sviluppa una risposta immunitaria forte.
A fine maggio, su MedPage Today, un articolo informava del fatto che più di 160milioni di persone nel mondo si fossero riprese dalla malattia e che avessero una probabilità molto bassa di ripetere l’infezione. Perché si ignorano le immunità naturali nella possibilità di ritorno a una vita normale? Si chiede Medpage Today? Vengono citati sei studi che hanno coinvolto circa 1 milione di persone, condotto in Usa, Danimarca, Austria, Qatar e fra i Marines Us. La riduzione della possibilità di riprendere l’infezione era fra l’82 e il 95%. I dati americani parlavano altresì di immunità anticorpali presenti dopo 10 mesi.
“Esistono numerosi rapporti di ricerca incoraggianti che mostrano come le cellule del sangue, le cosiddette B e T, contribuiscono all’immunità dopo il Covid 19. Se l’immunità da Sars CoV2 è simile ad altre gravi infezioni da coronavirus come l’immunità Sars CoV 1, tale protezione potrebbe durare almeno 17 anni”.