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Coronavirus
Covid, criticità nelle carceri. Giacchetti: "Sì a liberazione anticipata"

Accogliere la proposta, avanzata dai Garanti dei detenuti, di una "liberazione anticipata speciale" per affrontare in modo risolutivo l'emergenza Covid nelle carceri. E' l'appello che,  Roberto Giachetti, deputato di Italia Viva ed esponente del Partito Radicale transnazionale, rivolge al Governo e ai relatori del dl Ristori - nel quale sono contenute alcune misure in materia penitenziaria - affinché nel corso dell'esame in Senato del provvedimento per la conversione in legge venga introdotta la possibilità di aumentare da 45 a 75 giorni la riduzione prevista, per ogni 6 mesi di pena scontata, per i detenuti che tengono una 'buona condotta' in cella. "Diminuire di 2 o 3 mesi la pena per chi si comporta bene in carcere e che sta finendo di scontarla - osserva Giachetti, che ha aderito nei giorni scorsi allo sciopero della fame intrapreso dalla leader radicale Rita Bernardini per l'emergenza carceraria - vorrebbe dire allargare la platea di beneficiari a 10mila persone: si tratta di una misura che è stata già appplicata in passato in fase emergenziale, dopo la sentenza 'Torreggiani'" con cui la Corte di Strasburgo condannò l'Italia nel 2013 per le condizioni detentive nel nostro Paese.

I detenuti attualmente presenti fisicamente negli istituti penitenziari sono circa 53.900 (53.965 è il numero reso noto sabato scorso dal ministero della Giustizia), mentre gli ultimi dati - forniti dall'Amministrazione penitenziaria ai sindacati - parlano di 758 positivi al Covid fra i detenuti - distribuiti in 76 istituti di pena - e 936 fra gli operatori.     "Dentro le carceri - ricorda inoltre Giachetti - ci sono molti detenuti che non dovrebbero starci: penso a chi è in attesa di giudizio, ai tossicodipendenti e, dopo la chiusura degli Opg, alle persone con problemi psichiatrici. Le misure ora contenute nel decreto Ristori a quanto mi risulta non stanno portando a grandi risultati per ridurre la pressione nelle carceri. Serve un passo ulteriore - conclude - di fronte a un rischio di esplosione, con i numeri che crescono, ed evitare il pericolo che scoppino altre rivolte come accaduto in marzo". 

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