Coronavirus

Fase 3, ‘l’Italia del dopo virus non potrà fare a meno dei cattolici’

Saggio di Massimo Milone: “Pandemia della Politica. I cattolici al tempo di Francesco”

Lo slancio solidale dei cattolici, vissuto nei giorni difficili, potrebbe più che mai 'servire' al Paese. E per i cattolici si aprirà ancora una volta l'inderogabile quesito su come uscire dalla irrilevanza e marginalità politica "sporcandosi" le mani e dando risposte al Paese alla luce di una storia prestigiosa, di testimoni autorevoli, di impegno politico, inteso da sempre, come "alta forma di carità", come amava ripetere Paolo VI. Il dibattito è aperto da tempo. Sarà oggetto di confronti ed iniziative, più che mai, anche in relazione al varo della legge elettorale. Un dato appare certo. L'Italia del dopo virus non potrà fare a meno dei cattolici”.

E’ quanto scrive nel saggio appena pubblicato da Guida Editori dal titolo “Pandemia della Politica. I cattolici al tempo di Francesco”, (120 pagine, 8 euro), il giornalista Massimo Enrico Milone, direttore di Rai Vaticano - la struttura della Rai che coordina l’informazione religiosa e i rapporti con la Santa Sede - per lunghi anni presidente dei giornalisti cattolici italiani e capo della redazione Rai della Campania, osservatore delle vicende politiche e sociali del Paese, con particolare riferimento al mondo cattolico.

Nato come block notes nei giorni drammatici della pandemia, a cui sta seguendo la più grande operazione di ricostruzione morale, sociale ed economica dal Dopoguerra, il saggio affronta tra l'altro, il nodo, attuale, della presenza organizzata dei cattolici in Italia, l'attualità della Dottrina sociale della Chiesa, il dibattito in corso tra le varie componenti del pensiero cattolico sull'impegno politico, le indicazioni del Magistero di Papa Francesco, il racconto della vitalità delle realtà associative di ispirazione cristiana nella loro dimensione sociale, l'esigenza rispetto alla crisi dei partiti e alla credibilità della politica, del recupero della competenza e dello spirito di servizio in nome del “bene comune”.

L’urgenza dell'evangelizzazione del sociale e del conseguente impegno politico - si legge ancora - deriva dalla necessità di superare la frattura tra Vangelo e cultura, e di rendere effettivo l'impegno di amore verso il prossimo. Oggi questa visione è più che mai drammatica ed attuale mentre dovremmo immaginare, e presto, nuove forme di lavoro, di trasporto, di consumo culturale, di apprendimento, di cura personale e sanitaria, di accoglienza. Con forme di governo che esaltino la prossimità ed il ravvicinamento della decisione politica alla vita dei cittadini. Quale ruolo dei cattolici in questo complesso scenario?". "Consapevoli che il cattolicesimo dell'Italia di oggi - si chiede Milone - è profondamente diverso da quello, ad esempio, dell'Italia di Sturzo ma che ha un tessuto ancora vivo e vitale dal quale è possibile attingere. Con un rischio. Il suo consumo meramente emotivo. Il paese ha bisogno di interventi concreti. La famiglia, i giovani, il lavoro, la questione ambientale, la sanità, la scuola, l'università, la ricerca, la lotta alla corruzione… Cosa dicono i cattolici? Quelli che investono nel PD, erede di due grandi tradizioni culturali e politiche, quelli che hanno scelto il centrodestra e quelli che innalzano la bandiera della anticasta per rivoluzionare un sistema collassato da tempo?”.

Per Milone “La grande crisi potrà offrire anche una grande opportunità. Quella di costruire un futuro migliore. Con le basi di una rivoluzione, tecnologica, economica e sociale tra le più significative della storia umana. Serviranno, però, oltre che passione civile, valori etici e cambio di paradigma. Non basterà investire solo sulle garanzie statali o sulle sfide digitali. Ma sulla persona umana e sulle sue potenzialità. E qui i cattolici impegnati oggi nella società potrebbero dire qualcosa alla politica. Guardare al Cielo, lavorare per la Terra. Sarà possibile?”.