Coronavirus

Muore per embolia polmonare a 24anni a Cosenza. Aveva fatto il vaccino Moderna

di Antonio Amorosi

Alessia muore di embolia polmonare a 24 anni. Per i familiari non ci sarebbe correlazione col vaccino. Ma gli studi prevedono si muoia di embolia a 70 anni

Aveva 6 anni in più della 18enne Camilla Canepa, deceduta a Genova dopo la somministrazione del vaccino Astrazeneca. Il 9 giugno, 2 giorni prima di Camilla, è deceduta per embolia polmonare la 24enne Alessia Reda di Mendicino in provincia di Cosenza, ma la notizia non è circolata sui giornali nazionali. La ragazza è morta all'ospedale di Cosenza. A inizio maggio le era stata somministrata la prima dose del vaccino Moderna e in seguito non avrebbe avuto particolari sintomi. Godeva di buona salute, non faceva sport particolari, tanto meno estremi a detta dei familiari. Era una studentessa nel pieno della sua giovinezza.

Il Comune di Mendicino, piccolo centro di 9400 anime, è rimasto scosso dalla notizia. “Le bandiere del Municipio saranno poste a mezz’asta. Alla famiglia di Alessia la mia personale vicinanza e quella di tutti i cittadini mendicinesi. Che la terra ti sia lieve piccolo angelo”, le parole di Antonio Palermo, il primo cittadino.

La morte per embolia polmonare di un giovane è un fatto a dir poco anomalo. Le ricerche cliniche di settore mostrano che le morti per questo tipo di malattia si riscontrano a 70 anni. Fra le altre è consultabile la ricerca del 2013, pubblicata da PubMed, Biblioteca nazionale di medicina degli Stati Uniti (Istituti nazionali di Sanità, NLM), a cura dei ricercatori Jan Bĕlohlávek, Vladimír Dytrych, Aleš Linhart, che lo spiega: “i dati clinici indicano che la maggior parte dei casi di EP (embolia polmonare, ndr) si verifica tra i 60 e i 70 anni di età, i dati autoptici mostrano la più alta incidenza tra gli individui di età compresa tra 70 e 80 anni”.

“I fattori di rischio del paziente”, racconta ancora la ricerca, “includono età, storia personale di TEV, tumore maligno attivo o altre condizioni invalidanti come insufficienza cardiaca o respiratoria, disturbi della coagulazione congeniti o acquisiti, terapia ormonale sostitutiva e contraccezione orale”. E ancora: “l'accuratezza della diagnosi diminuisce con l'aumentare dell'età del paziente. La diagnosi è difficile in presenza di comorbidità come broncopolmonite, broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), asma o processi polmonari fibrotizzanti cronici. Al contrario, l'EP (embolia polmonare, ndr) è prontamente diagnosticata nei pazienti che presentano TVP (Trombosi venosa profonda, ndr)”. Tutte malattie che a quanto risulta la 24enne non aveva.

L’Azienda Ospedaliera di Cosenza sta raccogliendo le informazioni sul caso ma non è stata disposta l’autopsia perché i familiari sarebbero stati convinti che non vi sia correlazione con la somministrazione del vaccino.

Le cronache sulla genovese Camilla Canepa, che sarà sottoposta ad autopsia, stanno facendo trapelare in queste ore che la ragazza soffrisse di piastrinopenia.

Il fatto anomalo di queste morti post vaccino è che prima della somministrazione non sia stato applicato il principio di precauzione che dovrebbe essere la stella polare dell’approccio sanitario. Abbiamo seguito il principio di precauzione quando sono stati adottati i vari lockdown per contrastare il Covid, così come l’uso delle mascherine, ma non lo facciamo prima della somministrazione del vaccino. Basterebbe ad esempio un test sierologico per individuare l'eventuale presenza di anticorpi nel sangue. Nel caso di Stefano Paternò, il sottufficiale della Marina militare di 43 anni, morto il 9 marzo scorso dopo la somministrazione AstraZeneca, la procura di Siracusa specificò, in seguito all’autopsia, che le cause della morte erano “dovute a una risposta infiammatoria esagerata perché era positivo asintomatico senza saperlo”. Esagerata perché la risposta del vaccino si era sommata a quella degli anticorpi che il militare già aveva attivi.

O basterebbe l’analisi D-Dimero, il test che viene utilizzato per escludere la presenza di un coagulo inappropriato (trombo). Il D-Dimero può aiutare ad escludere trombosi venosa profonda (TVP), embolia polmonare (EP) e infarto.

In Calabria ha seguito il caso della 24enne LaC tv di Cosenza. In queste ore il Quotidiano del Sud ha reso noto che vi sarebbero anche altri casi gravi che in qualche modo potrebbero avere un legame con i vaccini: due donne, una di 46 e una di 49 anni, sono ricoverate in gravissime condizioni nel reparto di rianimazione presso l’ospedale Annunziata di Cosenza e l’ospedale San Giovanni di Dio di Crotone. In entrambe i casi i medici avrebbero riconosciuto effetti collaterali gravi dopo il vaccino AstraZeneca, con il riscontro di trombosi.