Coronavirus
Tarro a Draghi: Chiudiamo il CTS. Non ne usciamo senza un cambio di strategia
Dal virologo Tarro appello a Draghi: tornare alla sanità territoriale di un tempo, intervenire subito e guardare a strategie antiCovid dei Paesi scandinavi
“Lei dice: il virus Sars-Cov-2 si avvia a diventare endemico, bisogna cambiare strategia. Cosa intende?”
“Fin dall’inizio spiegai le possibilità evolutive di questo virus. Poteva scomparire, come la prima Sars, o si sarebbe mosso a macchia di leopardo, come la Mers, e poi c’era la possibilità che facesse la fine dell’influenza aviaria, cioè una recidiva locale stagionale”.
“Quindi diventando endemica, cioè costantemente presente o molto frequente in un territorio o in una popolazione, che cambio di strategia adottare?”
“A questo punto della vicenda sarebbero più importanti le terapie, le cure... che le prevenzioni. Come per il raffreddore. Di certo non facciamo il vaccino contro il raffreddore, lo curiamo”.
“Ma con numeri così alti, un virus tanto aggressivo e gli ospedali che rischiano di intasarsi quali strumenti ci permetterebbero di farlo? Bisognerebbe riprogettare tutta la Sanità con una territorialità diversa, un tracciamento dei positivi, attività mandata in soffitta… o no?”
“Esattamente. Innanzi tutto cominciare a fornire terapie intensive che, come lei sa, nel corso degli anni passati purtroppo sono state dimezzate. Prima eravamo il fiore all’occhiello d’Europa”.
"Se dovesse fare un elenco sintetico degli errori fatti? Quali sono i più grandi?"
"Dal 1997 al 2015 hanno praticamente dimezzato i posti letto nelle terapie intensive. Si è visto benissimo a gennaio scorso, quando si scoprì il virus cinese. I francesi raddoppiarono i posti letto e noi niente. Addirittura abbiamo affrontato l’epidemia a marzo con un quarto dei posti letto dei francesi. Bisogna avere una medicina territoriale veramente tale. Si dovrebbe poi rivedere tutta la modalità di intervento. Devono essere repentini quando il paziente accusa i primi sintomi. E poi il nullaosta per i vaccini con l'Rna messaggero che come sappiamo sono stati fatti in un tempo troppo breve. Perché non utilizzare anche i vaccini fatti in modo tradizionale da altre nazioni come quello cinese col virus inattivato? E valutare anche quello russo e quello italiano?"
“Lei dice che bisogna ripristinare e potenziare una medicina territoriale. Ormai l’hanno capito tutti…”
“Quello è fondamentale e bisognerebbe farlo non a parole. Questo distacco che c’è stato con l’epidemia, tra medico e paziente, è stato più che deleterio”.
“Occorre cancellare dalla convenzione con il Servizio sanitario i medici di base che rifiutino di fare visite a domicilio o che rifiutino il loro eventuale inserimento nelle USCA (Unità speciali di continuità assistenziale, ndr)?”
“Un medico quando fa il giuramento di Ippocrate sa che è normale che debba andare incontro al paziente che sia a casa o ovunque. L’importante è che ci sia questo contatto che è stato lasciato a sé stesso”.
“Lei sostiene anche che siamo ad un punto di svolta e bisogna chiudere il Comitato Tecnico Scientifico. Chi dirige la Sanità deve assumersi la responsabilità delle proprie scelte...”.
“Se noi pensiamo che ci sono 451 componenti (ride) solamente per consigliare la via sbagliata si resta interdetti. Non nascondiamoci che da noi abbiamo uno dei tassi di mortalità più alti al mondo, su 100.000 abitanti, e questo non va bene. Non è possibile pagare un tasso così alto con la Sanità che avevamo alle spalle”.
"Visto che il ministro Speranza è stato confermato, il suo invito a chiudere il CTS che fine fa? A chi è rivolto?"
"Mi stanno facendo impressione alcuni Ordini dei medici. Sostengono che Speranza abbia fatto bene. Che si fidano di scrivere (ride)".
"Quindi è un invito che lei rivolge principalmente a Draghi?"
"Già adesso per le stazioni sciistiche ha fatto una scelta dissociata. Prima aprono poi improvvisamente chiudono. Un consiglio tecnico dovrebbe essere valutato per quello che è. Draghi ha un'altra cultura diplomatica rispetto a chi c’era prima. Spero che possa eventualmente influenzare positivamente tutti gli errori che sono stati fatti nel dicastero della Sanità".
“Lei parla di responsabilità...”
“Qui la responsabilità è di tutti e quindi non è di nessuno. Ma in ogni Paese c’è uno scienziato valido che parla per tutti e si assume anche la responsabilità di fare un suo comitato. Negli Usa c’è Fauci, in ogni Paese è così, dalla Germania alla Svezia, dall’Inghilterra agli altri...”
“Una forte medicina territoriale, interventi sanitari immediati, tracciamento, uso di terapie che stanno funzionando. Con queste misure più efficaci e profonde lei dice che si potrebbe tornare alla normalità...”
“E’ quello che d’altra parte hanno fatto i Paesi scandinavi con ben altri numeri rispetto ai nostri, sia sul versante pandemico che economico. Anche in Israele, anche se sono stati molto duri o molto liberi, a seconda dei momenti, non hanno avuto i problemi economici che abbiamo avuto noi”.
"Lei è tendenzialmente un'aperturista..."
"Sì, soprattutto adesso per motivi ben precisi. Le chiusure dovrebbero essere molto localizzate, per il resto si dovrebbe avere la mentalità di aprire. Per un'epidemia del genere, per la quale sappiamo come intervenire, cioè sempre precocemente perché la sappiamo curare, le chiusure dovrebbero essere localizzate a quelle città e paesi che effettivamente vedono crescere il tasso di contagio. In sostanza intervenire come hanno fatto in Cina. E in primavera soprattutto controllare di più le frontiere, cioè il virus che proviene da Paesi che hanno altri climi in quel momento".
“Però Israele ha appena avuto una fase di dura chiusura all’esterno e di lockdown...”
“Si, ma Israele in questo momento procede verso la vaccinazione totale e vuole vaccinare tutti ed usano anche un prodotto terapeutico che sembra sia un ottimo antiCovid. Loro, hanno una strategia e la mettono in pratica. Noi?”