Coronavirus
Test Covid negli aeroporti, dall'Italia buon senso ma l'Ue se ne frega
Bignami (FdI) ad Affari: “Abbiamo chiamato la Commissione Europea chiedendo l’attivazione del Comitato di sicurezza sanitaria”. Ma in Europa tutto tace
Covid, "prevalga il buon senso e la prevenzione, non il panico a cose fatte come due anni fa"
Non siamo soli, Giappone e India hanno anticipato il governo italiano di Giorgia Meloni nell’attenzione a “cosa arriva” dalla Cina, cercando di non ripetere gli errori di due anni fa. La parola chiave è prevenzione. Anche le due democrazie avanzate orientali hanno risposto all'ondata di nuove infezioni cinesi chiedendo test obbligatori antivirus per i viaggiatori provenienti da Pechino e la possibile quarantena in caso di positività. In pochi però comprendono la svolta radicale nella narrazione cinese: il passaggio senza spiegazioni dalla strategia “Covid Zero” al “liberi tutti”. Il peso delle proteste mai viste nella Repubblica popolare ha forse modificato l’atteggiamento dei governanti ma questo apre a scenari inattesi.
Di fatto milioni di cinesi andranno all'estero per le vacanze del capodanno lunare del mese prossimo. Un quadro non banale, date le nuove ondate di Covid nel Paese e le varianti del virus. Il problema resta sui voli indiretti, di chi proveniente dalla Cina faccia scalo altrove, per entrare poi con un secondo volo in Italia. Il viceministro ai Trasporti Galeazzo Bignami ad Affaritaliani: “Ieri mattina abbiamo immediatamente chiamato la Commissione Europea chiedendo l’attivazione del Comitato di sicurezza sanitaria che infatti si è riunito oggi alle 10.00 perché sul controllo transfrontaliero nazionale possiamo mettere tutte le misure che vogliamo ma se non si adottano risoluzioni a livello comunitario vedo un’efficacia vana”.
Bignami, recatosi immediatamente a Fiumicino ha richiesto una sorveglianza epidemiologica attiva sui voli, sia alla partenza che all’arrivo per evitare di scaricare sul sistema sanitario nazionale gli esiti di un sistema come quello cinesi che potrebbe dimostrarsi non efficace. Durante alcuni controlli facoltativi effettuati a Malpensa due giorni fa è risultato positivo un viaggiatore su due.
Lunedì scorso il governo cinese ha declassato il COVID-19 da malattia infettiva di classe A a malattia di classe B e l'ha rimosso dall'elenco delle malattie che richiedono la quarantena. Ha affermato che le autorità smetteranno di rintracciare i contatti stretti e di designare le aree ad alto o basso rischio di infezione. Annullata la strategia “Covid Zero” il governo cinese afferma che inizierà a rilasciare nuovi passaporti man mano che smantellerà le barriere di viaggio anti-virus, creando inevitabilmente così una potenziale ondata di milioni di turisti fuori dalla Cina.
Intanto Pechino conta solo i decessi per polmonite o insufficienza respiratoria nel suo bilancio ufficiale di COVID-19, scrivono vari quotidiani indiani, riportando le parole della scorsa settimana di un funzionario sanitario cinese. Ciò esclude molti decessi che altri Paesi attribuirebbero al COVID-19 non permettendo un quadro chiaro della situazione. Gli esperti cinesi hanno comunque previsto da 1 a 2 milioni di morti in Cina entro la fine del 2023.
Anche il governo USA ha adottato le stesse identiche misure di Italia, Giappone e India. Il tentativo è anche quello di capire i tipi di varianti che vengono trasmesse e i numeri delle persone positive che arrivano dalla Cina, in modo da comprendere meglio quale incidenza ha ancora il virus nel Paese. A livello europeo però non sembra essersi alzata un’attenzione sulla prevenzione richiesta dall’Italia. L’atteggiamento di superficialità, in questo caso soprattutto di Francia e Germania, ricorda tanto la campagna a ridosso della pandemia della sinistra e delle star televisive italiane che mangiavano involtini primavera per evitare presunte discriminazioni verso i cinesi. Per poi degenerare nel panico e nel terrore irrazionale una volta arrivata la pandemia in Occidente.
“Tutti ricordiamo la frase infelice ‘abbracciamo un cinese’” spiega ad Affari il deputato Gianluca Vinci (FdI), “con tanto di relative foto dell’allora Segretario del PD, l’onorevole Zingaretti in tale mossa. Oggi con serietà il ministro Schillaci sta valutando le misure corrette senza ideologismi ma solo per la tutela della salute, nulla a che vedere con la disastrosa gestione fatta dall’ex ministro Speranza”.
Ad Affaritaliani il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi rincara la dose: “Ci sono ministri che conoscono tutti ma non valgono, come Speranza, e ministri che non conosce nessuno, come Schillaci, ma che valgono tanto. Bisogna sempre ricordare che il virus non è letale. Ma un dubbio molto diffuso è che l’origine del Covid provenga da un laboratorio cinese. Qualunque misura di tutela è buon senso rispetto a un rischio in un quadro che resta poco chiaro”.
Il riferimento di Sgarbi è palese. Aspettiamo ancora la verità sul pipistrello che avrebbe generato il Sars Cov 2. Tutti sembrano essersi dimenticati che il governo cinese deve ancora mettere le autorità indipendenti internazionali in condizioni di capire come è nato il virus e di indagare senza restrizioni su cosa sia accaduto nel laboratorio di Wuhan.