Costume

Amendola si lamenta perché ha guadagnato (solo) 3 mn e metà versati in tasse

Di Giuseppe Vatinno

E la pensione di Claudio Amendola è (solo) di 4.000 euro

Claudio Amendola si lamenta perché ha guadagnato (solo) 3 milioni e la metà li ha versati in tasse

Leggiamo e ci stropicciamo gli occhi. Claudio Amendola, icona della sinistra dura e pura, si lamenta su Il Messaggero: “se in un anno ho guadagnato tre milioni, più della metà li ho versati felicemente in tasse”, questo l’esordio. Il seguito è ancora meglio: "Dopo 42 anni di lavoro e decine di milioni di euro versati, fra due anni prenderò quattromila euro al mese. Se penso che ci sono certi manager che ne prendono ottantamila. Faccio un lavoro che so fare e non ho mai guardato il telefono. Ho sempre avuto un contratto da onorare. Adesso faccio anche la regia delle fiction televisive che interpreto". E poi ci fa sapere di aver studiato solo fino alla terza media e che ora c’ha il rimpianto di “non aver continuato”.

Iniziamo a rassicurarlo: ha fatto benissimo a non studiare visto che guadagna tre milioni l’anno e si lamenta per le tasse mentre uno che si è laureato -e magari pure dottorato- prende 800 euro al mese, solo però se gli dice bene e ci paga pure le tasse. E poi il laureato prenderà una pensione da fame e non “solo” 4.ooo euro al mese come invece farà lui destinatario invece di una “pensione da fama”.

Ma chi è Claudio Amendola?

Inizia la carriera come “figlio di”, inteso nel senso che è figlio del famoso attore e doppiatore Ferruccio Amendola. Su Wikipedia si legge (ed è confermato anche da lui) che è stato in carcere a 19 anni, Regina Coeli, per un curioso reato, “asportazione illegale di benzina” il classico “succhio” di carburante. Nel 1995 il PM lo ha invece rinviato a giudizio per traffico di stupefacenti ma l’anno successivo è stato assolto perché “il fatto non costituisce reato”. Accusato di spaccio di cocaina è stato assolto dall’accusa essendo stato solo consumatore dipendente.

Particolarmente famoso per la serie I Cesaroni (Canale 5) - che si svolge nel quartiere popolare della Garbatella a Roma- è da sempre vicino a Rifondazione Comunista. In una puntata di Ballarò del 2015 fece sapere al mondo di essere ancora “comunista” e di non volere il prefisso “ex”, tanto da ostacolare la visita di Matteo Salvini nel quartiere che infatti rinunciò per le polemiche generate. In una intervista la Fagnani gli ha fatto notare che tutta la sua carriera è stata basata sulla figura del coatto e lui ha risposto: “Sì, mi adagiavo molto su questo agli inizi. Poi, quando tornavo a casa, i miei mi dicevano ‘Ma sei nato a Villa Stuart!’”. Appunto.

Dunque siamo nel tema tante volte affrontato: Amendola è un radical – chic come molti (quasi tutti) i personaggi di sinistra giunti al successo. Nato nella più famosa (e costosa) clinica romana per pargoli privilegiati, fa il coatto di periferia e non sente il bisogno di studiare. Fa parte dell’élite rossa che abita nelle ztl e chissà se -come la segretaria del Pd Elly Schlein- c’ha pure lui l’armocromista da 300 euro l’ora che gli sceglie i vestiti. Altro che salario minimo per cui la pasionaria del Pd si strugge, si batte e combatte indefessa!

Quindi le dichiarazioni dell’attore sul fatto che ha guadagnato 3 milioni di euro lo scorso anno e che si lamenta delle tasse devono sorprendere solo fino ad un certo punto. Amendola è uno degli esempi della famosa eterogenesi dei fini e cioè uno parte per fare una cosa, in questa caso la rivoluzione comunista, e si ritrova a contestare i “pochi” (3 milioni di euro!) guadagni e le tasse come un destro qualsiasi, che però manco ci arriva a queste cifre stratosferiche. Che ci volete fare siamo nel famoso “mondo al contrario” descritto sapientemente dal generale Vannacci.