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Che cos'è la felicità e come facciamo ad essere felici? Lo svela Meik Wiking
Pubblicato l'ultimo libro del ricercatore danese, fondatore e ceo dell'Happines Research Institutte di Copenaghen. Una caccia al tesoro in giro per il mondo
“Felicità: una conversazione con Meik Wiking (probabilmente l’uomo più felice al mondo)”: così s’intitola la diretta live durante la quale Marco Montemagno (nella foto a sinistra) intervista Meik Wiking, uno dei più esperti nell'ambito della felicità ed autore di diversi libri di successo sul tema, tra cui “Il segreto della felicità. Svelato dalle persone più felici al mondo” (MGMT Edizioni, casa editrice lanciata da Cristiano Iandolo), appena pubblicato in Italia, oltre che ricercatore, fondatore e ceo dell’Happiness Research Institute di Copenaghen, nonché del museo della felicità nella capitale danese.
Tanto l’interesse suscitato dalla conversazione, con numerose domande in diretta (da un pubblico quasi esclusivamente al femminile), per rispondere a un quesito su tutti: che cos’è la felicità e come facciamo a essere felici?
Tre cose da fare per essere più felici Wiking comincia la conversazione raccontando il suo vissuto. Aveva un lavoro fisso, con un buono stipendio, ma la sua vita viene sconvolta da un lutto: uno dei suoi migliori amici muore a 49 anni. La stessa età in cui già era passata a miglior vita anche sua mamma.
Comincia allora a chiedersi: cosa farei se sapessi di dover morire anche io a quell’età? Decide allora di dedicare la sua vita lavorativa a creare un approccio scientifico alla felicità, capire quali sono le condizioni che, in giro per il mondo, rendono felici le persone. È allora che fonda l’Happiness Research Institute di Copenaghen, otto anni fa: “All’inizio c’ero solo io e un computer mezzo rotto: oggi siamo in dieci”.
Il lavoro dell’istituto di ricerca è di comprendere quali sono le condizioni personali, lavorative e comunitarie che rendono le persone più felici nei Paesi che vengono indicati come i più felici al mondo secondo il World Happiness Report, stilato dall’ONU.
Cosa ci dicono queste ricerche? Wiking racconta alcuni dei fattori che rendono le persone più appagate e che possono essere messe in atto anche durante una pandemia. “Primo: scegliete di fare qualcosa di attivo e di significativo, che vi porti gioia e senso di scopo. Qualcosa che non costa niente. Personalmente mi piace cucinare, un’attività che possono svolgere anche in lockdown: infatti per stasera mi preparerò degli spaghetti alla bolognese!”, scherza Wiking.
Una seconda cosa da fare, molto importante in questo periodo, è accettare di non avere il controllo su tutti gli aspetti della propria vita: “È essenziale saper distinguere quello che posso controllare e quello che non posso controllare. In questo momento non posso controllare il fatto che c’è una pandemia in corso, ma posso controllare cosa mangio stasera”.
È fondamentale infine coltivare le proprie relazioni interpersonali: “Essere felici nelle proprie relazioni è il più grande indicatore della nostra felicità personale: è uno di quei fattori che ha un’influenza su tanti altri aspetti della nostra vita, come il nostro senso di scopo e significato. So che è più difficile a causa del distanziamento sociale, ma proviamo a coltivare le nostre relazioni in altri modi”.
Una caccia al tesoro in giro per il mondo L’ultimo libro di Wiking “Il segreto della felicità. Svelato dalle persone più felici al mondo”, pubblicato in Italia da MGMT Edizioni, è una caccia a un tesoro nascosto, un’avventura tra le comunità di tutto il mondo, alla ricerca dei segreti della loro gioia.
L’intento del volume è di condurre il lettore in un’avventura, per scovare il buono che esiste davvero in questo mondo, portarlo alla luce e trasmetterlo. Il testo diventa così una raccolta di piccole e grandi storie di persone che hanno scelto di mettere la ricerca di “questo tesoro” al centro della loro esistenza. Un tesoro che può essere scoperto anche nei luoghi più bui.
Il “viaggio” parte dalla Danimarca, Paese d’origine dell’autore e considerato il più felice sulla Terra da diversi istituti di ricerca, per arrivare a toccare le comunità di mezzo mondo. C’è chi ha deciso, come i due scrittori freelance Louise e Tom, moglie e marito, di lasciare la vita frenetica di New York e trovare il proprio angolo di felicità in riva all’Arno, a Firenze, dove “abbiamo più tempo per essere una famiglia”, raccontano. C’è chi ha scelto di non comprare niente per un anno come Michelle, perché ha capito di essere finita in un circolo vizioso di consumismo: sebbene il denaro sia importante per costruire la felicità, il possesso fine a se stesso non appaga. O ancora c’è Shani, una giovane canadese che, usando la saggezza del Piccolo principe, ha trasformato la strada in cui vive in una vera comunità, introducendo pizzate e cineforum, orti e capre, dopo avere chiesto agli abitanti di sognare il tipo di strada in cui avrebbero voluto vivere. Ma la storia più bella è forse quella di Clark, che intorno ai trent’anni si rende conto di avere un bel lavoro, ma completamente privo di significato: diventa allora “l’aiutante gratuito”, per esempio aiutando Tim a superare la paura di volare, appoggiando Antohny nel suo impegno contro le barriere architettoniche nelle metro londinesi o avvicinando di nuovo un figlio e un padre che si erano smarriti da tempo.
Le storie di questi piccoli angoli di paradiso sono decine e possono essere trovate ovunque: il libro diventa così una sorta di album di famiglia delle persone felici e delle loro rivoluzionarie idee per trasformare il grigiore quotidiano in fonte di bellezza.