Costume

Eve La Plume: "Liberiamo la donna dallo stereotipo di un certo tipo di donna"

Eve La Plume ci guida in un viaggio alla ricerca della bellezza e l’eleganza

Eve La Plume e  l’eleganza

Eve La Plume è un’icona di stile. Un’icona di stile che con grazia, la stessa con la quale si muove per le vie della sua Milano tenendo tra le mani un meraviglioso ombrellino, ci aiuta a comprendere come la bellezza si possa declinare in molteplici modi. Ogni donna deve poter liberare la bellezza che ha in sé e, per farlo, ci propone un esperimento:“ Sarebbe bello, guardare alle decadi del ‘900, fino ad oggi e chiedersi a quale decade ci troviamo più vicino sia caratterialmente che esteticamente. Un esperimento utile a capire come la bellezza abbia declinazioni diverse, prendere spunto e trarne sicurezza”Eve.Influenti riviste Playboy, Kult,Maxim, Marie Claire,Amica, Donna Moderna, Diva & Donna, Silhouette Donna, Grazia e Chi, pubblicano articoli dedicati alla performer, inusuale e unica. Nel maggio 2011Vanity Fair dedica cinque pagine a Eve La Plume assegnandole il titolo di Regina del Burlesque in Italia.Tra il 2009 e il 2011 appare in TV nel Chiambretti Night e in talkshow come Alle falde del Kilimangiaro, Porta aPorta,Maurizio Costanzo Talk, Lilit. Eve con i suoi capelli rosso fuoco e il suo incarnato delicato, sembra essere scivolata, come una piuma leggera, da un album di ricordi. Oggi Eve La Plume ci guida in un viaggio alla ricerca della bellezza e l’eleganza.

L’abito fa il monaco?

Sì, l’abito e la parola ci danno un quadro abbastanza chiaro delle persone. L’abito e le parole sono i segni caratteristici di una carta d’identità che ci definisce tracciando con chiarezza i nostri contorni. Non potrei neanche per scherzo, indossare un paio di jeans, questo è un mio limite. Amo la moda maschile e femminile dal 1880 al 1930. Gli anni ’20, ‘30 per l’estate, la bella stagione, quando il clima mi permette di indossare abiti leggeri; la moda maschile dell’800, per quando fa freddo, è meravigliosa. Per passione, vado alla ricerca di capi dimenticati o li cucio da me. La qualità ormai è calata, il numero di fili e la qualità della trama e dell’ordito sono scesi parecchio, nella moda come nella cucina è tutto “veloce” e usa e getta. I capi che preferisco sono quelli che resistono al tempo, resi intramontabili dalla cura dei particolari e da una bellezza che non scolora.

Eve La Plume, icona di stile, qual è il tuo obiettivo?

Il mio obiettivo, il mio sogno è di liberare la donna dallo stereotipo di un certo tipo di donna, che ne imprigiona la sensualità e la sua libera espressione. Personalmente, ho assecondato me stessa e la mia natura, per essere ciò che sono. Non potrebbe essere altrimenti. Sono sempre stata ossessionata dall’estetica, cosa che oggi è abbastanza comune, ma allora, no. Pensa che a undici anni, ho fatto il mio primo abbonamento a Vogue! Il passo successivo è stato di farmi regalare la prima macchina per cucire, in seguito ho studiato Storia del Costume ed eccomi qua. Posso sembrare strana, ma non lo sono e non m’interessa. Il mio obiettivo è l’eleganza.

Il tuo obiettivo è l’eleganza, ma intravederti sulla metro, o per la strada con i tuoi abiti svolazzanti, ripararti dal sole con un ombrellino, potrebbe far pensare che sia la scena di un film. Nella quotidianità, come reagisce la gente?

Ormai nel mio quartiere mi conoscono tutti e non si stupiscono, ma se esco da lì, è un problema. Impossibile per me non essere fermata di continuo da persone di tutte le età che mi fanno le domande più strane. Non m’infastidisce per niente e trovo sia meraviglioso, in un tempo in cui non si parla più, dove regna l’indifferenza. Credo che il confronto che ne scaturisce sia molto importante, anche quando mi si critica. Ricevo, però, anche tanti complimenti soprattutto da persone molto diverse da me. Questa è a parer mio, un’apertura, una possibilità che viene concessa alla curiosità. L’unica cosa che proprio nonmi piace è chesono fotografata di nascosto: questo mi dispiace, mi sento “rapinata”. Se mi fosse chiesto, non avrei problemi a farmi scattare una foto, ma ritrovarmi magari in rete, in uno scatto rubato, no.

Che differenza c’è tra icona di stile e influencer?

L’influencer condiziona, induce a fare riferimento a un certo prototipo di donna imposto dalla moda del momento. Ritengo, personalmente, che quest’operazione sia tutt’altro che liberatoria. Lo stile è personale e deve poterci aiutare a sentirci belle, a nostro agio secondo un modello di donna che ci somigli, alla quale ispirarci. Nel mio caso, non è un’epoca precisa, o una ricostruzione storica, ma un mix di anni che vanno dalla fine dell’800 dove prediligo gli abiti maschili, perfetti per la stagione fredda e gli anni ’20 e ’30 per i mesi caldi. Il trucco è ispirato agli anni ’50, la pettinatura e le onde degli anni ’30. Tutto viene filtrato dalla mia sensibilità, in un incontro di epoche diverse, che creano il mio personale stile.Sono grata al lavoro costante e coraggioso delle femministe che ha creatole condizioni di parità e aperto la strada a tutte le generazioni successive, perché se oggi posso essere quello che sono, fare il mestiere che faccio e sentirmi libera di decidere della mia vita, in gran parte è grazie a loro.

 

Come ci si potrebbe orientare per declinare la nostra bellezza, al di là di qualunque condizionamento dettato dalla moda del momento?

Mi piace consigliare un esperimento: “sfogliare” quei modelli che il ‘900 ci ha regalato per trovare quale donna ci somigli, in qualedi loro troviamo ispirazione.All’inizio del ‘900 l’estetica della donna era influenzata dall’art nouveau, la silhouette imposta dalla moda e dalla società era quella della “donna fiore”:vita sottilissima (vera ossessione per le donne dell’epoca), busto attillato, gonna a calice, collo di cigno e cappello ampio come una corolla.La prima guerra mondiale ha segnato il grande cambiamento nella moda stravolgendo per sempre i vecchi sistemi sociali.Le donne cominciarono a sostituire gli uomini (che si trovavano al fronte) al lavoro trovandosi parte attiva della società. Finita la guerra e per tutti gli anni ‘20 l’immagine iconografica ci racconta una donna magra, scattante, senza forme con i capelli corti (caschetto) e l’aria indipendente.

La donna degli anni ‘30 è una donna sirena, con le forme in evidenza sottolineate da tessuti scivolati sul corpo e dal taglio in sbieco dei modelli. Il cinema ci rimanda dive d’oltreoceano che diventano i nuovi modelli di bellezza. Gli anni ‘40 della seconda guerra mondiale e il divieto di spreco, vietano la gonna  svasata, la gonna doveva essere dritta e asciutta.La longuette, che oggi tanto amiamo, non nasceva per scelta ma per imposizione.

La donna degli anni ‘50 è un tripudio di abbondanza e prosperità, con seni prosperosi e fianchi rotondi, sono gli anni in cui la femminilità è espressa in modo estremo. Saranno gli anni ‘60 a dare un nuovo scossone ai vecchi modelli e lo farà una nuova categoria che prende il potere attraverso una nuova affermazione: i giovani.

I ragazzi degli anni ‘60 affrontano la società anche attraverso una rivoluzione del costume: scoprire il corpo diventa il modo più efficace per prendere le distanze dalle vecchie generazioni, nasce la minigonna di Mary Quant e di Courrege.

Nasce il concetto di unisex, oltre agli abiti, ragazzi e ragazze sono pettinati allo stesso modo e si comincia, sul finire del decennio, a contestare.Le contestazioni cominciate tra gli studenti diventano il carattere distintivo degli anni ‘70, anni in cui il disagio sociale si amplia con le proteste e le lotte femministe. Gli anni ‘80 sono la risposta frivola al mondo nuovo fresco di conquiste.

Le sorelle minori delle coraggiose femministe, negli anni ‘80 decidono di godersi le nuove libertà divertendosi. Sono anni colorati, un po’ superficiali e allegrissimi in cui la cultura del corpo, dell’apparenza e del denaro segnano le direttive di tutto il decennio.

Il decennio della Milano da bere e del Drive-in della nuova tv generalista si conclude con:

La nuova consapevolezza e il vento di tristezza deglianni ‘90, che con  la corrente minimalista, ha portato la moda verso il raggiungimento dell’essenziale, con il bianco e il nero che prende così piede da inondare anche il ventennio successivo regalandoci, capi senza tempo.