Costume

Nielsen, le ripercussioni da Covid sulla salute mentale e fisica dei fumatori

Eduardo Cagnazzi

Un'indagine rileva che stress e ansia causano un maggiore consumo di tabacco. Polosa: "Ora che le restrizioni calano si può rallentare il vizio del fumo"

L’Italia è tra i paesi più colpiti dall’epidemia di Covid-19 e dalle conseguenti restrizioni che, seppur efficaci nel rallentare la diffusione del virus, stanno avendo un impatto negativo sulla vita quotidiana delle persone generando ansia e stress. Tutto ciò vale in particolare per i fumatori italiani.
A questo proposito una ricerca condotta da Nielsen e commissionata dalla Foundation for a Smoke-Free World , ha analizzato l’impatto della quarantena sulle abitudini dei fumatori. La ricerca è stata condotta ad aprile in Italia, Sud Africa, Regno Unito, India e parte degli Stati Uniti (NY e California).

Ecco alcuni dei principali risultati: 
·    Impatto sulla salute mentale: In Italia, Il 29% dei fumatori afferma che il distanziamento sociale ha avuto un impatto molto negativo sulla loro vita. La percentuale è più alta se consideriamo solo le donne (35%) e più bassa tra gli uomini (24%)
·     Alleati contro lo stress : Circa le metà degli intervistati (48%) fuma o svapa normalmente per combattere lo stress. Il 27% ha fumato o svapato di più in periodo di quarantena. Altre attività utilizzate per combattere lo stress sono: esercizi fisici (45%) e hobby vari (44%). Solo Il 13% fa ricorso all’Alcol, mentre all’estero la percentuale di chi beve per combattere lo stress aumenta fino al 34% nel Regno Unito e fino al 38% negli Usa.
·    Paura di maggiori rischi di contagio legati al fumo Circa 1 su 4 (26%) tra i fumatori di sigarette tradizionali crede che il fumo aumenti il rischio di contrarre il Covid-19. Solo 1 su 5 (21%) crede ci sia maggiore rischio di contagio legato allo svapare.
·    Incremento degli acquisti: Un terzo dei fumatori tradizionali (33%) e il 38% degli utilizzatori di prodotti a rischio ridotto hanno acquistato di più rispetto al periodo precedente al lockdown per paura della chiusura dei negozi di riferimento, della scarsa disponibilità di prodotti e della difficoltà a uscire di casa.
·    Tentativi di smettere di fumare: Il 37% dei fumatori tradizionali ha preso in considerazione la possibilità di smettere di fumare durante il lockdown. Il 18% ha effettivamente provato a farlo.

“I risultati della ricerca evidenziano come per i fumatori le sigarette siano ancora un rimedio essenziale per combattere lo stress, l’ansia  e  la  paura generata  dall’epidemia di covid-19 e dal  conseguente lockdown. Speravamo che tanti potessero provare a smettere di fumare durante la quarantena, ma purtroppo questo non è successo. Non sono sorpreso”, sostiene Riccardo Polosa, fondatore e direttore del   CoEHAR,   Centro   di ricerca per la riduzione del danno da fumo dell’Università degli studi di Catania (nella foto). “Per un fumatore è difficile bloccare il bisogno compulsivo di fumare, soprattutto quando c’è da gestire una situazione di particolare stress. Tuttavia, ora che le restrizioni vanno allentandosi progressivamente, è tempo di raddoppiare gli sforzi per incoraggiare chi fuma ad allontanarsi da questa malsana abitudine. Sappiamo che -continua Polosa- i pericoli mortali per i fumatori sono legati alle sostanze tossiche generate dalla combustione delle tradizionali  sigarette,  non  dalla  nicotina, che  al contrario avrebbe  addirittura  un  effetto protettivo rispetto al rischio di contagio da Covid-19. Le istituzioni competenti di tutti i paesi dovrebbero orientare i propri sforzi per aiutare i fumatori che non riescono a smettere da soli indirizzandoli verso l’uso di prodotti meno dannosi come cerotti, gomme e sigarette elettroniche, garantendone la disponibilità per tutti”.