Cronache
Alluvione Romagna. Imperial College: colpa dell’uomo, non del cambio climatico
L’istituto scientifico, top al mondo: niente di imprevisto, non gestito il drenaggio acque. Non è cambiato il clima ma come l’uomo ha gestito il territorio
Ma la scienza in questo caso non trova palcoscenici, come con il Covid. Accade invece il contrario: la vulgata dei media di massa diventa slogan popolare presso soprattutto le nuove generazioni poco avvezze a gestire la complessità delle informazioni correnti. “Collasso climatico = collasso sociale = guerra e fame”, si legge in queste ore sui muri vergati a vernice di Bologna. Ma la verità non segue i dettami di chi ha le leve del potere, condiziona l’opinione pubblica e ha interesse a che le responsabilità non vengano sollevate. Per dirne una, anche la Chiesa del Seicento, massima autorità del tempo, sosteneva che fosse il Sole a girare intorno la Terra, minacciando Galileo Galilei di tortura se avesse continuato le sue ricerche.
Gli scienziati hanno analizzato le piogge in Emilia Romagna nel mese di maggio 2023, tre distinte precipitazioni (del 2,10 e 16 maggio) che hanno provocato l'inondazione di 23 argini dei fiumi nella regione, 400 frane, anche molto gravi, con 17 morti e lasciando migliaia di persone sommerse dall’acqua e circa 50000 sfollati, utilizzando modelli climatici con e senza l'aumento del cambiamento climatico indotto dall'uomo.
Ma “nessun singolo modello”, scrivono gli scienziati, “mostra un aumento o una diminuzione significativa della probabilità che l'evento si verifichi rispetto al riscaldamento fino ad ora né per un ulteriore riscaldamento di 0.8°C. I risultati della sintesi sono in accordo con la ricerca precedente che indicano una diminuzione nei sistemi di bassa pressione in questa regione: questo è un esempio di una regione dove i cambiamenti termodinamico e dinamico nelle forti precipitazioni agiscono in direzioni opposte, non determinando alcun cambiamento complessivo nella probabilità o intensità delle intense precipitazioni primaverili in Emilia-Romagna.”
E ancora: “I recenti cambiamenti nell'uso del suolo nella regione includono significativi aumenti delle aree edificate, soprattutto a partire dagli anni '60, con l'espansione delle aree urbane sui terreni agricoli.”
Lo studio non rivela solo quanto accaduto ma ci mette in allarme sui prossimi eventi climatici, perché non si ricada in beceri slogan climatici da bar ad ogni siccità o inondazione. ISPRA, ARPAE e 60 stazioni di osservazione e rilevazione sparse in tutta la regione coprono, come raccolta dati, un periodo che va dal 1960 al 2021. “La più ampia regione mediterranea di cui fanno parte l'Italia e la regione ER è una delle poche regioni nel mondo in cui ci sono molti studi e abbondanti dati di alta qualità…”, sui cui ragionare
“La tendenza generale è per un aumento significativo della siccità ma i cambiamenti di stagionalità possono portare a eventi di pioggia battente meno frequenti ma più intensi”, scrivono i ricercatori, “per lo più concentrati in autunno e progressivamente spostandosi anche nella stagione fredda”. “Ciò significa che le condizioni aggravanti che hanno esacerbato gli impatti di questo evento, con pesanti piogge che cadono su suoli molto aridi portano a dilavamenti particolarmente rapidi e allagamenti improvvisi (tipico di autunno), dovrebbero essere più frequenti in futuro.”
Avete capito? Bisogna prepararsi a siccità e allagamenti improvvisi e più frequenti, per come è configurato il territorio storicamente e per quanto fatto in termini di urbanizzazione. Se poi si preferisce pregare il Dio della pioggia e dare la colpa al cambiamento climatico il risultato è assicurato.