Cronache

Arleo (Competere.eu), il Def tra sostegni alle imprese e politiche di sviluppo

Eduardo Cagnazzi

Condizione per la ripartenza è l'efficacia della campagna vaccinale per evitare nuove chiusure. Poi pensare al calo del deficit pubblico puntando sulle riforme

"Con l’approvazione delle Camere è stato deciso uno scostamento di 40 miliardi per mettere in campo gli interventi previsti nel Def. Mai come stavolta il Documento di Economia e Finanza ha una funzione non soltanto strategica ma anche operativa di notevole impatto, al fine di aiutare in maniera concreta le imprese. Si cammina sul filo, non solo finanziariamente".

Lo dichiara ad Affaritaliani.it  Giuseppe Arleo, coordinatore dell’Osservatorio Next Generation sul  Recovery Found del think tank Competere.eu. "La prima condizione -spiega Arleo- perché gli obiettivi siano raggiunti è l’efficacia della campagna vaccinale, che renderà non più necessari periodi di lockdown o di chiusure lunghe per eventi pandemici. E’ necessario avere uno sguardo attento al presente ma soprattutto al futuro. La crescita economica è fondamentale. E’ l’unica strada per rispettare le previsioni di discesa del deficit pubblico di ben 8 punti tra il 2022 e il 2024, obiettivo raggiungibile solo mediante interventi strutturali quali sburocratizzazione, riforma fiscale, tempi della giustizia più rapidi e procedure celeri nella allocazione e rendicontazione dei fondi pubblici. Il rapporto deficit Pil deve passare dal 5,9% nel 2022, al 4,3% nel 2023, al 3,4% nel 2024, per finire di nuovo sotto il 3% nel 2025. Un traguardo dichiarato, ma di sicuro non agevole da centrare, che può essere colto solo con politiche mirate ed efficaci. Una programmazione che è anche una sfida, ma da cui non si può prescindere", commenta Arleo.

"L’accelerazione del debito pubblico per effetto della pandemia lo ha portato a vette toccate oltre un secolo fa. Nel 1919 il debito pubblico aveva raggiunto il 159,8%. Oggi è arrivato al 150% del Pil. Dobbiamo dunque mettere in campo una politica di rientro del debito.La grande svolta sta nelle modalità definite per ottenere lo scopo. Non possiamo pensare di ridurre il debito con politiche fiscali aggressive, ma dobbiamo invece puntare ad allargare notevolmente la base imponibile, grazie a investimenti produttivi, attualmente favoriti dalla notevole massa di risparmio, stimata in 110 miliardi di euro, accumulata con la crisi.Occorre quindi agire in più direzioni. Accanto alla visione prospettica -aggiunge- è purtroppo ancora ineludibile una politica di sostegni a favore delle imprese. La stessa visione strategica deve inoltre supportare sia una politica di investimenti pubblici nell’immediato, sia l’articolazione di interventi, ampia e fatta di linee direttrici tra loro integrate, alla base del Pnrr".

Proprio l’attuazione del Piano è la più grande sfida economica che il Paese si accinge ad affrontare dal dopoguerra ad oggi. "Non può non passare dal varo di riforme strutturali attese da anni: dalla Pubblica amministrazione al fisco, dalla concorrenza alla giustizia fino alla revisione e rivisitazione delle procedure sulla destinazione e sul controllo dei fondi pubblici ottenuti. La grave carenza di liquidità che le imprese hanno avvertito con l’avvento della pandemia può portare anche quelle più forti ad avere problemi di solvibilità negli impegni assunti. Entrano purtroppo in crisi imprese che finora hanno resistito alla pandemia. Nel quadro delle politiche di sostegno auspicabili, va posta una attenzione maggiore agli incentivi per gli aumenti di capitale".

Ed ancora: "Oltre a supportare le attuali carenze di cash flow, occorrerebbe inoltre prevedere indennizzi per i costi fissi sostenuti, un pesante fardello in capo al mondo dell’impresa. Controproducenti sarebbero una politica di aumento della pressione fiscale o addirittura l’introduzione di nuove imposte. Al contrario, andrebbero introdotti meccanismi di deducibilità che tenessero conto di costi sostenuti in tempo di pandemia, ad esempio gli oneri finanziari.Indubbiamente la rapida erogazione di 40 miliardi a favore dei lavori autonomi e delle imprese rappresenterà un aiuto che, sommato ai 32 miliardi già stanziati a fine marzo, potrà dare maggiore spinta al mondo delle partite iva. Ulteriori 6 miliardi annui invece andranno ad integrare i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza per l’efficacia del quale, ribadiamo, si rendono assolutamente necessarie riforme strutturali al fine di una ottimale destinazione delle risorse. Le previsioni del Governo per l’anno corrente stimano un aumento del pil del 4,5% rispetto ad una riduzione dell’8,9% registrata l’anno scorso. Per il 2022 la crescita dovrebbe attestarsi sul 4,8%, per poi calare al 2,6% nel 2023 e all’1,8% nel 2024, anno in cui sostanzialmente si completerebbe il recupero delle perdite avutesi nel 2020".