Cronache
Autostrade, caos in Liguria: botta risposta tra l'ad Tomasi e Beppe Severgnini
Lettera del Ceo di Autostrade: "Il caos è dovuto alla mole di lavoro e alle scadenze imposte". La replica: "Non c'è mai un responsabile"
Autostrade,caos Liguria: botta risposta sul Corriere della Sera tra l'ad Tomasi e Severgnini
Caro Severgnini,
ho letto il suo commento di lunedì e vorrei dare il mio contributo alla neo-costituita Ansia (Associazione Nazionale Studio Incolonnamenti Assurdi) spiegando con chiarezza le ragioni dei disagi su alcune tratte autostradali di nostra competenza. In Liguria, subito dopo il crollo della galleria Bertè, lo scorso gennaio abbiamo iniziato dei controlli approfonditi e a tappeto su tutte le 285 gallerie della regione (sono esattamente un quarto di quelle europee), condividendo standard e pianificazione delle ispezioni con il ministero delle Infrastrutture (Mit). A fine maggio, quando avevamo già controllato il 95% delle gallerie - lavorando intensamente anche durante il lockdown - il Ministero ha cambiato solo per Aspi e solo in Liguria le regole di ispezione. Questa decisione ci ha costretto a iniziare da capo i controlli, dovendo rispettare la scadenza imposta del 30 giugno, poi procrastinata per forza di cose, per terminare i lavori. Stiamo realizzando un’impresa immane, che ci ha portato ad aprire 110 cantieri sulla rete ligure, dove ancora oggi lavorano 1.200 uomini 24 ore su 24. Entro i prossimi dieci giorni la situazione migliorerà, fino a garantire due corsie per senso di marcia in ogni direzione. Non ci siamo sottratti in nessun modo alle nuove indicazioni ricevute tenuto conto che comunque abbiamo operato nel senso della massima sicurezza per l’utenza. I problemi sull’A14 e sull’A16 vengono ancora da più lontano: da fine 2019 ci stiamo confrontando con il Mit e con l’Autorità Giudiziaria per ottenere il dissequestro delle barriere laterali dei viadotti, i cui agganci al terreno sono stati considerati non a norma. Abbiamo presentato negli scorsi mesi diverse istanze e progetti, senza ottenere ragione. Venerdì scorso, finalmente, abbiamo invece ottenuto il riconoscimento delle nostre istanze e il dissequestro delle barriere e questo ci ha consentito di avviare subito i lavori che, sempre per la fine di luglio, consentiranno nuovamente il traffico a due corsie per senso di marcia. Le rappresento infine che io e i miei collaboratori non ci siamo fermati un giorno durante il lockdown e siamo stati, insieme agli appaltatori, tutti sempre operativi, lavorando in oltre 300 cantieri di manutenzione. È un vizio molto diffuso nel nostro Paese, soprattutto se si vuole intercettare un certo consenso o il comprensibile disagio di chi è rimasto in coda, imputare responsabilità o inefficienze a chi si sta prodigando per cambiare le cose (con lo scopo di migliorare, nel nostro caso, lo stato della rete). Per questo mi auguro davvero che i soci dell’Ansia possano basare le proprie valutazioni sulla conoscenza reale di tematiche complesse, quali sono quelle della gestione delle infrastrutture.
Con stima,
Roberto Tomasi, Ceo Autostrade per l’Italia
La risposta di Beppe Severgnini
La ringrazio, gentile dr Tomasi, di avere a cuore le sorti dell’ANSIA (cui può aderire come socio onorario, se crede). Non ho attribuito ad Autostrade per l’Italia, né ad altri, la responsabilità di quanto accade, e ho sperimentato di persona (la mia era una breve rubrica, non un’inchiesta). Mi sono limitato a descrivere la situazione difficile - talvolta, grottesca - sulle nostre autostrade. Dalla sua lettera sembra di capire che Autostrade per l’Italia non abbia alcuna responsabilità. Ne prendo atto, in attesa di ricevere precisazioni dello stesso tono da parte degli altri attori (Ministero, Regioni, Autorità Giudiziaria). Tanti responsabili, nessun responsabile. Anche questo - posso dirlo? - è «un vizio molto diffuso nel nostro Paese». E, a noi dell’ANSIA, mette un po’ d’ansia.