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Cronache
Barcellona, sull'Europa l'ombra di 3 mila foreign fighters. Numeri e identikit

Isis, l'Ue teme il ritorno di 3mila foreign fighters

L'attentato di Barcellona è solo l'ultimo tragico capitolo. Sull'Europa aleggia lo spettro del terrore. E paradossalmente più il sedicente Stato Islamico perde terreno in Medio Oriente e più i rischi per l'Europa si innalzano. Più di 5mila foreign fighters europei, infatti, hanno raggiunto il confine siro-iracheno per combattere al fianco dell'Isis tra il 2011 e il 2016 e nei prossimi mesi potrebbero tornare tra le 1200 e le 3mila persone. Lo afferma un rapporto del Radicalisation Awareness Network (Ran), organo della Commissione europea. La Francia e' tra i paesi europei più a rischio, con circa 700 connazionali, molti dei quali minorenni.

Francia paese più a rischio

La Francia è tra i paesi europei più a rischio, con circa 700 connazionali, molti dei quali minorenni. Nei prossimi mesi Parigi, insieme ad altri paesi europei, potrebbe dover gestire il ritorno di molti dei suoi foreign fighters. Secondo le stime del Ran, più di 42mila terroristi stranieri provenienti da 120 paesi del mondo hanno raggiunto il fronte siro-iracheno tra il 2011 e il 2016 per unirsi all'Isis come "combattenti terroristi stranieri". Tra questi, 5 mila sarebbero cittadini europei. Numeri "senza precedenti" sottolinea il quotidiano, spiegando che tra le 1.220 e le 3 mila persone potrebbe fare ritorno nel vecchio continente, accompagnate dalle loro famiglie.

Rientro in Europa lento e progressivo

Gli esperti escludono l'ipotesi di un rimpatrio in massa, parlando di un rientro "lento e progressivo", Tra i paesi che accoglieranno il maggior numero di 'revenant' (termine che in francese significa 'colui che torna' ma anche 'fantasma') c'è appunto la Francia. Ma i numeri sono elevati anche per la Gran Bretagna e per il Belgio, specialmente in rapporto alla popolazione.

In Italia 125 foreign fighters monitorati

Sono 125 i "foreign fighters" 'italiani' monitorati, "combattenti stranieri" che hanno avuto rapporti con l'Italia o di passaporto italiano: 37 di loro risultano morti, 22 rientrati in Europa. E' uno dei dati della lotta al terrorismo internazionale resi noti oggi dal Viminale. Nei primi sete mesi di quest'anno, gli estremisti arrestati da Polizia e Carabinieri sono stati 125, le persone controllate 190.909. Verifiche hanno riguardato anche 65.878 veicoli e 71 motonavi.

L'identikit dei foreign fighters: disoccupati e senza ideologie

Provengono per lo più da contesti svantaggiati e non hanno una forte motivazione ideologica i foreign fighters che hanno deciso di recarsi in Siria per combattere tra le fila dell'Isis. E' quanto emerge da uno studio condotto dal Centro Anti terrorismo delle Nazioni Unite su 42 uomini e una donna che hanno lasciato il loro Paese per recarsi a combattere in Siria e che rivela come si tratti di persone senza un buon livello di istruzione e un lavoro decente. L'identikit tipico del "terrorista foreign fighter" è giovane, maschio e ritiene che ''la sua vita non abbia senso''. Tuttavia è difficile generalizzare i motivi che hanno spinto queste persone a recarsi in Siria a combattere, ammettono gli autori dello studio, il professor Hamed el-Said della Manchester Metropolitan University e l'esperto britannico di terrorismo Richard Barrett. I due esperti parlano di "un mix di fattori", sottolineando come "spesso i social networks svolgono un ruolo chiave" e "ugualmente importante è il ruolo e l'identità dei reclutatori, che non necessariamente sono membri di gruppi armati'', ma è più probabile che siano simpatizzanti. Circa il 40% del campione afferma di aver deciso di andare in Siria considerandolo ''un obbligo per difendere con la forza i sunniti dal governo siriano e dai suoi alleati - si legge nel rapporto - Questo conferma perché molti giovani musulmani, indipendentemente dal luogo di provenienza, percepisca il conflitto in Siria più come una questione di comunità che in termini religiosi''.

Tra i fattori motivazionali non c'è l'ideologia

Gli autori dello studio sottolineano quindi che la percezione del dovere di difendere la propria comunità durante una guerra ''è un elemento importante per comprendere quello che può motivare una persona a diventare un foreign fighter''. Altri elementi raccolti confermano che tra i fattori motivazionali ''non c'è l'ideologia'', sottolineando come ''pochi tra loro credono nell'idea di uno Stato Islamico o nella creazione di un califfato nel Levante''. Gli autori del rapporto Onu, hanno quindi sottolineato che solo sette Paesi membri hanno deciso di collaborare allo studio, tre dell'Unione Europea e quattro dell'area Medioriente e Nord Africa. Gli intervistati hanno quindi ''sostenuto di non essere andati in Siria con l'intenzione di diventare un terrorista, né sono tornati in patria con quell'obiettivo''. Gli autori hanno quindi sottolineato il ''potere dell'influenza'' delle famiglie sui foreign fighters che hanno deciso di lasciare la Siria, così come i sentimenti di ''delusione'' e ''disillusione''. 

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