Bari, il nuovo tribunale nell'immobile di un amico di Tarantini
La nuova sede del Tribunale di Bari nel palazzo dell'imprenditore amico di Tarantini
Polemica a Bari e in Parlamento. Nel mirino la nuova sede del tribunale di Bari, coinvolto in una incresciosa vicenda negli ultimi mesi, con gli uffici temporaneamente trasferiti in una sorta di tendopoli. L'edificio di via Nazariantz che ospitava il tribunale penale, costruito sulla sabbia e abusivo in alcune sue parti, è a rischio crollo. Dopo una ricerca di mercato del ministero della Giustizia, ad aggiudicarsi la nuova sede è una società che fa capo a Giuseppe Settanni.
La bagarre scoppiata alla Camera sul decreto legge che dispone il trasferimento del palazzo di giustizia di Bari
Fin qui tutto bene. Ma ora Repubblica racconta che Settanni sarebbe una persona molto vicina a Gianpaolo Tarantini, l'imprenditore entrato nell'occhio del ciclone per la vicenda delle donne presentate all'ex premier Silvio Berlusconi. Secondo Repubblica, Settanni è l'unico amico di cui Tarantini si poteva fidare e il suo nome, sempre secondo il quotidiano, aprirebbe nell'inchiesta Domino della procura di Bari, un processo sui collegamenti tra criminalità organizzata e manager della città pugliese.
Repubblica riporta una dichiarazione di Settanni che in qualità di testimone raccontava nel 2015 che era molto amico di un imprenditore considerato il cassiere del clan Parisi di Bari. "Mi veniva a chiedere soldi. Gli ho dato 100, 200 mila euro. Eravamo amici". Storie passate, insomma, ma che secondo Repubblica creano qualche perplessità sulla scelta della nuova sede del tribunale.
La vicenda, arrivata in Parlamento, ha generato la bagarre dl''aula della Camera doce stamattina è arrivato il decreto legge che dispone il trasferimento del palazzo di giustizia di Bari, dopo lo sgombero per il rischio crolli del vecchio tribunale e le aule trasferite sotto le tende.
"Onestà! Onestà!", si vedono urlare contro il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e il M5S dai banchi della sinistra il refrain che usavano nella passata legislatura perché il nuovo immobile destinato ad accogliere il palagiustizia, come scritto da Repubblica, sarebbe di proprietà di un privato sospettato di aver prestato denaro ad organizzazioni criminali mafiose.
È la deputata del Pd Alessia Morani ad aprire le ostilità chiedendo conto della scelta a Bonafede. A rispondere non è il ministro ma la presidente M5S della commissione Giustizia Giulia Sarti che contrattacca: "Sono sicura che il ministro saprà assumere le sue decisioni con un'assunzione di responsabilità diversa da chi finora se n'era sempre fregato".
Si apre la bagarre. Il deputato del Pd David Ermini interviene a muso duro: "Ha parlato l'avvocato difensore di Bonafede. Vergognoso". Il collega Emanuele Fiano chiede la sospensione dell'esame del decreto legge - il primo della diciottesima legislatura a guida gialloverde - "per i gravi fatti denunciati da un quotidiano che inficiano il provvedimento e la discussione". Dà man forte Valter Verini: "Con queste ombre il Parlamento non può andare avanti". Il Pd reclama dunque il rinvio chiedendo che il Guardasigilli "venga a riferire" in aula.
Forza Italia si associa alla protesta contestando l'assenza del ministro. Il gruppo, in un tweet, cita la denuncia di Repubblica, stigmatizza l'assenza di spiegazioni della maggioranza su un immobile "che sarebbe di proprietà di un sospettato di aver prestato denaro alla mafia". E conclude: "Onestà! Onestà! lo gridiamo noi". Il presidente della Camera Roberto Fico decide di mettere in votazione la richiesta di sospensione. M5S e Lega si oppongono. E la Camera, con una maggioranza di 55 voti, decide di andare avanti.
La discussione sugli emendamenti riparte in un clima di tensione: Forza Italia, con Pierantonio Zanettin, annuncia l'ostruzionismo. La capogruppo Maria Stella Gelmini, con un tweet, rincara: "Il ministro Bonafede scappa e il M5S si dimostra contro la trasparenza in una vicenda assurda, delicata, che ha a che fare con presunte collusioni con la criminalità organizzata".
Anche Fratelli d'Italia incalza il Guardasigilli: "È necessario un confronto con il ministro per chiarire subito le ombre che si stanno addensando sul Palagiustizia di Bari" afferma Marcello Gemmato. Poco dopo le 12, su Facebook, arriva la risposta di Bonafede: “La procedura di individuazione dell’immobile destinato a ospitare gli uffici giudiziari baresi è stata eseguita nel pieno del rispetto delle regole, in maniera pubblica e pienamente trasparente. La commissione ha aggiudicato a chi ha ottenuto il miglior punteggio e sono stati avviati tutti i controlli previsti dalla legge. In seguito a quanto appreso da fonti di stampa, ho chiesto un ulteriore approfondimento. Ricordo a tutti che il decreto legge in discussione alla Camera non riguarda l’assegnazione dell’immobile ma la sospensione dei termini per permettere lo smantellamento delle tende».
Pd e Forza Italia, però, non si accontentano: "Il ministro Bonafede venga subito a chiarire in aula" chiede il dem Fiano. E lo stesso fa l'azzurro Francesco Paolo Sisto: "Questo decreto legge è un rimedio peggiore del male". I lavori procedono ma i toni si fanno sempre più aspri. Per il governo interviene in aula il sottosegretario Vittorio Ferraresi: "Credo sia doverosa una risposta perché sono state dette una serie di inesattezze. Credo che sia giusto muovere critiche ed ascoltarle, ma ho sentito inesattezze gravi, con rilievi anche penali...". Ma Ferraresi viene subito interrotto, perché dagli scranni dell’opposizione, soprattutto dai banchi del Pd, si levano grida. Fiano accusa: "Il rappresentante del governo che ha appena minacciato i membri dell’opposizione".
L'aula si scalda, si arriva allo scontro fisico a destra, pare tra deputati di Fratelli d'Italia e della Lega tanto che Fico è costretto a chiedere l’intervento degli assistenti parlamentari e a sospendere la seduta. Alla ripresa dei lavori, annunciando che i questori visioneranno i video sui tumulti scoppiati in aula, il presidente della Camera bacchetta il sottosegretario di M5S che, subito dopo, si scusa: "Non era mia intenzione attaccare i deputati e quantomeno minacciare. Mi dispiace".
L'ex Guardasigilli dem Andrea Orlando fa in tempo a chiedere alla maggioranza di fermarsi "nel vostro interesse per uscire a testa alta dalla vicenda in cui vi siete infilati" e, subito dopo, la seduta viene sospesa per consentire all'ufficio di presidenza della Camera di esaminare la delibera sui vitalizi. Si ricomincia con il "caso Bari" alle 16.