Cronache
Esclusivo/ Ruffino, una fonte ad Affari: "Serve guardare ancora in Visibilia"
La criminologa Bruzzone al nostro giornale: "L'imprenditore aveva l'angoscia di ripiombare in un'altra vicenda giudiziaria"
È questa l’ipotesi della criminologa e psicologa forense Roberta Bruzzone, interpellata da Affari per ricostruire il possibile scenario dietro al gesto estremo dell'imprenditore. “Da quella vicenda giudiziaria (inchiesta Aler, ndr) Ruffino era uscito molto provato sul piano psicologico. Davanti dalle problematiche note legate all’azienda Visibilia di cui aveva acquistato delle quote, può aver richiamato in lui quella dimensione traumatica e depressiva che probabilmente non aveva mai affrontato in maniera efficace, quell’esperienza mai del tutto elaborata”. E aggiunge: “Il timore di ripiombare anche solo indirettamente nella stessa situazione l’aveva fatto ripiombare in una condizione di sconforto”. Del resto – continua Bruzzone – “nel libro da lui scritto per raccontare di quell’inchiesta emerge come abbia vissuto l’esperienza giudiziaria in modo traumatico”.
Parole rimangono scolpite come nella pietra, le stesse che aveva rilasciato all’indomani dell’assoluzione in Cassazione: “Ho provato vergogna, un sentimento che annichilisce e trascina in basso. Per rispetto dell’attività degli inquirenti ho soffocato per tutto questo tempo le mie urla di innocenza di fronte a un reato fantasioso, subendo minacce e forti ritorsioni professionali che mi hanno toccato nel profondo e fatto vacillare… . Mi sono ritrovato improvvisamente in quel tritacarne mediatico e politico. Indagato e quindi colpevole per i più, il sospetto letto negli occhi delle persone che ti accompagna come un’ombra …”
“Normalmente una persona si suicida perché la paura di quello che deve affrontare è più grande della stessa paura della morte. È evidente che qualche scenario che per lui era particolarmente difficile da affrontare si deve essere affacciato alla sua consapevolezza” conclude la criminologa.