Cronache
Caso Patrignani, la maledetta irta via della giustizia
E' veramente maledetta, anzi stramaledetta, la via, irta e impervia, della giustizia! A più di tre mesi dal tragico incidente sul Muro Torto di Roma in cui, il 7 aprile, perse la vita il 35enne medico specializzando in Anestesia al Policlinico Umberto I°, Riccardo Patrignani, per essere finito, in circostanze imprecisate, imprecise e misteriose, con il suo scooter Kymco, addosso a un furgone Ford Transit della Hertz, che lo precedeva di 10-15 metri, poco o nulla è stato risolto in fatto di accertamento della verità.
Anzi, alla richiesta di archiviazione del procedimento penale per omicidio colposo, n. 17286/15, avanzata al Gip dal Pm, Roberto Felici, il 30 giugno, perchè "nessun addebito può esser mosso alla condotta dell'indagato", ossia Stefano Moro di Merlino (Lo), il conducente del furgone della Hertz di Roma noleggiato dal 20 marzo da Massimiliano Sanesi, ha fatto seguito la dovuta, obbligata, istanza "di opposizione" avverso la richiesta di archiviazione, presentata al Gip dal padre della vittima assistito dall'avv. Giuseppe Ioppolo, dello studio legale del prof. Giuseppe Gianzi.
Nell'istanza di opposizione all'archiviazione, si chiede "la prosecuzione delle indagini" per una serie di motivi. "Il Pm procedente ha chiesto disporsi l'archiviazione del procedimento rilevando che la ricostruzione della dinamica degli eventi non consente di muovere nessun addebito alla condotta di guida dell'indagato. In particolare, dai rilievi fotografici e plamimetrici della Polizia Giudiziaria, dalle dichiarazioni spontanee dell'indagato e dalle testimonianze di Petrini, Fazzi e Parenti si deve escludere una benchè minima responsabilità dell'indagato. Ed inoltre le dichiarazioni della teste Lo Iudice, che ha ricostruito in modo diametralmente opposto la dinamica dell'incidente rispetto agli altri teste, non possono essere prese in alcuna considerazione anche in relazione alla sua inattendibilità. Orbene, proprio le difformi ricostruzioni della dinamica dell'incidente dei vari testi oculari avrebbero imposto una più approfondita indagine. In primo luogo, doveva esser disposta dal Pm procedente una consulenza tecnica cinematica che avrebbe ricostruito l'incidente con elevato margine di certezza la dinamica dell'incidente che la delicatezza del caso avrebbe imposto".
Sin dall'8 aprile, quando il Pm Felici, allora di turno, ebbe sul tavolo i verbali di sequestro dei mezzi (furgone, scooter e casco) trasmessi dai vigili del II° Gruppo di Polizia Roma Capitale e subito convalidati, la prova cinematica è stata sempre esclusa, nonostante i vigili fossero arrivati sul luogo dell'incidente ben un'ora dopo il tragico evento, quando la scena era stata ormai modificata e persone, mezzi, oggetti e cose non stavano più al loro posto, come pure la perizia medico-legale sulla compatibilità tra le ferite multiple e interne, politraumatismo corporeo, riportate dalla vittima e l'eventuale corpo contundente che le aveva determinate.
"Si consideri sul punto che lo stato dei luoghi è stato immeditamente ed erroneamente modificato - prosegue l'istanza di opposizione - che la Polizia Locale è intervenuta sul posto oltre un'ora dopo l'incidente e che appare poco probabile che il motociclo si trovasse ad una distanza così notevole (ben 58,40 m.). Sul punto vi è riserva di produrre relazione tecnica di parte".
Non c'è solo la prova cinematica a esser stata elusa. "Il Pm procedente avrebbe dovuto disporre l'acquisizione dei filmati della telecamera installata all'ingresso del tunnel che conduce a Viale del Muro Torto al fine di verificare l'effettivo transito del furgone", che come afferma il Moro, sarebbe avvenuto da piazza della Croce Rossa, per poi proseguire fino all'imbocco con il Muro Torto, come confermano nelle loro deposizioni i testi Petrini, Fazzi, Parenti, mentre l'avvocatessa Lo Iudice ha sostenuto che il furgone si immetteva dalla rampa di piazzale Brasile sul Muro Torto senza rispettare lo stop e a velocità sostenuta colpendo con la parte anteriore lo scooter.
"Avrebbe dovuto altresì accertare se il furgone condotto dall'indagato fosse o meno dotato di sistema GPS al fine di verificare l'esatto tragitto percorso dall'indagato nella data del tragico evento". Inoltre, prosegue l'istanza di opposizione, "il Pm avrebbe dovuto, infine, sentire tutto il personale dell'ambulanza affinchè riferisse sulla posizione del paziente al loro arrivo, sulla circostanza se lo stesso indossasse o meno il casco e sulle condizioni degli abiti".
Non a caso mentre la teste Lo Iudice ha sostenuto che, colpito dal furgone, il medico veniva sbalzato dallo scooter volando per qualche metro e prima di ricadere a terra, perdeva casco e zainetto, gli altri teste hanno affermato che lo stesso aveva ancora il casco, ma non hanno fatto caso allo zainetto. Quanto agli abiti (giacca a vento, jeans e maglietta) tagliati di netto, nessuna conferma, anzi la dottoressa, Catanoso Marialuigia che per aveva prestato i primi soccorsi a domanda se gli abiti fossero strappati o tagliati, ha risposto "mi pare proprio di no".
Insomma, di fronte di un quadro per nulla chiaro e limpido sulla dinamica dell'incidente, il Pm Felici, facendo sua la relazione conclusiva dei vigili, ha avanzato al Gip richiesta di archiviazione obbligando, doverosamente, il padre della vittima a presentare opposizione avversa all'archiviazione: "si insiste per l'accoglimento della presente opposizione e dunque disporre la prosecuzione delle indagini al fine di escutere i testi indicati, una perizia cinematica sulla dinamica dell'incidente e l'acquisizione della registrazione dei filmati della telecamera ubicata all'ingresso del tunnel che da piazza della Croce Rossa conduce a Viale del Muro Torto".
Carlo Patrignani