Cronache

Coronavirus protesta Sap Polizia. A Bologna non rispettate direttive Gabrielli

Antonio Amorosi

Lettera a ministero Interno del vertice del sindacato Sap: nella Polizia a Bologna non rispettati principi di precauzione indicati dal Capo della Polizia.

Difendiamo prima di tutto i medici, gli infermieri, gli operatori sanitari e le forze dell’Ordine! Sono gli italiani in prima linea nella battaglia contro il Coronavirus e rischiano per tutti noi.

 

“Sono 11 gli appartenenti alle forze dell’Ordine contagiati dal Coronavirus a Bologna e provincia. Personale a cui vanno aggiunte altre 150 persone, messe in quarantena in via precauzionale”, ha scritto il 24 marzo il giornalista di Bologna Giuseppe Baldessarro per La Repubblica locale. I positivi sono poliziotti, carabinieri e uomini della guardia di finanza a cui sono stati fatti i tamponi ai primi sintomi o in via preventiva. Ma i dati e la situazione potrebbe anche essere più grave o peggiorare repentinamente. 

 

I vertici nazionali della Polizia e il Capo della Polizia, Franco Gabrielli, per evitare la diffusione del contagio presso le sue forze ha inviato a tutta Italia delle disposizioni, “tenuto conto della ubicazione degli uffici e della promiscuità di personale... tenuto conto che la tutela della salute è elemento primario”, stabilendo che chi non si occupa di urgenze deve adottare oltre allo smart working e le altre disposizioni di quarantena valide per tutti coloro che possono avere già sintomi, modelli organizzativi basati sull’alternanza del personale in modo da non concentrarsi negli uffici come accade normalmente. Per fare questo in via generale i vertici locali dovrebbe cercare di dividere il monte di personale in due fasce orarie, mattina e pomeriggio, o in giornate alternate. Considerate che se un agente viene trovato positivo vanno in quarantena precauzionale tutti coloro che hanno avuto contatti con lui, col pericolo di decimare un reparto.

 

Ma a Bologna il sindacato Sap protesta con due lettere. Una del responsabile provinciale Tonino Guglielmi e una del segretario generale nazionale Stefano Paoloni, informando i vertici che le cose non stanno andando come disposto. Paoloni ad Affari: “Siamo preoccupati. Vogliamo tutelare i cittadini e non possiamo pensare di diventare noi veicolo di contagio”.

 

Tonino Guglielmi scrive ai vertici regionali e a Paoloni. Racconta che per alcuni reparti importanti della locale Polizia sono in una situazione che “non offre nessuna garanzia in termini di prevenzione e tutela della salute e non prende nemmeno in considerazione il fatto che il personale possa decidere di non richiedere ulteriori periodi di congedo e quindi rientrare in servizio. Qualora ciò si dovesse verificare ci troveremmo di fronte ad una situazione grave poiché entrambe le Divisioni adottano il regime di settimane corta con due rientri pomeridiani”. Ci sarebbe un rischio contagio e le disposizione del Capo della Polizia non sarebbero state adottate, racconta il poliziotto che chiude il suo scritto riferendosi “alla luce di quanto sopra rappresentato, ritenendo che nello specifico si stia violando una disposizione del Capo della Polizia, tenuto conto della ubicazione degli uffici e della promiscuità di personale come sopra rappresentato”.

 

Poche ore dopo interviene il segretario nazionale Paoloni che scrive al “Ministero dell’Interno Segreteria del Dipartimento della P.S. Ufficio per le Relazioni Sindacali”. La lettera ha come oggetto la “Violazione principio alternanza per coronavirus”, confermando quanto scritto da Guglielmi. “Ebbene, atteso che ad oggi non è stata adottata alcuna disposizione relativamente agli altri settori degli Uffici in argomento, palesando alcuna garanzia in termini di prevenzione e tutela della salute per una parte del personale della Questura e di tutela degli apparati, si domanda una celere soluzione alla problematica evidenziata.”

 

Eppure le Questure dovrebbe avere un ufficio sanitario preposto?

Paoloni ad Affaritaliani: “Si ma gli orari di servizio sono stabiliti dal Questore. La situazione ci preoccupa, in un quadro nazionale già difficile. In tutta Italia non sempre riusciamo a fare i tamponi anche quando li chiediamo e le scorte di mascherine che ci arrivano sono in numero limitato. Solo per Milano si stanno adottando procedure diverse facendoci fare subito i tamponi perché, visto il numero di contatti che abbiamo, potremmo essere anche noi involontariamente, veicoli del virus. Ma Milano è poco. Ci vuole maggiore precauzione a monte. E le confermo questa situazione di Bologna”.