Cronache

Covid, l'Oms cambia i criteri dei test: così crollano i falsi positivi

Non bisogna fare affidamento solo sui risultati dei test Pcr per rilevare il virus. È questa l’indicazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nella guida aggiornata pubblicata il 20 gennaio. Secondo quanto scrive Database Italia, rilanciando un articolo di The Epoch Times, l’Oms ha affermato che gli esperti di laboratorio e gli operatori sanitari dovrebbero anche considerare la storia del paziente e i fattori di rischio epidemiologico insieme al test PCR nella diagnosi del virus.

Le nuove indicazioni scritte nella guida quindi, potrebbero portare a un numero significativamente inferiore di casi giornalieri. “La maggior parte dei test PCR sono indicati come ausilio per la diagnosi, pertanto, gli operatori sanitari devono considerare qualsiasi risultato in combinazione con la tempistica del campionamento, il tipo di campione, le specifiche del test, le osservazioni cliniche, la storia del paziente, lo stato confermato di eventuali contatti e le informazioni epidemiologiche”, si leggerebbe dalla guida.

Scienziati e medici hanno sollevato preoccupazioni per molti mesi di un eccessivo affidamento e di un uso improprio del test PCR come strumento diagnostico poiché non può distinguere tra un virus infettivo vivo da un frammento di virus inattivato che non è infettivo. Inoltre, i valori di soglia del ciclo elevato della maggior parte dei test PCR, a 40 cicli o più, aumentano il rischio di falsi positivi. Un valore di soglia più alto indica una minore carica virale e che la persona ha meno probabilità di essere infettiva, mentre una persona con un valore di soglia del ciclo inferiore ha una carica virale più alta o è più contagiosa.