Desirée, fermati sei stranieri. L'ultima telefonata alla nonna
Desirée viveva a Cisterna di Latina assieme alla madre, la sorella e la nonna
L'ultima traccia lasciata da Desirée Mariottini prima di scomparire ed essere ritrovata morta in un palazzo occupato al quartiere San Lorenzo di Roma è una telefonata fatta a sua nonna il 17 ottobre, due giorni prima del ritrovamento del suo corpo. Al telefono la 16enne aveva detto: "Ho perso l'autobus, resto a Roma da un'amica", come ha rivelato l'avvocato della famiglia, Valerio Masci.
Desirée viveva a Cisterna di Latina assieme alla madre, la sorella e la nonna. La prima autopsia ha rivelato che la ragazza aveva preso delle droghe e sono state trovate di uno o più rapporti sessuali. Ignote ancora le sue ultime ore di vita, per questo la polizia sta interrogando chi negli ultimi giorni ha potuto frequentare il palazzo abbandonato in via Luciani.
Le indagini sarebbero però vicine a una svolta: gli investigatori avrebbero portato in questura sei stranieri, pare africani, i quali sono stati interrogati. Sono loro i sospettati per la morte e lo stupro di Desirèè. Inoltre, è spuntato un testimone chiave, un senegalese, che ha raccontato che a portare alla morte la ragazza non sarebbe stata un'overdose ma un brutale stupro di gruppo.
E ancora, secondo il senegalese di fianco al corpo della ragazza ci sarebbero state altre due giovani. Una, ha raccontato, "gridava e diceva che era morta". L'altra se ne stava in silenzio vicino all'amica senza vita. "Era italiana - ha spiegato il testo -, penso pure fosse romana, parlava romano. Urlava che l'hanno violentata, poi lei ha anche preso qualche droga perché lì si vende la droga. È stata drogata perché aveva sedici anni. Da quello che diceva lei sono stati tre sicuramente o quattro". Procura e polizia, però, preferiscono mantenere il massimo riserbo sull'indagine.
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