Diretta facebook di due ex boss.Messaggi cifrati. Viminale: nessun intervento
Clamore tra le fila della camorra. Possibile che sia tutto normale?
Non si erano mai visti due ex boss, diventati collaboratori di giustizia, fare una diretta Facebook, tanto più da una località protetta.
Parliamo di Giuseppe Sarno, detto 'o mussillo (piccolo muso), e di Patrizia Ippolito detta 'a patana (la patata), che a gennaio del 2018, sorridenti e pronti a lanciare messaggi, hanno fatto capolino dal social network. Il loro video è da mesi on line su youtube, con un “successo” di 34.000 visualizzazioni, destando clamore tra le fila della camorra. E' stato riproposto alcuni giorni fa da un giornale on line napoletano con gli analisti che si stanno ancora chiedendo il significato e le conseguenze del gesto, dato il contesto criminale in cui nulla si fa per caso.
Sarno e Ippolito sono stati entrambi ai vertici del clan Sarno (Ippolito è la moglie di Vincenzo, fratello di Giuseppe ed altro componente del clan) che dagli anni '80 fino al 2009 ha spadroneggiato nel sud est del napoletano (Ponticelli, Cercola, Somma Vesuviana, Sant’Anastasia fino al quartiere Mercato). Zona in cui proprio nel novembre 2017, qualche mese prima della diretta dei due, si è palesato un vuoto di potere con alcuni arresti nel clan De Micco.
Arrestati entrambi nel 2009, Sarno e Ippolito sono quasi immediatamente diventati collaboratori di giustizia. Un pentimento che fece ricostruire omicidi e dinamiche nel crimine napoletano ma che i parenti, contigui alla malavita, non hanno mai perdonato (esercitando minacce su consaguinei).
“Un clan camorristico spietato quello dei Sarno”, racconta la giornalista di Ponticelli Luciana Esposito, “violentavano le donne condannate a morte prima di giustiziarle, per poi farle a pezzi e scioglierle nell’acido e che hanno trucidato centinaia di vittime, facendole a pezzi per poi bruciare i resti nei cassonetti della spazzatura oppure murandoli nelle lastre di cemento o sotterrandoli in zone periferiche. Senza tralasciare le tante vittime innocenti delle loro barbarie. Bambini, padri di famiglia, vite estranee alla camorra, uccise 'per errore' o perché il killer di turno era poco lucido, drogato o perché non riusciva a contenere il livore di sangue.”
Qualche giorno fa Esposito ripropone il video sul giornale Napolitan, chiedendosi come mai non si parli della performance dei due: dopo mesi crea ancora scalpore e non ha avuto conseguenze né si è chiarito cosa annunci.
Nel video i due sono allegri e si divertono. Giuseppe Sarno, di cui sono famose le foto con sguardo truce immortalato dai cronisti durante l'arresto a Trastevere (Roma), è irriconoscibile, più magro e con la barba. Da un bar, rilassati, salutano gli amici, mostrano gli acquisti dello shopping, la borsa griffata, un profumo Chanel e sorseggiano il caffé.
“Siamo sempre noi”, grida Giuseppe Sarno, “non siamo mai falliti”. Risate dei due. Poi baci, battute e messaggi.
“A Patan e o' Pepp’, sempre insieme, sempre…” aggiunge la Ippolito, mentre entrambi sollevano il pollice verso l’alto.
“Ci stanno dicendo qualche parola (qualche offesa, ndr)?” chiede Giuseppe Sarno alla cognata e lei: “No, un’amica ha scritto sai come rosicano tutti che stiamo in diretta io e te?”. Sarno: “A la faccia di tutti quelli che ci vogliono male, dovete schiattare, schiattare, schiattare.”
Giuseppe Sarno, forse consapevole di quanto il comportamento non sia confacente allo status di collaboratore di giustizia, si lascia scappare: “Mo’ chiamano le guardie, dicono: guardate, andate a vedere.. 'a Patan, o’ Pepp’”.
L’ex boss ripete: “Noi fratelli Sarno ci amiamo…”, battendo la mano sul petto. E poi aggiunge: “Chi non vuole bene ai fratelli Sarno…”, e termina la frase portando il pollice verso, come facevano gli imperatori romani per decretare la morte di un gladiatore sconfitto.
“L’ex boss di Ponticelli sembra lanciare messaggi”, racconta Luciana Esposito ad Affaritaliani, “quasi fosse pronto a tornare. Gesti e parole da cui non trapela redenzione o pentimento, come a dire 'siamo riusciti a farla franca, evitando la galera e siamo pronti a tornare". Tutto mentre “a' patana” se la ride di gusto.
Poi, con alcuni utenti, arrivano gli scambi di offese personali via messanger e la risposte della Ippolito: “La resa dei conti è vicina” e “sei solo un morto che parla, aspetta che verrà il giorno (…) non nominare il mio sangue che mio fratello ti rompe il collo” (le frasi sono scritte in napoletano, ndr)
Giuseppe Sarno e Patrizia Ippolito sono sotto programma di protezione con una tutela in condizioni di massima sicurezza, assistenza e recupero sociale in quanto collaboratori di giustizia, il tutto insieme ai familiari, al fine di ricostruire un vero e proprio progetto di vita.
Ma la performance ha scatenato sia le ire dei nemici sia l'attenzione dei gregari, così come il disgusto dei tanti che hanno subito il potere del clan. Ma dal Viminale e dalle strutture responsabili della sorveglianza non sono giunte reazioni. Al momento della diretta, gennaio, il dicastero era guidato da Marco Minniti. Possibile che sia tutto normale?
Possibile che non si voglia almeno comprendere cosa significhi questo gesto e quali dinamiche annunci?