Favignana, presi i tre detenuti evasi. Stavano rubando una barca
Si trovavano ancora sull'isola, stavano rubando una barca
E' durata cinque giorni la fuga dei tre detenuti evasi dal carcere di Favignana lo soccorso 28 ottobre. I malviventi sono stati individuati e catturati di notte dai carabinieri dell'isola che li hanno sorpresi mentre cercavano di rubare una barca per poi allontanarsi da Favignana. Due di loro sono stati bloccati immediatamente dai militari, mentre il terzo è stato fermato poco dopo essere riuscito a far perdere le sue tracce. Gli investigatori, coordinati dalla Procura di Trapani, stanno adesso ricostruendo gli spostamenti dei tre fuggitivi durante gli ultimi 5 giorni per accertare eventuali complicità. Stile 'classico', con le lenzuola annodate, e almeno finora con un piano perfetto: così i tre pericolosi detenuti della casa di reclusione ''Giuseppe Barraco'' nel centro di Favignana, adiacente alla scuola media e a cento metri dalla spiaggia Praia, erano evasi la notte scorsa facendo perdere le tracce.
Adriano Avolese, 36 anni, all'ergastolo per omicidio, Giuseppe Scardino, 41 anni, condannato a 15 anni per una serie di rapine violente e per il tentativo di omicidio di un poliziotto a Scoglitti, frazione di Vittoria (Rg) e il suo amico e complice Massimo Mangione, 37 anni, condannato a 12 anni e 8 mesi, per gli stessi reati, erano in cella insieme da qualche mese. Avevano segato le sbarre della finestra con un seghetto sono saliti sul tetto e poi, utilizzando le lenzuola annodate come funi, sono saltati sul muro esterno hanno calato altre lenzuola e sono fuggiti. E' stato il primo caso di evasione dalle case di reclusione di Favignana, che ospita detenuti da secoli. Dal 2011 il vecchio carcere costruito attorno al castello di san Giacomo e' stato chiuso e i condannati sono ospitati nella struttura rinnovata in via Aurelio Padovani, sempre nel cuore del piccolissimo centro abitato dell'isola.
Scardino e Mangione erano stati trasferiti da qualche mese dopo aver tentato di fuggire dall'istituto di pena di Siracusa. Nonostante lo spostamento "punitivo", erano stati messi nella stessa cella. Un'anomalia evidente sulla quale, oltre alla procura trapanese che ha aperto un fascicolo sull'evasione, intende far luce anche il Dap, che ha aperto un'inchiesta interna. Adriano Avolese nel 2002 a Pachino (Sr) uccise Sebastiano Di Rosa, 24 anni, per una vendetta nei confronti del fratello della vittima, Salvatore, che avrebbe insidiato la moglie. La Cassazione ha confermato le condanne a 25 anni di reclusione per il fratello Giuseppe, all'ergastolo per il padre Mario, e a 30 anni per Dino Lentinello.
Secondo le indagini della polizia la vittima fu picchiata selvaggiamente con pugni, calci e colpi di bastone. Il corpo venne gettato in un appezzamento di terreno e dato alle fiamme. Adriano confesso' il delitto ma scagiono' i congiunti. I tre pero' furono messi nella stessa cella e le microspie captarono direttamente dalle loro voci come si era svolto l'omicidio cui avevano partecipato tutti. Giuseppe Scardino e Massimo Mangione facevano parte di una banda di rapinatori che seminava il terrore nel ragusano tra il 2006 e il 2007. I due spararono all'impazzata nel centro di Scoglitti ferendo una donna per sfuggire a due poliziotti che li avevano riconosciuti perche' ricercati per rapina e che cercarono di uccidere. Mangione punto' la pistola alla tempia di un agente: non lo uccise perche' l'arma s'inceppo'.