Francia, Macron cambia la scuola: via i cellulari, torna il grembiule
Niente più cellulari nelle scuole francesi, torna invece il grembiule
Francia: niente piu' cellulari a scuola, solo per insegnanti
Niente piu' cellulari nelle scuole francesi: i telefonini saranno ammessi solo per i docenti. L'assemblea nazionale francese ha infatti votato, per ora solo in prima lettura, una proposta di legge che punta al "divieto effettivo" dei telefoni portatili nelle scuole e nei licei a partire dall'anno prossimo. La misura, che era stata promessa dal presidente Emmanuel Macron nella campagna elettorale, e' stato presentato come "un segnale per la societa'". La proposta ha ottenuto i voti di 'Le Re'publique en Marche' (LREM) di Macron e i centristi di MoDemo, oltre ai liberali di UDI-Agir. Tutti gli altri gruppi hanno parlato di provvedimento "inutile", "ipocrita" e "operazione di comunicazione". Se arrivera' il via libera definitivo, saranno vietati il telefono cellulare e qualsiasi altro mezzo di comunicazione elettronica (compresi tablet e computer, con l'unica eccezione di quanto siano utilizzati a scopo didattico o espressamente autorizzati).
Francia: grembiule torna a scuola, si riapre eterno dibattito
Dal prossimo autunno, gli alunni delle scuole elementari pubbliche del comune di Provins, nel dipartimento Seine-et-Marne (est di Parigi), torneranno a indossare il grembiule, o meglio l'uniforme. A Provins, citta' patrimonio dell'Unesco, il sindaco Olivier Lavenka, del partito 'Les Re'publicains' (destra), ha interpellato direttamente i genitori. Alla consultazione popolare organizzata pochi giorni fa, il 62,4% dei votanti si e' espresso a favore del grembiule a scuola. L'amministrazione comunale ha annunciato un prossimo bando di gara per individuare l'azienda che produrra' l'uniforme - composta da polo, maglione e giacca di color blu marine - da far indossare a tutti gli alunni delle scuole elementari pubbliche di Provins a partire da novembre. In Francia il dibattito sul grembiule a scuola si ripropone ciclicamente. E' tornato in auge durante la campagna per le presidenziali del 2017, con Marine Le Pen e Francois Fillon strenui difensori della sua reintroduzione nel contesto scolastico. In base all'ultimo sondaggio realizzato dall'istituto IFOP un anno fa, il 63% dei francesi era favorevole alla divisa, il 78% tra i simpatizzanti del Raggruppamento nazionale (ex Fronte nazionale) della Le Pen e il 56% tra quelli del Partito socialista. La decisione del comune di Provins potrebbe dare il via a consultazioni in altre citta' francesi. Intanto il dibattito e' all'ordine del giorno, con servizi nei tg, sondaggi delle principali testate giornalistiche e migliaia di post sui social.
Due le linee di pensiero dominanti: da un lato c'e' chi e' favorevole alla divisa, segno di uguaglianza, simbolo di disciplina e in difesa di una Francia laica, dall'altro i suoi detrattori che la considerano un esempio di strumentalizzazione della scuola da parte di un'ideologia politica, un provvedimento retrogrado e una perdita di identita'. Quel 37% di genitori che a Provins si e' espresso contro il grembiule ne denuncia anche il costo di acquisto, mentre la scuola pubblica e' gratuita. Il sindaco Lavenka ha risposto che il prezzo e' contenuto - 10 divise al prezzo di 145 euro - e che il comune si fara' carico del 50% della spesa a partire dal secondo figlio. In realta', in Francia indossare un grembiule nelle scuole pubbliche non e' mai stato un obbligo per legge, ma per proteggersi dall'inchiostro se ne faceva uso alle elementari. Con l'introduzione della pena Bic e la possibilita' di acquistare vestiti a basso costo, dalla fine degli anni '60 e' scomparso dalle aule. Negli ultimi cinque anni almeno tre proposte di legge a favore del grembiule a scuola sono state presentate in parlamento ma l'iter non e' andato a buon fine. In base alla legge vigente solo le scuole private o militari possono imporre l'uniforme obbligatorio. Ogni istituto scolastico pubblico ha un suo regolamento interno che stabilisce gli standard di abbigliamento, vietando in alcuni casi cappellini, jeans strappati o scarpe da ginnastica. La nuova guida ufficiale sulla laicita' a scuola, distribuita a fine maggio a presidi e docenti, stabilisce che "l'alunno sara' sanzionato se viene dimostrato che un capo di abbigliamento o altri segni distintivi siano indossati con la volonta' di manifestare la propria appartenenza religiosa". Il testo cita tra i tanti esempi la gonna nera lunga e la bandana che copre parzialmente la testa.