Cronache
I granchi di Puente: “dimmi come scrivi e ti dirò chi sei”. La personalità psicologica di Turetta dedotta solo dalla scrittura
David Puente si vanta di essere un acchiappa – bufale ma fa spesso cilecca
I granchi di Puente: “dimmi come scrivi e ti dirò chi sei”. La personalità psicologica di Turetta dedotta solo dalla scrittura
David Puente si vanta di essere un acchiappa – bufale ma fa spesso cilecca.
Ad esempio vi ricordate il clamoroso caso di Dario Fabbri, l’”esperto” di geopolitica che scriveva su Open (fondato da Enrico Mentana), ed era sempre su La 7 che risultò clamorosamente non laureato?
Ebbene, anche David Puente scrive su Open, anzi è addirittura vicedirettore con delega al Fact – checking.
Quindi un esperto di bufale e similari caseari.
Tuttavia Puente non si “accorse” che Fabbri si teneva il titolo di laureato, senza mai smentire o rettificare anche sui programmi dei convegni.
“Se uno non me lo chiede non lo dico”, fu la sua sagace risposta.
I suoi stessi follower si adirarono (diciamo così) e chiesero spiegazioni, ed allora Puente promise poi di spiegare ma non se ne è saputo più nulla né di Fabbri né delle spiegazioni.
Da ultimo Puente ha applicato il Fact – checking in un articolo cercando di dimostrare che la sorella della povera Giulia Cecchettin, Elena, non fosse minimamente implicata nel satanismo. Noi non sappiamo se sia “satanista” -nel senso di adepta di un culto specifico- ma sembra che abbia un grande interesse per esso, come dimostrano le sue foto su Instagram con simboli specifici.
Ma veniamo alla attualità.
Ieri su Open, quotidiano che si vanta della sua rigorosità scientifica, è apparso un altro articolo dal titolo “Filippo Turetta, il giudizio della grafologa Sara Cordella: ‘Grafia pendente e stretta di chi cerca l’altro in modo possessivo’” a firma di Alessandro D’Amato, una vecchia conoscenza del mondo caseario, da qualche anno in ombra.
Sottotitolo: “La grafologa forense, iscritta proprio nel foro di Venezia: ‘mancano le luci negli ovali e gli slanci nelle lettere’”.
Si tratta di una analisi dell’autografo del ragazzo vergato il 16/02/2023 in quel di Saccolongo all’atto costitutivo di una società agricola.
La grafologa ci dice che:
“La firma di Filippo Turetta non è respiro, nella sua strettezza generale. È piena”.
Il D’Amato, presagendo le critiche, cerca di pararsi preventivamente le terga dalle ire puentiane elencando i titoli : “Il giudizio professionale sull’autografo dell’assassino di Giulia Cecchettin viene da una perita grafologa professionista: Sara Cordella, grafologa forense, specializzata in grafologia criminologica, iscritta all’albo dei periti del Tribunale di Venezia e docente”.
Guardando su Linkedin si scopre che è anche General manager al noto Hotel di Venezia Cipriani a tempo pieno.
Quindi l’esperta continua: «Le lettere, appoggiate una all’altra, si sostengono per inerzia, diventando un corpo unico fatto di scatti inclinati a destra. È la grafia pendente che è la grafia di chi cerca l’altro».
E poi un ancora:
«È una scrittura inclinata a destra», spiega la grafologa forense, «ma con lettere strette. Così diventa una sindrome: quella di chi cerca l’altro solo al fine di inglobarlo a sé. La sindrome di chi soffre di bulimia affettiva, come se di amore, di affetto, di attenzioni non ci si potesse mai sfamare a sufficienza, come se ci si dovesse riempire fino al vomito, per poi ricominciare. La sindrome di una gelosia che è talmente assoluta e assolutoria, da sfociare in invidia, in una palla di gomma che più cerchi di affondare e più viene a galla».
Infine D’Amato ci riporta la conclusione psicologiche della grafologa:
“Filippo Turetta è un essere umano ma senza respiro e senza ombra che non può non aver pensato che quel respiro, quell’ombra, quella luce che aveva visto negli occhi di Giulia andavano spenti per sempre”.
Da qualche tempo anche noi abbiamo imparato la nobile arte del Fact – checking e così, da umili artigiani del sapere, seguendo le orme di cotanto maestro, abbiamo fatto un po’ di indagini, che forse avrebbe dovuto fare Puente stesso ma non ha fatto.
La Cardella non è nuova a collaborare con Open, tanto che in un articolo del 23 aprile 2023, aveva rilasciato una intervista (sotto forma di Podcast) sull’analisi della firma di Matteo Messina Denaro. Scopriamo così che il boss non solo aveva fatto tutto quello che ha fatto ma che era anche reo di inserire “i cosiddetti ricci del nascondimento. È la bugia per omissione”. Questi “ricci” la Cardella li ritrova anche i famosi politici e di fa sapere che: “Sono gli stessi ricci che aveva Andreotti! Non scelgo di dire una bugia ma in qualche modo nascondo una verità non dicendola”.
È il peccato che la Chiesa cattolica chiama di “omissione”, aggiungiamo noi a supporto.
Tuttavia, questa volta l’articolo è firmato “Redazione”. Peccato perché chi lo ha scritto dice cose molto sensate:
“Ma mentre ai giudici interessa soprattutto la cosiddetta scienza dell’identificazione (e discipline come la dattiloscopia, la balistica e la grafologia) questo tipo di analisi è grafologica di personalità. Non si tratta di una scienza e nasce ai primi del ‘900 con il frate Girolamo Moretti, che decodifica dal punto di vista grafologico segni che sono anche prodotti neurologici”.
Ecco il punto: “Non si tratta di una scienza” ma solo di “grafologia di personalità” e la grafologia in tribunale è unicamente utilizzata per appurare l’identificazione di una persona o l’autenticità di un documento, non certo per dedurne le caratteristiche psicologiche di un imputato (per cui, tra l’altro, ci vuole uno psicologo).
Eppure l’articolo può indurre a credere che si possa dedurre in maniera scientifica e probante i tratti della personalità di uno scrivente solo analizzando la sua grafia, non quello che scrive. Non si può condannare una persona per come fa la “o”.
Riportiamo quanto dice Wikipedia -che ovviamente non è una fonte scientifica- ma che aiuta a farsi un’idea:
“La grafologia è una tecnica che presume di dedurre alcune caratteristiche psicologiche di un individuo attraverso l'analisi della sua grafia. La validità e l'attendibilità di questa tecnica non sono mai state validate scientificamente, la sua attendibilità risulta quindi nulla (1)(2)(3); per questo motivo le analisi grafologiche di personalità non sono ammesse in ambito forense, al contrario della perizia calligrafica (3)(4), che è invece utilizzabile per validare la paternità della grafia”.
Se clicchiamo però sul riferimento bibliografico (3) giungiamo al sito del Cicap, fondato da Piero Angela e che Puente conosce benissimo perché ci collabora stabilmente.
Ebbene Armando De Vincentiis (psicologo clinico e psicoterapeuta), socio emerito del Cicap, risponde ad una lettera sulla grafologia così:
“La grafologia non è suffragata da alcuna conferma sperimentale. In alcune occasioni vengono effettuate addirittura delle diagnosi molto dettagliate solo sulla base di alcuni tratti caratteristici della grafia di una persona, tendenza del segno a destra, a sinistra, tratto insicuro ecc. Tuttavia non vi è un riscontro con la realtà dei fatti. Inoltre non esiste nemmeno un esame specifico nei corsi di laurea in psicologia. Nella grafia si può riscontrare certamente un tratto nervoso, insicuro, ma nessuno può davvero affermare se una lettera piena e panciuta come la "b" o la "o" possa evidenziare un tipo di personalità differente rispetto ad una persona che tratteggia delle "b" e delle "o" sottili e allungate. Discorso diverso vale per le perizie calligrafiche utilizzate nei tribunali: effettivamente può essere possibile stabilire la paternità o meno di una certa grafia”.
A sua volta De Vincentiis indica, per un approfondimento del tema, un numero della rivista ufficiale del Cicap, “Scienza&Paranormale” n.55 dall’eloquente titolo: “Grafologia: scienza o pseudoscienza?”.
Ecco l’inizio della risposta:
“La grafologia ha tutti i requisiti per essere annoverata tra le scienze controverse (cioè le pseudoscienze, ndr): nessuno studio scientifico ne ha ancora dimostrato l'affidabilità (mentre numerosi studi la mettono in dubbio), ma al tempo stesso essa gode di un forte credito presso la popolazione…”.
Detto questo non vogliamo minimamente contestare –nel suo campo- le competenze della dottoressa Cordella (laureata in Lettere) che è anche “specializzata in grafologia criminologica” che è una disciplina più complessa della semplice grafologia.
La grafologia forense, (“analisi forense”) invece non solo è utilizzata normalmente nei tribunali ma fornisce un valido aiuto a riconoscere la paternità dei documenti o l’identità anonima, permettendo di risolvere a volte casi complessi ma non ha niente a che fare con la psicologia, siamo in tutt’altro campo.
Le conclusioni sulla personalità di Turetta, ottenute da una semplice firma e che abbiamo riportato ad inizio articolo, non significano assolutamente niente a livello forense ma vengono presentate da D’Amato in maniera tale da indurre il lettore a credere che siano informazioni scientifiche assodate sulla sua personalità. E se a questo si somma che Open -nell’immaginario collettivo- è la testata del Fact –checking il lettore penserà che quello è un vero profilo psicologico, mentre è solo il risultato dell’interpretazione dei tratti grafici. C’è una bella differenza. Si tratta di cattivo giornalismo ed anche pericoloso per un imputato che magari non sta simpatico, parlando in generale.
La domanda quindi sorge spontanea:
Come mai quando c’è da guardare a casa propria, cioè Open dove è vicedirettore, Puente si distrae dal suo supposto percorso di rigorismo?
E poi ancora: come farà Puente ora a giustificarsi con quelli del Cicap che considerano la grafologia –nel migliore dei casi- una pseudoscienza? E a D’ Amato saranno tirate le orecchie?