Cronache
Il presunto patto Stato-boss. Vergognoso il trattamento di “Report” a Mannino
Esternazioni di boss come Graviano prese per oro colato
Vergognoso il trattamento, riservato dagli autori di “Report”, su Rai 3, a Calogero Mannino, 81 anni: 30 anni di sofferenza per accuse ingiuste, addio carriera politica, infine assolto da tutto! Bene, anzi male: a lui 2 minuti su 3 ore di programma, basato sul verbo degli “storici” Brusca e Giuseppe Graviano, in cella dal 1994, mafioso considerato, da tempo, del tutto inattendibile.
Una trasmissione, «con tesi preconfezionate, mosse da evidente pregiudizio, senza alcun contraddittorio, e palesemente diffamatorie. Ci riserviamo, quindi, ogni iniziativa giudiziaria del caso».
Lo hanno detto Franco Coppi e Niccolò Ghedini, legali di Silvio Berlusconi, a proposito di Report, il programma curato e condotto da Sigfrido Ranucci, dedicato alla presunta trattativa Stato-mafia e alle stragi del 1992 e 1993, seguito da 2.957.000 spettatori, con uno share dell’11.5%..
Come ha osservato, sul “Corriere della Sera”, Aldone Grasso, gli autori de’sinistra non hanno tenuto conto-mitragliando gli odiati Berlusconi, Dell’Utri e Mori, soprattutto con le dichiarazioni di “pentiti” (alcuni morti, come Di Carlo)-di numerose sentenze, come quella che, nel dicembre scorso, ha assolto Mannino. Tali sentenze disegnano un quadro diverso da quello mandato in onda ed escludono il famigerato patto tra lo Stato e la mafia.
Un programma, dunque, con tesi preconfezionate, mosse da evidente pregiudizio, senza alcun contraddittorio.
Giancarlo Caselli, che guidava la Procura di Palermo, quando mise sotto inchiesta Giulio Andreotti (poi assolto e “prescritto” per il reato di associazione a delinquere fino alla primavera del 1980), pubblicò la sua requisitoria con il titolo “La vera storia d’Italia”.
Lunedì sera, Rai3 ha preso per oro colato le inchieste di Caselli e quelle di Ingroia e Di Matteo, dando la parola a boss mafiosi e censurando le tesi difensive. “Mascariato” anche al questore di Palermo, La Barbera, defunto.
È “servizio pubblico” un programma, che fa parlare, senza contraddittorio, don Giuseppe Graviano, il boss di Brancaccio, che ha accusato Berlusconi, e il picciotto pluriomicida Gaspare Spatuzza ?
Ma gli autori non hanno informato i telespettatori che Graviano è stato condannato, all'ergastolo, a Reggio Calabria, quale mandante dell’agguato, che costò la vita ai brigadieri dei CC Antonio Fava e Vincenzo Garofalo.
“Report” ha dato spazio ai “pentiti” e ha silenziato Mannino, assolto anche dalla Cassazione, nel processo sulla presunte trattative Stato-boss.
I carabinieri del Ros, comandati dal colonnello Mori, ha stabilito la Suprema Corte, non trattarono, per conto di istituzioni colluse, ma seguirono una loro strategia investigativa. E tentarono, attraverso l’ex sindaco, mafioso, di Palermo, don Vito Ciancimino, di arrivare a catturare i boss stragisti. Le concessioni carcerarie non erano benefici dispensati ai padrini, in cambio della fine delle stragi, ma scelte politiche.
“La Corte di Cassazione, confermando il giudizio della Corte d’Appello di Palermo, ha posto termine alle esercitazioni di fantasia, che l’ossessione persecutoria di alcuni pm ha messo su carta, sin dal 1991, in tanti processi, nei quali sono stato, sempre, assolto”, ha commentato Mannino. I cronisti dei quotidiani e delle agenzie hanno diffuso e stampato l’esternazione dell’ex esponente della sinistra dc.
I microfoni degli inviati di “Report” sono rimasti spenti...