Ilva, Cassese (M5s): "Così non ha futuro. I tarantini devono poter respirare"
Intervista/ Gianpaolo Cassese, deputato pugliese e uomo di punta del M5s sul caso Ilva, analizza il futuro dell'impianto di Taranto
"Nessuna decisione potrà prescindere dal diritto dei tarantini di tornare a respirare" . Gianpaolo Cassese è un deputato pugliese del Movimento 5 Stelle. Eletto a Grottaglie, cittadina a pochi chilometri di distanza da Taranto celebre per la ceramica, è per forza di cose uno dei pentastellati più attivi sulla vicenda Ilva. Sul caso, lo si potrebbe definire "l'uomo che sussurra a Di Maio". In un'intervista ad Affaritaliani.it, Cassese analizza gli ultimi sviluppi della vicenda legata al polo siderurgico, con il difficile negoziato in corso con l'acquirente indiano. E tra diplomazia e buonsenso, emerge una particolare attenzione per il tema ambientale e la convinzione del M5S che l'Ilva, così, non può continuare.
Quale potrebbe e dovrebbe essere il futuro dell'Ilva di Taranto?
Lo abbiamo scritto a pagina 13 del contratto di governo, ovvero dedicare al comprensorio di Taranto un programma di riconversione economica basato sulla progressiva chiusura delle fonti inquinanti. Non si può più tollerare quanto tollerato finora. Che l’Ilva inquini provocando disastri ambientali ed emergenze sanitarie è un dato di fatto. Chi ci ha preceduto non ha fatto nulla per risolvere gli annosi problemi, semplicemente rinviati di decreto in decreto. Tuttavia, abbiamo ereditato dal vecchio governo gli effetti del contratto di cessione di Ilva ad Arcelor Mittal. Un contratto che a parer nostro lascia molto a desiderare in termini di garanzie, sia dal punto di vista occupazionale sia dal punto di vista ambientale. Dopo aver visionato le 23000 pagine del dossier di questa difficile vertenza, attendiamo ora da parte della proprietà un concreto impegno per riavviare la trattativa. Nessuna decisione potrà prescindere dal diritto dei tarantini di tornare a respirare.
In caso di riconversione quale potrebbe essere il futuro dei lavoratori?
I lavoratori desiderano com’è giusto che sia la tutela del posto di lavoro, ma farebbero volentieri a meno dei rischi alla salute che corrono giornalmente in quella fabbrica. Inoltre, l’Ilva sta letteralmente cadendo a pezzi, mettendo a serio rischio la sicurezza e l’incolumità dei lavoratori. Il triste numero dei decessi in azienda lo dimostra. Troppo presto per fare previsioni sul progetto di riconversione, una cosa è certa, una parte dei dipendenti sarebbe impegnata nello smantellamento della fabbrica e nelle bonifiche.
E' possibile che l'Ilva possa continuare a essere un polo siderurgico? E se sì, dovrebbe continuare così oppure avviare quantomeno una parziale riconversione?
Per come la vedo io l’Ilva non ha futuro per un mucchio di ragioni, o comunque ha un tempo limitato. Ma sono valutazioni che farà insieme l’intera maggioranza. Chi pensava di risolvere la questione con un contratto di fitto con obbligo di acquisto e con le condizioni attualmente previste è evidente che non conosceva né l’Ilva né Taranto.
Qual è la posizione dell'acquirente indiano?
L’acquirente indiano deve farci capire se è interessato solo alle quote di mercato rappresentate dall’Ilva o se è seriamente interessato a trasformare l’Ilva in un siderurgico di eccellenza, con un ridotto impatto sull’ambiente e, in tal caso, quanto e come vuole investire.
Come verranno coperti i 70-80 milioni circa derivanti dall'estensione del periodo di commissariamento fino al 15 settembre?
Come dichiarato dal Ministro Di Maio in aula qualche giorno fa, i commissari dell'Ilva - Enrico Laghi, Piero Gnudi e Corrado Carrubba - hanno comunicato in un documento la proroga al 15 settembre senza ulteriori costi per lo Stato.
@LorenzoLamperti