Cronache
Inquinamento idrico-rifiuti: sequestrato un maxi cimitero di rottami illegali
Latina/ Il "cimitero" si estendeva su una superficie di 18mila metri quadrati, nella quale la ditta demolitrice stoccava veicoli rottamati senza autorizzazioni
Latina, rifiuti pericolosi a Sermoneta: sequestrate più di 200 tonnellate di materiale illecito. Avrebbe potuto inquinare il suolo e le falde acquifere
Scoperto e sequestrato dalla Guardia di Finanza di Civitavecchia grazie al controllo con mezzi aerei, il cimitero di rottami e rifiuti pericolosi di Sermoneta in provincia di Latina. Si estendeva su una superficie di 18 mila metri quadri all'interno della quale la ditta demolitrice stoccava veicoli rottamati e incidentati senza le necessarie autorizzazioni. Ciò significa che batterie, olii lubrificanti e liquidi refrigeranti ed altro materiale ferroso quantificato in 200 tonnellate di materiale, avrebbero potuto inquinare non solo il suolo, ma le falde acquifere sottostanti ed i vicini canali di irrigazione.
In vista della 54esima giornata mondiale della Terra 2024 che si celebrerà il 22 aprile prossimo, appare molto chiaro che per migliorare la salute del nostro pianeta (che è poi l'unico che abbiamo), tutti noi siamo chiamati a cambiare le nostre abitudini per fermare l'inquinamento e dare il nostro contributo. Plastica, sostanze tossiche, agricoltura industriale e allevamenti intensivi sono tutti tasselli di un sistema malato che sta distruggendo l’ambiente.
Le Pfas, ad esempio come ci ricorda Greenpeace, sono sostanze chimiche di sintesi che hanno trovato grande fortuna in moltissimi settori per via delle loro proprietà idro- e oleo-repellenti, oltre ad essere resistenti ai naturali processi di degradazione. Decenni di uso massiccio hanno contaminato l’acqua, il suolo, il cibo e la fauna selvatica, anche attraverso i normali prodotti di consumo e gli scarichi industriali, con gravi conseguenze sulla salute delle persone come problemi alla tiroide, danni al fegato e al sistema immunitario, obesità, cancro al rene e ai testicoli. Per questo è necessario vietarli al più presto.
Il mare ospita un’incredibile fauna selvatica, fornisce cibo a milioni di persone e contribuisce a bilanciare il nostro clima, ma oggi è minacciato più che mai da pesca eccessiva, trivellazioni petrolifere e inquinamento da plastica.
Planet vs Plastic (Pianeta contro Plastica) è anche il tema della prossima giornata mondiale della Terra, che per la 54esima edizione in programma il prossimo 22 aprile, vuole chiedere una riduzione del 60% nella produzione di tutte le plastiche entro il 2040.
L'anno scorso, ad esempio, sono stati prodotti in tutto il mondo oltre 500 miliardi di sacchetti di plastica, al ritmo di 1 mln al minuto. Dopo la disgregazione, le plastiche si trasformano in microplastiche, particelle minuscole che permeano ogni aspetto della vita sul pianeta e rappresentano una minaccia immediata non solo per l’ambiente, ma anche per la salute umana. Man mano che si scompongono in microplastiche, liberano sostanze chimiche tossiche nelle nostre fonti di cibo, nell'acqua e nell’aria che respiriamo. La produzione di plastica è cresciuta fino a superare i 380 milioni di tonnellate all’anno, con un incremento nella produzione negli ultimi dieci anni superiore a quello di tutto il ventesimo secolo.
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Per realizzare l’obiettivo di riduzione del 60% di plastica entro il 2040, l’organizzazione Earth Day si prefigge:
1. di promuovere una cultura diffusa sui danni provocati dalla plastica alla salute di umani, animali e della biodiversità, sollecitando ulteriori ricerche sulle sue implicazioni sanitarie e la divulgazione di qualsiasi dato riguardante i suoi effetti;
2.di eliminare rapidamente l’uso di plastiche monouso entro il 2030, ottenendo l’approvazione di questo impegno nel Trattato delle Nazioni Unite sull’Inquinamento da Plastica nel 2024;
3.di chiedere politiche concrete per combattere la fast fashion (la moda veloce) e l’enorme quantità di plastica che produce e utilizza;
4.di investire in tecnologie e materiali innovativi per edificare un mondo senza plastica.
"Siamo diventati il prodotto stesso delle plastiche" afferma Kathleen Rogers, Presidente di Earth Day "Esse scorrono nel nostro flusso sanguigno, si attaccano ai nostri organi interni, trasportando metalli pesanti noti per causare cancro e malattie. Questo materiale, un tempo ritenuto straordinario e utile, si è trasformato in un veleno, mettendo a rischio la nostra salute e quella di tutte le altre forme di vita" .
L’Unione Europea ha adottato diverse politiche per affrontare l’inquinamento idrico, con l’obiettivo di proteggere e migliorare la qualità delle acque sia superficiali che sotterranee.
La direttiva quadro sulle acque (Water Framework Directive – WFD): adottata nel 2000, è lo strumento principale per la gestione delle acque nell’Unione europea. Stabilisce un quadro comune per la protezione delle acque dolci superficiali, delle acque sotterranee, degli estuari e delle acque costiere, fissando obiettivi di buona qualità ecologica e chimica per tutte le acque entro il 2027; La direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane (Urban Waste Water Treatment Directive – UWWTD): adottata nel 1991 e successivamente rivista nel 2019, impone agli Stati membri di garantire il trattamento adeguato delle acque reflue urbane, al fine di prevenire l’inquinamento delle acque superficiali e sotterranee.
La direttiva sulle emissioni industriali (Industrial Emissions Directive – IED): adottata nel 2010, mira a prevenire o ridurre l’inquinamento proveniente da determinate attività industriali. Stabilisce standard per il controllo delle emissioni e obblighi relativi al monitoraggio e alla segnalazione da parte delle industrie; La direttiva sui nitrati: adottata nel 1991 e rivista nel 2006, mira a prevenire l’inquinamento delle acque da nitrati di origine agricola. Impone misure di gestione delle attività agricole che utilizzano fertilizzanti azotati, al fine di ridurre le concentrazioni di nitrati presenti nelle acque; La politica di gestione delle sostanze chimiche (REACH): si tratta di un regolamento adottato nel 2006 che mira a garantire l’uso sicuro delle sostanze chimiche nell’UE, tra cui quelle che potrebbero contaminare le acque. Prevede una registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche, nonché l’obbligo di comunicazione lungo la catena di fornitura.
L'Unione europea, inoltre, offre svariati strumenti di finanziamento per supportare progetti di miglioramento della qualità dell’acqua e di prevenzione dell’inquinamento idrico, tra cui il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (EMFF), il Fondo europeo per lo sviluppo regionale (FESR) e il Fondo agricolo comune (FAC).