Cronache

Mafia, le accuse del boss Graviano: "Berlusconi ebbe un ruolo nel mio arresto"

Il boss, che non è un pentito, nel suo memoriale dal carcere parla di "20 miliardi che il Cavaliere doveva alla sua famiglia" . La Dia di Firenze indaga

Mafia, le accuse del boss Graviano: "Berlusconi ebbe un ruolo nel mio arresto"

Ci sono nuovi elementi che spingono la procura e la Dia di Firenze ad indagare sull'arresto dei fratelli Graviano nell'ambito dell'inchiesta sulle stragi dell'estate di mafia del 1993 a Firenze, Roma e Milano. L'arresto dei due fratelli a capo del mandamento Brancaccio di Palermo, Giuseppe e Filippo Graviano avvenne nel 1994. I due - riporta Repubblica - vennero arrestati ai tavoli del ristorante "Gigi il cacciatore" che allora si trovava in via Procaccini a Milamo. Erano in compagnia delle fidanzate (poi sposate in carcere), Bibbiana Galdi e Francesca Buttita. A tavola con loro c’erano anche due amici arrivati da Palermo, Salvatore Spataro e Giuseppe D’Agostino. Fu quest'ultimo a provocare l'arresto. Chi tradì i Graviano? E perché? La procura di Firenze ha riaperto le indagini sulle stragi dopo le intercettazioni in carcere di Graviano: "A Milano facevo una vita normale – raccontava Giuseppe Graviano, il boss delle stragi, al suo compagno dell’ora d’aria in carcere – non mi aspettavo l’arresto, ero circondato da una copertura favolosa. Com’ero combinato io… solo solo il Signore… lo bacio. Mi sono spiegato?". A un certo punto, però, la rete di protezione salta ma non è mai stato scoperto perché salta. E su questo aspetto vuole approfondire le indagini la procura di Firenze.

Graviano, nel suo memoriale, tutto da verificare in quanto non è un pentito, chiama in causa Berlusconi, come riporta il Fatto Quotidiano. "Mi rendo conto solo ora che a fine '93 qualcosa cambia intorno al sottoscritto e questo momento corrisponde, a mio avviso a mente lucida, con l'ultimo incontro che ho avuto con Berlusconi a Milano. Si parlò di mettere nero su bianco, l'accordo fatto con mio nonno e gli altri imprenditori di Palermo". Ma l'incontro non si fece, il boss venne catturato il 27 gennaio con il fratello Filippo a Milano. "Qualcuno, più di qualcuno aveva interesse a toglierci di mezzo. L'arresto di Milano è stato veramente singolare e inaspettato. Sono certo - riporta il Fatto Quotidiano - che un ruolo, oltre alle forze dell'ordine, sia da attribuire a Berlusconi".

Sullo sfondo - riporta il Fatto Quotidiano - ci sono sempre i 20 miliardi che il nonno di Giuseppe Graviano (a dire del boss), avrebbe dato - insieme ad altri imprenditori di Palermo - a Berlusconi negli anni '60 e '70. Quando Graviano al processo tirò fuori questa storia, l'avvocato di Berlusconi, Niccolò Ghedini, replicò che le sue affermazioni erano "palesemente destituite di ogni fondamento, sconnesse dalla realtà e diffamatorie".