Cronache
Messina Denaro, l'ex pm Principato: "Io sempre ostacolata sulle indagini"
"Piste concrete su Leo Sutera e la massoneria, ma venni fermata. Pensai non lo volessero prendere"
La dura accusa dell'ex pm di Palermo Teresa Principato: "Ostacolate le mie indagini su Messina Denaro"
L'ex pm Teresa Principato ha rilasciato un'intervista a dir poco significativa a La Stampa. L'inizio dell'intervista condensa tantissimi sentimenti e informazioni. Eccolo qui: "Le indagini sulle ricerche di Matteo Messina denaro furono totalmente ostacolate. Ogni volta che si alzava il livello, ad esempio sulla massoneria, in molti, e fu per me una grossa delusione, non dico che avessero paura ma cominciavano a non crederci più (per esempio sui collaboratori che stavamo sentendo) nonostante in otto anni di lavoro alla Dda di prove sulla mia professionalità ne avessi seminate".
Prosegue Principato a La Stampa: "E gli ostacoli furono frapposti nonostante gli scenari della cattura fossero molto promettenti. Sia io sia altri colleghi cercammo di convincere il procuratore a fermare i colleghi del gruppo agrigentino che volevano procedere all’arresto di un boss che secondo noi ci avrebbe portato dal ricercato. Avrebbero vanificato tutto. Anche i carabinieri del Ros ci parlarono. Invano".
Principato racconta poi che "considerato l’atteggiamento tenuto nei miei confronti da alcuni colleghi e responsabili dell’ufficio giudiziario dell’epoca me ne andai via (dalla procura di Palermo, ndr), insalutata ospite. Non ritenevo ci fossero più le condizioni per rimanere". E ammette sempre a La Stampa: "Mi costò molto. Ero arrabbiata, delusa. Tanto da pensare che non ci fosse la reale volontà di catturare il latitante. Lo credevano anche altri miei colleghi e diversi investigatori".
Principato si riferisce al caso di Leo Sutera. "Era un capomafia. Appena uscito dal carcere incontrò Messina Denaro. Aveva anche il compito di farlo incontrare con due mafiosi palermitani. Lo fotografammo mentre estraeva da una pietra un pizzino del latitante. Lo lesse e lo rimise al suo posto". Ma i colleghi di Agrigento vollero arrestarlo in un’altra operazione. Il procuratore capo di allora le chiese se lei fosse certa dell’intercettazione che collegava Sutera a Messina Denaro. "Confermai, ma non si convinse. E successe un’altra cosa strana. Seppi che poco dopo, in quei giorni, si recò in aula bunker dove venivano effettuate le intercettazioni sulle ricerche del boss. Chiese a un ufficiale di sapere se ve ne fossero di interesse". Principato portò il caso al Consiglio Superiore della Magistratura. Che però non intervenne.