Cronache
Montanelli: i veri razzisti sono quelli che giudicano senza conoscerlo
Indro Montanelli è stato un maestro del pensiero e della parola, che ha fatto per la libertà e la cultura molto più dei facinorosi che lo attaccano
Che cos’è il razzismo? Secondo Wikipedia, nella sua definizione più semplice, “si riferisce a un’idea, spesso preconcetta e comunque scientificamente errata, che la specie umana sia suddivisa in razze distinte caratterizzate da diverse capacità intellettive, valoriali, etiche e/o morali, con la conseguente convinzione che sia possibile determinare una gerarchia, secondo cui un particolare ipotetico raggruppamento razzialmente definito possa essere considerato superiore o inferiore a un altro”.
Dunque, ci sono parecchie persone che vedono un poliziotto uccidere un uomo negro; fanno un video che diventa virale e tutti sono convinti che il poliziotto sia razzista (e io stessa lo sia perché scrivo negro – come Hemingway – anziché nero, di colore o afro). Non pensano che il poliziotto possa essere semplicemente e gravemente un delinquente, omicida che, per di più, disonora la sua funzione sociale. Non ricordano neppure che la responsabilità penale è rigorosamente personale.
NO. Si rifiutano di pensare, di distinguere, di valutare. Allestiscono un’indignazione popolare, anzi mondiale, ricordando a tutti che il razzismo è una vergogna e che deve essere punito. Come se non lo sapessimo. E se non sapessimo anche che noi non siamo i giustizieri deputati a farlo. Anzi, nello stato democratico e di diritto ci sono i giudici che, prima d’ogni altra cosa, devono cercare di capire il perché di quel gesto orrendo del poliziotto. Senza preclassificarlo. Senza condannarlo per un reato diverso.
Quando poi l’eco arriva in Italia, ecco “assembrarsi”, alla faccia dei decreti governativi, gruppi di deficienti che pensano di poter vendicare ciò che considerano soprusi, violenze e discriminazioni. Come? Con altrettanti soprusi, violenze e discriminazioni, messi in atto da loro stessi. A cominciare dall’oltraggio perpetrato ai danni della memoria di Indro Montanelli, imbrattandone la statua ai giardini pubblici e chiedendone la rimozione. Sentendosi, quindi, superiori a tutti, in grado di giudicare, di condannare, di eliminare.
Anche una statua.
Non è violenza questa? Ritenuta così necessaria come mai la violenza dovrebbe essere? E perché? Perché nel 1936 Montanelli avrebbe sposato una ragazzina abissina. Ma questi facinorosi sanificatori del mondo dicono che l’ha stuprata. Ma evidentemente questi scriteriati ignoranti non conoscono la storia, il colonialismo, la guerra. Non possono capire che cosa ha fatto per la cultura e la libertà un uomo grandissimo come Montanelli.
Non si sono soffermati per un solo momento a pensare che forse Montanelli ha sposato la ragazzina (nel 1936, in africa, sposarsi a 12 anni era normale) solo per sottrarla alla schiavitù, fingendo che fosse la propria moglie. Non hanno neanche immaginato che in quel periodo orrendo di storia, 90 anni fa, in Abissinia, a 12 anni ma anche molto prima, le ragazzine erano stuprate da chiunque: forse sarebbe da onorare Montanelli che ne ha salvata almeno una. E lui aveva 27 anni.
Forse questi odiatori da strapazzo dovrebbero pensare che al giorno d’oggi ricchi uomini di 70 anni sposano ragazze di venti. La differenza di età è più sconvolgente. Prima di sfregiare con la vernice rossa la statua di Montanelli, hanno mai saputo, questi violenti educatori sociali, che le brigate rosse hanno azzoppato Montanelli sparandogli alle gambe, perché difensore della libertà e della dignità? Maestro del pensiero e della parola, ha poi perdonato i suoi aggressori, malgrado sia rimasto zoppo per sempre.
Dovrebbero vergognarsi, peraltro, questi mezzi uomini irrisolti e vili a imbrattare una statua, che non può reagire né difendersi. E a insultare chi non c’è più. E poi tutti insieme ad altri esseri, uguali nella loro miseria, nel mondo, pronti a imbrattare la storia, il cinema, la cultura e tutto il resto, chiedendo la censura di via col vento, l’eliminazione dei cioccolatini moretto e via dicendo.
Ma hanno dimenticato, tutti, però, di chiedere lo sterminio di quei razzisti che si permettono di continuare a chiamarsi Negri o Negroni, o Moro, o Moroni. E le carte Dal Negro? E l’amaro Montenegro? Questa insopportabile dittatura del politicamente corretto, dovrebbe completare il suo lavoro porco urlando al mondo il gesto razzista degli americani che continuano a chiamare – anche quando ci viveva Obama – Casa Bianca, il simbolo di tutti gli americani.
Ecco, secondo me, i veri razzisti sono quelli che si definiscono antirazzisti; che si considerano gerarchicamente superiori ai razzisti e giudicano i neri bisognosi di sostegno morale, perché gerarchicamente inferiori a tutti.
Ecco perché è razzismo quando quelli di sinistra demoliscono quelli di destra e viceversa. È razzismo contendersi il 25 aprile o il primo maggio. È razzismo molto più grave considerare di grado inferiore chi la pensa in modo diverso, e perciò combatterlo, deriderlo e denigrarlo. Cosi si erode alla base il pilastro della democrazia, qual è l’articolo 21 della nostra Costituzione: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.
Senza gerarchie, né discriminazione di colore.