Cronache

Omicidio Pamela Mastropietro, il pg: "Confermare ergastolo per Oseghale"

La mamma: "Mi guardi negli occhi e dica i complici"

Omicidio Pamela Mastropietro: venerdì seconda parte arringa difesa e sentenza

E' terminata con una parte dell'arringa della difesa di Innocent Oseghale, pronunciata dal difensore Simone Matraxia, l'udienza del processo per omicidio di Pamela Mastropietro al tribunale di Ancona. Venerdì 16, dunque, la seconda parte con le dichiarazioni dell'imputato, rimandate per l'ennesima volta, e dunque la sentenza. Chiesto l'ergastolo dal procuratore generale di Ancona Sergio Sottani, il difensore del nigeriano si è detto concorde sulla possibilità di un omicidio senza movente ma ha ribadito: "L'ipotesi della morte per overdose non l'abbiamo buttata lì noi ma è stata paventata ben prima dal consulente della Procura, il medico legale Tombolini, improvvisamente scomparso dalla scena processuale".

"Il deprezzamento il vilipendio e l'occultamento non sono condotti in contestazione e nulla hanno a che fare con l'omicidio - ribadisce l'avvocato - E poi non si confondano gli accertamenti non fatti con il depistaggio. L'iter processuale è stato ondivago e contraddittorio, ha avuto accelerazioni, frenate e retromarce per il clamore mediatico inusitato che ha avuto la vicenda. Da lì l'esigenza di consegnare alla giustizia ma anche all'opinione pubblica il colpevole il prima possibile, condizionando la sentenza che risente della pressione e del desiderio di soddisfare il sentimento popolare".

Matraxia si è poi rivolto direttamente al giudice Giovanni Trerè: "Presidente, le rivolgo un appello: abbiate la disponibilità a riconsiderare le prove assunte nel giudizio di I grado, siate aperti a riconsiderare l'ipotesi alternativa prospettata dal consulente della Procura poi allontanato. Dovete dargli l'ergastolo? Dateglielo - dice ancora - ma con elementi probatori concreti, non con questa ricostruzione che non sta in piedi. Finché c'è un processo, poi, non c'è colpevole o innocente, c'è solo un imputato: trattatelo come tale". 

Pamela Matropietro, la difesa di Oseghale: "Pamela voleva il rapporto sessuale"

La difesa di Innocent Oseghale ha poi focalizzato l'attenzione sulla violenza sessuale. L'obiettivo è eliminarla dai capi di imputazione: "Pamela voleva il rapporto sessuale, non è in discussione ci fosse il consenso - incalza l'avvocato Matraxia - Pamela rifiuta l'imputato con quelle modalità, senza protezioni. Il dovere di difesa mi impone di non tacere oggettive: come già affermato dal Gip di Macerata emerge una notevole libertà sessuale della Mastropietro. Fate quindi attenzione ai contributi probatori".

Ma non solo: "Oseghale non aveva lo stupefacente, Pamela prima di incontrarlo chiede a più persone e lui era l'unico che poteva darle la droga. La Corte d'Assise - continua il difensore del nigeriano - ci dice che il modo di agire della ragazza è l'utilizzo del corpo per avere droga, mi pare più logico che l'imputato, che ha incontrato Pamela casualmente, per non vedere la sua aspettativa insoddisfatta abbia prima ottenuto il favore sessuale e poi ha fatto sì che Pamela acquistasse la droga. L'utilizzo del corpo come merce di scambio è un dato certo confermato dalla corte d'Assise. E' possibile che abbia approfittato prima altrimenti avrebbe corso il rischio che Pamela si sarebbe allontanata non mantenendo la promessa". 

Oseghale, la difesa continua: "Un soggetto drogato può avere un rapporto sessuale"

"Questo movente preso per i capelli e messo nella sentenza non sta in piedi perché non riesco a capire il motivo per il quale Oseghale, che ha il consenso di Pamela al rapporto sessuale, volesse farlo senza - incalza in conclusione l'avvocato - Non è noto se la ragazza abbia assunto la droga prima o dopo il rapporto sessuale. Anche laddove si accertasse la concomitanza temporale tra assunzione della droga e il rapporto, la conclusione di un abuso sessuale non sarebbe automatica. Un soggetto che ha assunto droga può avere un rapporto sessuale, non è una ipotesi penalmente rilevante. La Corte valorizza la condizione di inferiorità della vittima - dice ancora - soffermandosi sulla patologia borderline percepibile da chiunque". "Ma lo psichiatra parla di una ragazza che ha degli sbalzi d'umore e in alcuni giorni può avere comportamenti normali. Quindi come può essere percepibile il suo disturbo? Pamela ha acquistato la droga, è andata a casa dell'imputato libera e senza costrizioni, se non avesse voluto un rapporto non protetto si sarebbe recata lì, consapevole di non avere i profilattici, con quelle modalità e quella naturalezza? Rispondete voi a questa domanda - si rivolge alla Corte - ma tenendo presente che per giungere all'affermazione di penale responsabilità per il reato di omicidio non siete obbligati a dare un movente a questa condotta". 

Pamela, il pg: "Si confermi la pena massima per Oseghale"

"Il processo è solo a carico di Oseghale: siamo assolutamente convinti come accusa, e in questo senso abbiamo concluso, che sia stato lui l'autore dell'omicidio. Poi ci sono alcune posizioni, che la stessa sentenza (di primo grado, ndr) indicava come sospette, su cui poi ci potrebbero essere sviluppi". Lo ha detto il procuratore generale di Ancona, Sergio Sottani, parlando con i giornalisti a margine della seconda udienza del processo, davanti alla corte d'assise d'appello di Ancona, nei confronti di Innocent Oseghale, condannato in primo grado all'ergastolo per la violenza sessuale e l'omicidio di Pamela Mastropietro, il cui cadavere ha fatto a pezzi e abbandonato in due trolley in un terreno nei pressi di Macerata. Il Pg, al termine della requisitoria, ha chiesto per Oseghale la conferma della pena massima, così come l'avvocato Marco Valerio Verni, zio della vittima e che difende la famiglia Mastropietro, costituitasi parte civile. "Continuiamo a sostenere che non sia possibile che Oseghale abbia fatto tutto da solo - ha ribadito il legale - e ci saremmo aspettati che oggi confessasse finalmente chi fosse con lui quel maledetto 30 gennaio di due anni fa in quell'appartamento degli orrori". Lo spacciatore nigeriano continua a professarsi innocente e lo farà anche venerdì, in occasione della terza e ultima udienza del processo, quando sembra intenzionato a rilasciare una dichiarazione spontanea.

Pamela, la mamma: "Oseghale mi guardi negli occhi e dica i complici"

"Deve guardarmi negli occhi e dire quello che è successo e indicare i suoi complici, altrimenti non gli credo" ha dichiarato Alessandra Verni, la mamma di Pamela Mastropietro. Anche oggi in aula, in occasione della seconda udienza del processo davanti alla corte d'assise d'appello di Ancona nei confronti di Innocent Oseghale, la donna ha confermato di non credere alla tesi di un solo uomo capace del delitto e dello scempio sul cadavere della figlia e ha nuovamente sfidato lo spacciatore nigeriano, condannato in primo grado all'ergastolo e per il quale il Pg Sergio Sottani ha chiesto la conferma dell'ergastolo, al termine di una lunga e approfondita requisitoria. "E' pentito? Piange? - ha detto prima di entrare in aula - Anch'io piango, ma non riuscirei mai a fare del male a una persona come ha fatto lui".