Papa Benedetto scrive al Corriere della Sera
Papa Benedetto XVI, quanta differenza con Bergoglio
Ieri sul Corriere della Sera, in prima pagina, è stata pubblicata una lettera un po’ speciale,
quella di un Papa, ma non di quello in carica, bensì del “Papa emerito”, Benedetto XVI, aggettivo che designa l’anomalia della presenza contemporanea di due papi, cosa mai successa nella bimillenaria storia della Chiesa cattolica, se si esclude il periodo degli antipapi.
La lettera, recapitata alla sede romana del quotidiano, con la dizione “Urgente a mano”, faceva seguito ad una sollecitazione di Massimo Franco che aveva fatto pervenire in Vaticano una nota che chiedeva conto al Papa emerito di come se la passasse, visto le richieste di molti lettori.
La risposta di Benedetto è stata stringata e lucida, piena di pathos e di senso escatologico per il suo futuro e di riconoscenza per l’umana vicinanza dei lettori. Una risposta misurata e attenta, così diversa dalla penna irruente di Bergoglio, che provoca in chi la legge un senso di nostalgia per quel pontificato silenzioso e quieto, intellettuale, non mostrato, non esibito.
Sono ormai passati cinque anni dall’ 11 febbraio 2013 in cui la notizia delle sue dimissioni provocò un terremoto mondiale.
Si disse per motivi di salute, ma questa è stata una spiegazione mai accettata completamente per che si sa che ogni cosa che avviene dentro il Vaticano ha una sintassi e soprattutto una etimologia interpretativa assai diversa dal comune.
Benedetto XVI sarà ricordato come l’ultimo Papa del XX secolo, Papa di una Chiesa che riteneva il culto del sacro e del mistero la vera fonte di interesse nei suoi confronti. Senso del sacro indubbiamente svilito da Papa Francesco con la sua costante preoccupazione mediatica e populista, se non propriamente politica. Papa Francesco ritiene che la Chiesa, per avvicinarsi al popolo, ne debba imitare gli aspetti deteriori. Certe espressioni buffe da selfie su Facebook non aiutano lo spirito.
Una desacralizzazione che trova il suo culmine nel dire pubblicamente che da provinciale dei gesuiti di Buenos Aires andava in cura da una psicanalista distrugge completamente questo senso del sacro, non perché il Bergoglio uomo non possa avere fragilità umane, ma perché il Bergoglio ministro della Chiesa di Cristo non può averle dovendo indicare una speranza esistenziale, che non può essere quelle del lettino di Freud.