Cronache

Patrignani, non fu "suicidio per tamponamento". L'audio del 118

ASCOLTA L'AUDIO DEL 118 CHE PROVA LA VERITA'


I sospetti che non si trattasse di un 'suicidio' per incoscienza, sconsideratezza o mancanza di senno, si sono rivelati giustissimi: trattasi di 'omicidio' colposo da sinistro stradale ma con l'aggravante dell'occultamento delle prove per sviare la verità dei fatti.

Il 35enne medico specializzando in anestesia, Riccardo Patrignani, non ha perso la vita per aver tamponato o per esser andato a sbattere con il suo motoveicolo Kimco contro il furgone bianco della Hertz, guidato da Stefano Moro, il quale chissà se è stato sottoposto al test etilico, ma è stato travolto dal furgone bianco e, dopo un volo di 2-3 metri, è finito a terra nella corsia di sinistra, mentre il motoveicolo schizzato addosso al guard rail si è arrestato a una ventina di metri ma nella corsia di destra. Immediatamente il conducente del furgone ha pensato bene di spostare il mezzo parcheggiandolo sulla corsia di destra, a una decina di metri dal Kimco.

Questa la testimonianza spontanea resa da una coraggiosa, onesta, avvocatessa che quel maledetto martedì 7 aprile percorreva la stessa strada del motoveicolo a pochi metri di distanza: superata la leggera salita che porta sul Muro Torto - due corsie per ogni senso di marcia - il motoveicolo veniva colpito in pieno dal furgone bianco che si immetteva sul Muro Torto dalla rampa, in discesa, di Porta Pinciana.

L'impatto avveniva all'altezza del parcheggio sotterraneo di Villa Borghese e in quel momento il traffico non era granchè elevato. Nonostante le ferme rimostranze dell'avvocatessa a non rimuovere oggetti e mezzi, per liberare quel tratto del Muro Torto, non solo il furgone veniva spostato più avanti ma anche lo zaino nero del medico, attorno al quale comunque si formava uno scudo con in prima fila una Fiat 500 nuovo modello bianca e due ragazzi a bordo (non ancora identificati) e altre auto dietro tra le quali la Fiat 500 chiara della specializzanda in pediatria, la dottoressa del Bambin Gesù, Maria Luisa Catanoso, originaria di Reggio Calabria, che prestava i primissimi soccorsi allo sventurato collega riverso a terra con il casco ancora in testa e lo sguardo rivolto a destra.

Crolla, in tal modo, la versione lacunosa e superficiale data verbalmente sin dall'inizio dai vigili di Polizia Roma Capitale, II Gruppo, del tamponamento o dello scontro da parte del motoveicolo contro il furgone: del resto la pattuglia dei vigili è arrivata sul posto una buona mezz'ora dopo l'incidente quando ormai l'ambulanza se ne era andata e così anche le auto, tranne il furgone e il motoveicolo.

Il conducente del furgone è stato molto collaborativo, sosteneva il vigile Martinelli (?) al Pronto Soccorso a supporto della sua versione certa: il motoveicolo ha tamponato, è andato a sbattere contro il furgone. 

A chiamare il 118 è stato un giovane, non ancora identificato, che chiaramente parlando con l'operatrice dice, come risulta dal cd audio, 'e' urgente, molto urgente' e poi passa il cellulare alla dottoressa che aggiunge 'il polso è buono, è semi-cosciente...è stato uno scontro frontale'. Tesi irreale visto che si tratta di due corsie per ogni senso di marcia per cui è totalmente impossibile che il furgone procedesse contromano! Sicuramente ciò è attribuibile alla concitazione del drammatico momento....  

Chiamate alle 13,36 sul posto arrivano, alle 13,42, un'automedica e un'ambulanza che immobilizzato il medico sulla lettiga lo portano in codice rosso al Policlinico Umberto I dove arriva alle 14,00 come risulta dalle schede di soccorso del 118.

Purtroppo alle 17,55 per lo sfortunatissimo medico non c'è più nulla da fare, nonostante l'eccellente prodigarsi dell'equipe chirurgica, di altri medici e del personale paramedico, quasi tutti/e, se non tutti/e colleghi/e di Riccardo: le multiple lesioni interne, tutte riportate e non a caso sul lato destro, per il colpo improvviso e inaspettato del furgone, dal fegato, all'addome, di reni, al polmone, lo hanno purtroppo stroncato in momento di autentico benessere pisico-fisico!

Lo stesso giorno, quel maledetto martedì 7 aprile, i solertissimi vigili del II Gruppo inviano alla Procura di Roma i verbali di sequestro di: un autocarro senza marca targato EH924PM; un motoveicolo Kimco targato DY76852; un casco da motociclista marca LS2 Rocket 2. La loro versione: il motoveicolo ha tamponato o è andato a sbattere contro il furgone, ergo, dopo il decesso, il caso è chiuso. Poi il giorno, l'8 aprile, una decina di vigili tornano sul posto per ulteriori rilievi!

Il 10 aprile arriva la convalida del sequestro da parte dl sostituto procuratore di Roma, Roberto Felici che dispone la visione della salma e non l'autopsia, dei verbali di sequestro redatti da vigili: insomma il caso sembra davvero chiuso, con buona pace di tutti, congiunti della vittima e dello scaltro conducente del furgone che è stato davvero molto collaborativo e così umano da essersi dileguato nel nulla con i congiunti della vittima, che si sarebbero duvuti 'bere' la macabra versione del tamponamento come se Riccardo fosse uno scapestrato, un pazzo suicida.

Se in un primo momento era l'infamia del pazzo suicida a dover essere cancellata per salvaguardare all'opposto la memoria di un medico specializzando pieno di reale benessere psico-fisico, ora, dopo la coraggiosissima testimonianza dell'avvocatessa, unita a quella di un maresciallo della Gdf che ha avuto la brillante intuizione di fotografare l'anonimo autocarro della Hertz e di altre, per il conducente scaltro Stefano Moro, chissà se sottoposto al test etilico, si prospetta qualcosa di più di un omicidio colposo da sinistro stradale... 

di Carlo Patrignani