Cronache
Thomas, con lui muore anche il senso civico
Lascia sgomenti la totale assenza di senso civico e di empatia di coloro che hanno assistito al folle gesto rimanendo inerti
Thomas Christopher Luciani: ucciso con premeditazione, con crudeltà e per futili motivi
Thomas Christopher Luciani aveva solo 17 anni, una vita complicata per un'infanzia difficile, pochi amici, qualche sbandata, un periodo in una comunità di recupero dalla quale era scappato poco prima di essere ucciso. Viveva con la nonna da quando aveva tre anni, i genitori lo avevano abbandonato. I suoi baby killer sono 2 ragazzi di soli 16 anni, liceali, figli di un'avvocata e di un maresciallo dei carabinieri, irreprensibili, insospettabili. Eppure, hanno privato Thomas del suo diritto alla vita improvvisamente e senza motivo. Ucciso per un debito di droga da 250 euro, che avrebbe contratto con uno dei due baby killer, l’altro nemmeno lo conosceva.
Si possono già delineare quelle che potrebbero essere le aggravanti di questo ennesimo truculento omicidio volontario che ha sconvolto l’Italia intera: l’aggravante della crudeltà connotata dall'accanimento di questi ragazzi sul corpo della vittima, sono state inferte circa 25 coltellate, tutte agli organi vitali proprio con la volontà inequivocabile di uccidere Thomas Christopher Luciani; l’aggravante dei futuri motivi e quindi la sproporzione tra il reato realizzato e il movente che lo avrebbe spinto; l’aggravante della premeditazione: da quello che gli inquirenti stanno ricostruendo, ci sarebbe stato un vero e proprio accordo per far arrivare Thomas al parco Baden Powel di Pescara per poi ucciderlo.
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Quel debito “era diventata una questione di rispetto”, e questa sarebbe la ragione che avrebbe spinto due ragazzi “per bene” figli di famiglie della Pescara dabbene, a trasformarsi in due omicidi spietati, privi di compassione, crudeli ed inferociti. Hanno organizzato tutto, l’incontro con Thomas, il coltello nello zainetto, l’uccisione. Il rispetto mancato, un torto che Thomas avrebbe fatto al gruppo, non tanto al singolo. L’altro esecutore la vittima nemmeno la conosceva ma ha partecipato all’omicidio per amicizia nei confronti di chi aveva subito il torto.
“Il quadro indiziario fa risaltare come causa determinante dell'azione sia l'impulso lesivo, quello di provocare sofferenza e uccidere un essere umano, sino quasi a integrare il motivo futile, ossia il motivo meramente apparente e in realtà inesistente, che cela l'unico vero intento, che è quello di cagionare sofferenza e morte", scrive il gip del Tribunale per i Minorenni dell'Aquila, Roberto Ferrari, nel provvedimento di convalida del fermo dei due 16enni ritenuti responsabili dell'omicidio. Ma quello che ancora di più lascia sgomenti è la totale assenza di senso civico e di empatia di coloro che hanno assistito al folle gesto rimanendo inerti.
"Non abbiamo pensato a chiamare nessuno, né polizia né ambulanza", ha dichiarato un giovane molto vicino a uno dei due sedicenni sottoposti a fermo. Una testimonianza che conferma come i ragazzi nonostante fossero tutti a conoscenza dell'accaduto, abbiano lasciato il parco, mentre il corpo di Thomas giaceva tra le sterpaglie, per andare al mare in tranquillità, dove hanno fumato hashish e scattato foto. In particolare, sul telefono di uno dei due fermati c'è una sua foto in spiaggia, con pugno sul petto e una posizione fiera. Purtroppo però, Thomas, dopo la terribile esecuzione non poteva essere salvato. L'autopsia ha stabilito che la morte è stata istantanea, per shock emorragico irreversibile. Il povero ragazzo è stato colpito con 25 coltellate ai polmoni. Umiliato e seviziato. I baby killer hanno agito con indole malvagia ed insensibilità ad ogni richiamo umanitario. Sia le sevizie che la crudeltà, previste come circostanze aggravanti dall'art. 61, n. 4, c.p., dimostrano una particolare intensità del dolo e rivelano una mancanza di sentimenti caritatevoli. Questi ragazzi hanno perso il contatto con la realtà, come se fosse tutto irreale, tutto un terribile gioco. Tuttavia, il senso di impunibilità in questi baby killer è forte. In Italia, i minorenni che commettono reati, inclusi gli omicidi, sono soggetti a un sistema di giustizia minorile che differisce da quello degli adulti. Questo sistema è orientato verso la rieducazione e il reinserimento sociale del minore, piuttosto che la mera punizione.
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I minorenni sono soggetti a pene ridotte rispetto agli adulti. La legge prevede specifiche attenuanti per i reati commessi da minorenni. I casi che coinvolgono i minorenni sono giudicati da un tribunale speciale, il Tribunale per i Minorenni, che ha competenza esclusiva sui reati commessi da persone di età inferiore ai 18 anni.
Il sistema di giustizia minorile prevede l'adozione di misure educative e di recupero, come l'affidamento ai servizi sociali, la messa alla prova, e altre forme di intervento mirate alla rieducazione del minore. Per i minorenni non è previsto l'ergastolo, e dunque anche per questi 2 baby killer si potrebbe arrivare ad applicare, come da procedura, attenuanti e misure alternative. Secondo il Rapporto Italia 2024 di Eurispes, nel biennio 2021-2022 si è registrato un incremento del 10% delle segnalazioni di minori per omicidio volontario. Questo dato conferma la percezione che la criminalità minorile si stia progressivamente orientando verso crimini violenti. La risposta della giustizia alla devianza è doverosa. L’attuale intervento normativo, il cosiddetto “Decreto Caivano” va in una direzione chiara: inasprisce le sanzioni, rinforza il ricorso alla custodia cautelare in carcere, limita fortemente il virtuoso istituto processuale della messa alla prova e abbassa i limiti entro cui è possibile ricorrere a misure di prevenzione, come ad esempio il “Daspo urbano”. L’inasprimento del sistema sanzionatorio sarà un efficace strumento di prevenzione e trattamento della devianza giovanile? L’augurio è che vengano implementati dei programmi educativi di prevenzione primaria che sappiano rilevare ancora meglio le vulnerabilità emergenti dei ragazzi e rafforzare risorse e competenze.
*Avvocato e criminologa