Lecce, arrestata presidente antiracket. Coinvolti 2 funzionari e un assessore
Arrestata presidente di associazione antiracket, 40 indagati. Ci sono anche due funzionari del comune di Lecce. Indagato l'assessore al bilancio
Arrestata presidente di associazione antiracket, 40 indagati. Ci sono anche due funzionari del comune di Lecce. Indagato l'assessore al bilancio
Arrestati due funzionari comunali. Trentadue le persone indagate: fra loro c'è anche l'assessore comunale al Bilancio, Attilio Monosi. Arrestata anche Maria Antonietta Gualtieri, presidente di un'associazione antiracket. Tra Lecce, Brindisi e Taranto sarebbe stato operativo un vero e proprio "sodalizio criminale" per frodare i fondi del Viminale a per le vittime del racket. E' la tesi degli investigatori che hanno eseguito stamane 4 arresti, nell'ambito dell'inchiesta su un 'gruppo' del quale avrebbero fatto parte amministratori pubblici e imprenditori per ottenere i finanziamenti stanziati dal Commissario Antiracket e distrarli dal loro legittimo utilizzo, ovvero dal sostegno alle vittime di racket e usura. Proprio per questo - secondo i militari della Guardia di Finanza - nel 2012 sarebbero stati costituiti gli Sportelli Antiracket di Lecce, Brindisi e Taranto.
Frode su fondi Viminale
L'indagine ha consentito di appurare che tali sportelli, in realta', non erano operativi ma servivano solo a frodare finanziamenti pubblici tramite la fittizia rendicontazione di spese per il personale impiegato, l'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti afferenti l'acquisizione di beni e servizi, la rendicontazione di spese per viaggi e trasferte in realta' mai eseguite, la falsa attestazione del raggiungimento degli obiettivi richiesti dal progetto in termini di assistenza ai nuovi utenti e numero di denunce raccolte. In pratica l'Associazione Antiracket stipulava contratti di collaborazione con dipendenti fittizi e compiacenti professionisti, emettendo false buste paga ovvero ricevendo fatturazioni per prestazioni professionali inesistenti. Le somme indebitamente percepite dai fittizi collaboratori grazie alle false rendicontazioni presentate all'Ufficio del Commissario Antiracket, venivano successivamente restituite in contanti alla stessa presidente dell'Associazione. L'organizzazione documentava inoltre l'esistenza di spese fittizie per l'acquisizione di beni e servizi quali inesistenti promozione di campagne pubblicitarie ed interventi di manutenzione presso le tre sedi, predisponendo una serie di documenti, anche di natura fiscale, idonei a dimostrare il regolare svolgimento delle procedure di selezione delle aziende fornitrici e l'avvenuto pagamento delle prestazioni. Anche in questo caso il meccanismo truffaldino prevedeva che i finanziamenti indebitamente percepiti venissero dapprima bonificati in favore delle ditte esecutrici a pagamento delle forniture e successivamente restituiti in contanti per un importo pari alla differenza tra l'importo fatturato ed una quota del 20%, quale "compenso" alla stessa azienda fornitrice, cui veniva aggiunto il rimborso delle spese effettivamente sostenute per la predisposizione della campionatura da trasmettere al Ministero.