Cronache

Scandalo hot all'Antimafia, "mi mandava video espliciti". Colonnello nei guai

Di Redazione Cronache

L'accusatrice è Donatella Di Rosa, conosciuta come "Lady Golpe". L'ufficiale voleva far testimoniare la donna ma lei lo ha denunciato

Antimafia, colonnello denunciato. "Se vieni a cena mi metto nudo". La teste chiave e il corteggiamento esplicito

Un colonnello dell'Antimafia è stato denunciato per aver inviato, non richiesto, video hot ad una testimone eccellente delle sue inchieste. L'accusatrice - secondo quanto risulta a La Verità - è Donatella Di Rosa, la 65enne già nota alle cronache come Lady Golpe. Negli anni Novanta denunciò insieme al suo compagno, un inesistente colpo di Stato. Lei, a differenza del fidanzato militare, non accettò di chiudere la partita e patteggiare e prese in primo grado otto anni di condanna, dimezzati poi dall'indulto. Proprio Di Rosa - riporta La Verità - avrebbe deciso di denunciare questo colonnello e la denuncia avrebbe portato all'apertura di un fascicolo, un caso affidato ad un pm specializzato in reati a sfondo sessuale. La donna racconta di essere stata contattata a fine novembre 2022 dal colonnello in questione, "il quale - stando al racconto della donna che riporta La Verità - rappresentava la necessità di sentirmi quale persona informata sui fatti su delega del magistrato, con riferimento ai fatti della strage di Piazza della Loggia". Ma durante questi interrogatori, i comportamenti del colonnello la insospettiscono.

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"Ero perplessa - racconta Di Rosa - per le attenzioni che mi riservava. All'inizio mi mandava cuoricini ed emoticon con i bacini, poi passò a messaggi più espliciti - rappresentandomi i suoi gusti sessuali spesso corredati da foto e video disgustosamente espliciti. Poi sono seguiti gli inviti a cena. "Mi invitò - prosegue la donna - a casa sua dove aveva preparato una cena araba e dove, se permettevo, appena arrivati si sarebbe messo completamente nudo". Lei rifiutò l'invito e quelli successivi. Il presunto corteggiatore - riporta La Verità - avrebbe persino confidato la sua passione per i viados. Di Rosa alla fine ha deciso di denunciare. "Perché dopo 30 anni di fango, di umiliazioni, di ingiustizia, di carcere - si sfoga la donna - il miraggio della riabilitazione farebbe accettare qualsiasi cosa". Ma sembra, non proprio tutto.