Cronache
Scuola, tempio della cultura e della verità? No, fucina del conformismo
Se uno dice che la scuola è un disastro, chi l’ascolta pensa che alluda alla situazione italiana attuale. E invece il discorso è generale. La scuola italiana è soltanto un caso particolare. Sappiamo tutti che si impara bene quando si ha voglia di imparare. La scuola è dunque un disastro perché esiste già un insanabile contrasto fra la sua imprescindibilità e il fatto che sia una costrizione. Per età, i ragazzi sono interessati soltanto al sesso e allo sport. Infatti, presso i primitivi, a quell’età si sposano e cominciano a far parte degli uomini. Cioè del gruppo dei cacciatori. Stare seduti sui banchi e studiare non era scritto nel nostro Dna.
Inoltre, anche ad ammettere che un ragazzo sia appassionato di letteratura, in una scuola seria è anche costretto ad occuparsi di chimica, come l’appassionato di matematica dovrà lo stesso essere capace di decodificare Dante. Non è un assurdo, ché anzi è questo fa la differenza fra chi ha seguito un corso di studi regolare e l’autodidatta. L’autodidatta può anche sapere tutto di ciò che gli interessa, ma gli mancano spesso i rudimenti di ciò che non gli interessa. E questi fanno tuttavia parte della cultura.
L’utilità della scuola è dimostrata innanzi tutto dalla sua “universalità” e dalla pratica dell’astrazione. È proprio per questo che la scuola migliore rimane il liceo classico. Si potrebbe fare a meno del greco e portare più seriamente una lingua viva straniera fino all’esame di Stato, ma non si dovrebbe in nessun caso fare a meno delle letterature greca, della storia, della filosofia e della matematica. Imparate queste cose, si è imparato ad imparare. E si possono imparare le altre cose.
Quanto al latino dovrebbe essere obbligatorio per tutti, perché è la base per una conoscenza tecnica della lingua in sé. Soprattutto a noi italiani esso fornisce una comprensione analitica e approfondita delle parole che usiamo, invece di apprenderle in blocco, come abitudine espressiva e attraverso strutture prefabbricate. Col latino si impara il sapore e il significato dell’italiano, e chi non lo ha studiato seriamente ne avrà sempre una conoscenza approssimativa. “A orecchio”. Così come chi non ha studiato letteratura e filosofia riuscirà ad avere l’esprit de géométrie, ma difficilmente riuscirà ad avere l’esprit de finesse.
Ai miei tempi, il figlio di un operaio analfabeta, se studiava col profitto, usciva dalla scuola con la forma mentis di un gentiluomo colto. Questa era la vera promozione sociale. Con la decadenza attuale i igli dei professionisti lasciano la scuola senza sapere parlare correttamente l’italiano. Altro limite della scuola è il fatto che, essendo un’istituzione pagata dalla società, ha l’obbligo di insegnare la filosofia politica e la morale corrente di quella società. Dunque tende ad imporre un condizionamento mentale che mira a sopprimere la libertà di pensiero. Un tempo in classe non si sarebbe nemmeno potuto pronunciare la parola “omosessuale”, oggi non si può nemmeno dire che gli omosessuali sono “diversi”, O che i sessi sono due. Ecco due attentati alla libertà di giudizio.
Ma sono tutt’altro che gli unici. È ovvio che la democrazia sia da preferite alla dittatura, e tuttavia, dal momento che dopo tutto si tratta sempre di opinioni, a scuola bisognerebbe presentare scrupolosamente ambedue le due tesi, senza stramaledirle o ridicolizzarle. E a proposito di stramaledire, bisognerebbe ricordare che la Chiesa è una monarchia assoluta elettiva e per molti secoli ha praticato la pena di morte. Soprattutto ha sostenuto che il potere assoluto del re deriva da Dio, e che dunque disobbedire al re è un peccato mortale. Era questo il senso della scomunica: essa liberava i sudditi dal dovere di fedeltà. E bisogna spiegare che queste istituzioni non erano assurde od oppressive: semplicemente corrispondevano allo spirito del tempo.
La scuola manca pressoché costantemente al suo dovere di obiettività. Dovrebbe essere il tempio dedicato alla Cultura e alla Verità, e invece è troppo spesso la Fucina del Conformismo Nazionale. La scuola è un’istituzione penosa per i giovani, carica di difetti e tuttavia rimane assolutamente necessaria. Invece di parlare di un inverosimile “amore per la scuola”, il docente dovrebbe ammettere che per i ragazzi essa è “legittimamente” un’enorme seccatura, avvertendoli però che se non la si frequenta dalla materna all’università se ne ricava un danno irreparabile.