Cronache
Sicilia, Crocetta: non mi dimetto. Ma il Pd vuole elezioni anticipate
Le parole di Manfredi Borsellino contro il governo Crocetta pronunciate davanti al capo dello Stato Sergio Mattarella piombano all’indomani del via libera dato dal segretario dei dem Fausto Raciti al governo Crocetta: "Mia sorella Lucia ha vissuto un calvario simile a quello di mio padre", dice Manfredi, aprendo uno squarcio profondo in casa Pd. Subito dopo in via Bentivegna si è riunito un gabinetto di guerra per decidere se staccare immediatamente la spina. Da Milano è arrivato con il primo volo utile a Palermo il sottosegretario renziano Davide Faraone, da Acireale si è fiondato in città il segretario Raciti. E insieme al capogruppo all’Ars Antonello Cracolici e al neo assessore Baldo Gucciardi fino a tarda sera hanno cercato di trovare una linea comune. Ed è stata trovata: il Pd ha deciso di andare verso un voto anticipato nel più breve tempo possibile con "un percorso condiviso con gli alleati".
Nelle prossime ore sarà convocato un vertice di maggioranza per decidere come e in che tempi chiudere l'esperienza di governo. La proposta dei dem è quella di votare le norme urgenti - su tutte quella delle Province - poi chiudere con Roma la partita del bilancio, e o tornare alle urne. Dunque k’esperienza Crocetta a Palazzo d’Orleans sembra davvero al capolinea. Lo stesso governatore è rimasto chiuso nella sua casa di Tusa, distrutto dalle parole del figlio del giudice ucciso dalla Mafia Paolo Borsellino. "Se qualcuno mi chiede di espiare una colpa che non ho, lo farò — dice — se qualcuno vuole che io insozzi la mia vita per quella colpa, lo farò. Se qualcuno vuole la mia vita per riparare a quella colpa che non ho, io la darò. Tutto accetterò tranne che morire come un pezzo di m..". E stamattina Crocetta ha rincarato la dose, rompendo il silenzio: "Non mi dimetto, sono un combattente e un combattente muore sul campo. Se lo facessi la darei vinta ai poteri forti", ha dichiarato all'Ansa.
Il tono è nuovamente disperato, come quello che aveva giovedì sera quando è uscita l’anticipazione de L’Espresso su quella tremenda frase detta a lui da Tutino: "Questa deve fare la fine del padre", riferito a Lucia Borsellino. Una frase che anche il chirurgo, attraverso i suoi legali, afferma di non avere mai pronunciato: "Il nostro assistito ribadisce ancora una volta come la terribile e sconvolgente frase di cui alle intercettazioni pubblicate dall'Espresso, nel senso inquietante dato alla stessa, non esiste e non poteva esistere perché non è stata mai profferita ed è purtroppo con rassegnazione che dobbiamo prendere atto che è una invenzione frutto di dossieraggio per motivi politici", affermano in una nota gli avvocati Giovanna e Daniele Livreri, difensori del chirurgo. "Il nostro assistito - prosegue la nota dei legali - si dichiara inoltre molto addolorato per la sofferenza e l'imbarazzo incolpevolmente arrecato alla dottoressa Borsellino da quanto sta avvenendo, anche perché, contrariamente a quanto affermano alcuni, il rapporto tra il dottor Tutino e l'assessore alla Sanità è stato sempre improntato a sincera e leale amicizia". Il medico riferisce "di avere sempre seguito, nel suo incarico di primario del reparto di chirurgia plastica di Villa Sofia, le puntuali direttive che gli venivano impartite dal Presidente ed anche dall'Assessore alla Sanità", indicando il Progetto Diomede come "l'esempio più calzante a cui fu dato avvio da parte del presidente, di concerto con l'assessore". Nella nota i difensori di Tutino citano anche "il progetto legalità Villa Sofia". "Purtroppo il nostro cliente - conclude la nota - si accorge troppo tardi di essere stato mandato avanti allo sbaraglio ed a briglie sciolte, per poi essere lasciato solo a pagare il conto".
Crocetta sembrava rincuorato dal via libera incassato venerdì scorso da Raciti alla luce delle smentite del procuratore Francesco Lo Voi sull’esistenza di questa intercettazione. Ma dopo il j’accuse fortissimo di Manfredi, sembra tornato nuovamente a un passo dalle dimissioni: "Poteri forti volevano far saltare Lucia Borsellino sul caso della piccola Nicole, per poi far saltare me — dice — Lucia non è mai stata lasciata sola". "Mi sono sempre opposto alle sue dimissioni — continua — se volevo che se ne andasse avevo un’occasione ghiotta: quella del caso della morte della piccole Nicole. Invece le sono stato vicino, come amico, come fratello, come presidente della Regione, assumendomi gli attacchi del ministro, caricando su di me le responsabilità, così come ho fatto in altre vicende». Secondo Crocetta «il calvario è cominciato fin dal primo giorno della mia elezione, sicuramente per Lucia molto più grande e insopportabile di quanto non lo fosse per me. Solo che io Lucia in quel calvario non l’ho mai lasciata da sola, in un pressing terribile e continuo affinché lei lasciasse, in un contesto in cui tutti le rimproveravano di far parte di un governo “indegno” mentre denunciavamo gli scandali e resistevamo insieme contro ogni tentativo di lottizzazione della sanità. Lucia con sconforto mi parlava di pressioni e io le dicevo di resistere e di non mollare".
Il governatore ieri ha parlato soltanto con i suoi fedelissimi più stretti. Ribadendo la disponibilità a «farsi da parte». Il governatore nelle prossime ore potrebbe prendere decisioni clamorose. M a fargli venire meno il terreno sotto i piedi adesso potrebbe essere soprattutto il Pd. I renziani guidati da Faraone insistono per chiudere questa esperienza e andare al voto, e subito dopo le frasi dette da Manfredi anche Cracolici sussurra: "Adesso è dura andare avanti". Raciti ammette: "Oggi è finita l’antimafia delle carriere, è finito un certo modello di governo — dice il segretario dei dem — le frasi di Manfredi sono un fatto politico rilevante che cambiano lo scenario. Noi avevamo dato nuovo slancio a questa esperienza di governo con l’ingresso di Gucciardi in giunta al posto della Borsellino. Adesso dobbiamo capire se questo slancio è sufficiente". Anche Gucciardi, che ha assistito in diretta all’intervento di Manfredi Borsellino sedendo al fianco del capo dello Stato, si dice pronto "a qualsiasi scelta farà il partito". "Sono rimasto colpito da queste parole perché sono cresciuto al fianco di Mattarella e ho avuto un rapporto particolare con Lucia Borsellino. Penso che il suo lavoro vada portato avanti in questa sanità siciliana".
Ma nel Pd c’è già chi annuncia le dimissioni da deputato dopo quanto accaduto ieri: "I siciliani — dice Fabrizio Ferrandelli — devono sapere che i politici non sono tutti uguali, che la dignità vale più dei compromessi al ribasso e di una poltrona con stipendio all’Ars. E che, soprattutto, mantengono la parola data. Avevo dato l’ultimatum a Crocetta e al Pd? Non mi hanno ascoltato. Anzi, Raciti ha sentenziato che la legislatura deve continuare". Vero, ma da ieri qualcosa è cambiato e la legislature è di nuovo in bilico.