Cronache

Spazio, un astrofisico di Harvard a caccia di ufo con telecamere a infrarossi

Il Progetto Galileo dell’Università di Harvard sfrutterà telecamere a infrarossi e intelligenza artificiale per dare la caccia agli UFO

Avi Loeb, il fisico di Harvard che ha arruolato decine di persone per svelare il mistero degli UFO con telecamere a infrarossi

Abraham “Avi” Loeb è un astrofisico dell’Università di Harvard, che ha recentemente lanciato un progetto di ricerca per dare la caccia agli alieni. Loeb ha presentato a luglio il Progetto Galileo, co-fondato insieme a Frank Laukien, presidente e CEO di Bruker Corp., una società con sede in Massachusetts che sviluppa e produce apparecchiature scientifiche. Il nome del progetto richiama l’astronomo italiano perché, secondo lo stesso Loeb, il progetto rispecchia lo spirito del personaggio rivoluzionario. Lo slogan è: “Il coraggio di guardare attraverso nuovi telescopi”.

L’ispirazione del progetto arriva nel giugno 2021, quando Loeb era a casa a guardare l’amministratore della NASA, Bill Nelson, in onda sulla CNN per parlare dei recenti incidenti UFO che hanno coinvolto i piloti della Marina degli Stati Uniti. Poco dopo, il 25 giugno, il Pentagono ha pubblicato un rapporto su quasi 2 decenni di “fenomeni aerei non identificati” (Unidentified Aerial Phenomena) noti anche come UAP, il nuovo termine con cui il governo statunitense identifica gli UFO.

Il progetto da 1,8 milioni di dollari ha come obiettivo generale la ricerca di prove della tecnologia extraterrestre - tecnofirme - sia con uno stile tradizionale, attraverso l’analisi di possibili oggetti interstellari da osservatori in cima alle montagne, sia con una modalità all’avanguardia. L’innovativa ricerca prevede la costruzione di una rete di telecamere sui tetti per catturare qualsiasi UFO che si aggira nell’atmosfera terrestre.

Per risolvere definitivamente il mistero degli UFO, Loeb ha arruolato più di tre dozzine di astronomi e ingegneri, oltre ad alcuni famigerati non scienziati, per un team competente e controverso. La missione ardita di Loeb non incontra il favore di tutto il mondo scientifico, in particolare infastidisce la presenza di schietti fanatici degli UFO senza un background scientifico che Loeb ha accolto nel progetto. Alcuni esperti temono che stia offuscando l’astronomia e minando la ricerca di intelligenza extraterrestre (SETI) proprio in un momento in cui la pratica sta guadagnando rispettabilità.

Una parte del progetto prevede la realizzazione di un software per lo screening dei dati provenienti da telescopi per oggetti interstellari, come l’osservatorio Vera Rubin. Il fulcro del progetto, però, sarebbe una rete mondiale di monitor per catturare l’intera distesa del cielo. Ogni unità a forma di cupola, simile per grandezza a un ombrello, avrà al suo interno telecamere a infrarossi e ottiche con una disposizione simile a quella dell’occhio di una mosca. I sensori audio e le antenne radio ascolteranno ad altre frequenze, 24 ore al giorno, per registrare tutto ciò che si muove. Gli algoritmi di intelligenza artificiale (AI), addestrati a scartare gli oggetti conosciuti a favore di oggetti sferici  in rapido movimento, setacceranno i dati.

“Stiamo praticamente filtrando tutte le cose che ci aspettiamo di trovare nel cielo e tutte queste cose che sono etichettate come altre – dalla AI – saranno interessanti”, ha detto Richard Cloete, informatico dell’Università di Cambridge, che supervisiona il software del sistema.

Seth Shostak, astronomo dell’Istituto SETI che fa parte del comitato consultivo del Progetto Galileo, ha sottolineato che le reti di telecamere del cielo sono attive dal 2010 e negli ultimi anni il progetto LaserSETI ha iniziato a cercare nel cielo gli impulsi di luce provenienti da potenziali tecnologie aliene. La novità del Progetto Galileo, ha detto Shostak, è il suo focus sulla caccia agli alieni nell’atmosfera terrestre. Sia il Progetto Galileo che l’Istituto SETI “stanno cercando indicazioni di intelligenza extraterrestre”, ha aggiunto.

Secondo le dichiarazioni rilasciate da Loeb un prototipo di monitor del cielo è in costruzione e sarà apposto sul tetto dell’Osservatorio dell’Harvard College in primavera. Se gli strumenti funzioneranno come sperato, Loeb prevede di raccogliere altri 100 milioni di dollari da donatori privati per farne molti duplicati da distribuire in giro per il mondo.

Ha assicurato che non pronuncerà la parola “UFO” a meno che non si veda un oggetto “che sembra strano e si muove in modi che la tecnologia umana non può consentire”. Per evitare ogni genere di suggestione umana, le notizie diffuse da Loeb si baseranno esclusivamente sui dati, grazie a un progetto che dieci anni fa sarebbe stato impensabile.

 

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