Cronache

Coronavirus: "Stop alle autopsie solo un invito. Cautela, troppi i rischi"

di Paola Alagia

ESCLUSIVO/ Parla Giuseppe Ruocco, firmatario della circolare “galeotta”

 

Arriva, in esclusiva ad Affaritaliani.it, una risposta diretta dal ministero della Salute sulla circolare della Direzione generale della Prevenzione sanitaria del Dicastero che dà indicazioni sul settore funebre, cimiteriale e di cremazione in tempi di Covid-19. Il documento, aggiornato a maggio dopo il Dpcm del 26 aprile e pubblicato in esclusiva dal nostro giornale, continua a far discutere. Sono soprattutto le prescrizioni riguardo gli esami autoptici e i riscontri diagnostici che hanno suscitato i maggiori dubbi. Soprattutto alla luce del fatto che proprio dalle autopsie compiute in solitaria da alcuni medici su pazienti morti durante la pandemia sono emersi riscontri importanti. Uno su tutti: la formazione di grumi nel sangue e di trombosi quale effetto del Coronavirus prima della polmonite interstiziale doppia. Di qui lo scetticismo rispetto alla limitazione sull’impiego di strumenti quali quelli autoptici.

Affaritaliani.it ne ha parlato direttamente con il segretario generale del Ministero della Salute, Giuseppe Ruocco, che ha firmato la circolare “galeotta”.

Segretario, qual è la ratio che ha ispirato queste prescrizioni che hanno, di fatto, limitato lo svolgimento delle autopsie?
C’è una premessa da fare a monte.

Quale?
La circolare, in quanto tale, dà dei suggerimenti, non sono “divieti”. Non si tratta di una ordinanza. E questo è ben chiaro nel testo.

L’effetto, però, è stato quello di dissuadere, non le pare?
Se la circolare è stata letta in chiave dissuasiva, questo non dipende da noi. Le situazioni locali, basti pensare ai territori più colpiti e in affanno o magari alla carenza di personale dedicato, inevitabilmente, orientano poi scelte e decisioni.

Torniamo alla ratio della circolare. Come mai, a monte, non si è pensato che proprio lo strumento autoptico avrebbe potuto fornire informazioni importanti per orientare le cure?
Premesso che si tratta della conferma di restrizioni già esistenti, assicuro che questa circolare è stata a lungo discussa ed esaminata. Ma soprattutto, ribadisco: non c’è nessuno divieto per gli esami da eseguire per motivi di studio o approfondimento.

E’ vero, ma nel testo si legge: “limitando allo stretto necessario” i riscontri diagnostici.
Il nostro rimane, perché la circolare è vigente, un invito a fare una valutazione. Ma è evidente che poi tale valutazione sia in capo a chi effettua gli studi e sa quanti esami occorrono per arrivare a un campione valido.

Sul piatto della bilancia, insomma, ha prevalso la cautela?
Sì, ma lasciando aperte le porte ad accertamenti per motivi di studio. Il ministero della Salute ha chiesto con forza, per primo e sin dall’inizio, la raccolta di cartelle cliniche per potere fare i campionamenti. Si figuri se noi potevamo essere contrari agli accertamenti sulle cause di morte, anche attraverso le autopsie. Tuttavia, la prudenza era e rimane d’obbligo. Il virus circola e i rischi per i sanitari restano elevati.

Con la fase due, però, si potrà ragionare anche su un allentamento delle limitazioni in materia di esami diagnostici e autoptici?
La circolare è valida per l’intero periodo della fase emergenziale. Che non è ancora cessato. Anche se è partita la fase due, i rischi in ambienti con pazienti Covid non sono diminuiti. E questo vale anche per i riscontri autoptici. L’allerta sanitaria su questo rimane. E’ chiaro che la situazione si evolve. Di tali aspetti, comunque, parleremo con il nuovo direttore della Prevenzione (Giovanni Rezza, ndr).

Sta dicendo che non è da escludere, quindi, che cambi qualcosa su questo fronte?
Il Ministero è pronto a valutare tutte le misure a fronte dell’evoluzione epidemiologica.