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Strage di Ustica: storia, ipotesi, depistaggi, le morti misteriose

Richiesta di archiviazione per gli ultimi procedimenti aperti relativi al disastro aereo del 27 giugno 1980. I familiari delle 81 vittime del DC-9 attendono ancora risposte. L'ipotesi della battaglia aerea e tutti i misteri della vicenda

di redazione

Strage di Ustica: storia, ipotesi, depistaggi, le morti misteriose

La tragedia di Ustica, avvenuta il 27 giugno 1980, rappresenta una delle pagine più oscure e controverse della storia italiana. Il volo Itavia 870, un DC-9 in rotta da Bologna a Palermo, si inabissò nel Mar Tirreno, causando la morte di 81 persone tra passeggeri ed equipaggio. Dopo oltre quattro decenni di indagini, processi e ipotesi, la Procura di Roma ha recentemente avanzato la richiesta di archiviazione degli ultimi due procedimenti aperti sulla vicenda, entrambi senza indagati.​ Nel 2024, erano infatti state presentate al gip le conclusioni relative a due fascicoli ancora aperti sul caso Ustica. Un primo procedimento avviato nel 2008 in seguito alle dichiarazioni dell'ex Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, che attribuì la tragedia a un missile lanciato per errore da un aereo militare francese durante una manovra sotto il DC-9.​ Il secondo procedimento risaliva al 2022. Basato su un esposto dell'Associazione per la verità su Ustica,  sollecitava la verifica dell'ipotesi di una bomba esplosa a bordo dell'aereo.​

Le indagini hanno escluso la pista dell'ordigno interno, ritenendo più probabile lo scenario di una battaglia aerea. Tuttavia, l'assenza di elementi concreti ha portato alla richiesta di archiviazione. Questa decisione ha suscitato la delusione dei familiari delle vittime, che da 45 anni continuano a chiedere verità e giustizia.

La cronologia dell'incidente di Ustica

Il volo decollò dall'aeroporto di Bologna alle 20:08, con un ritardo di 113 minuti. Il contatto radio con il controllo del traffico aereo avvenne regolarmente fino alle 20:59, quando il DC-9 si trovava a circa 7mila metri di altitudine, viaggiando a una velocità di 800 km/h. Alle 21:04, il controllo aereo tentò di comunicare con l'aereo per autorizzare l'inizio della discesa verso Palermo, ma non ricevette risposta. Nonostante ripetuti tentativi di contatto, sia da parte dei controllori di volo sia da altri aeromobili nella zona, non vi furono segnali dal volo IH870. Le operazioni di ricerca iniziarono immediatamente e, alle prime luci dell'alba, furono individuati detriti e corpi dei passeggeri a circa 110 chilometri a nord di Ustica.​

Indagini e ipotesi: il cedimento strutturale e la bomba a bordo

Le cause dell'incidente sono state oggetto di numerose indagini e speculazioni nel corso degli anni. Le principali ipotesi formulate hanno incluso un cedimento strutturale o l'esplosione di un ordigno a bordo. Ma la teoria di gran lunga più dibattuta è quella di un accidentale abbattimento del DC-9 durante una operazione militare.

Inizialmente si pensò a un guasto meccanico o a un cedimento strutturale dell'aeromobile. Tuttavia, questa teoria fu presto scartata poiché l'aereo era in buone condizioni operative e non presentava segni di malfunzionamento.​ Un'altra teoria suggeriva la presenza di una bomba a bordo, esplosa nei bagni posteriori dell'aereo. Nel 2008, un'inchiesta internazionale guidata dall'esperto Frank Taylor concluse che l'incidente poteva essere attribuito all'esplosione di un ordigno collocato nelle toilette dell'aeromobile. Tuttavia, questa ipotesi non ha mai trovato un consenso unanime tra gli investigatori.​ Ed è stata ancora una volta rigettata con l'archiviazione di marzo 2025.

L'ipotesi dell'abbattimento durante uno scontro aereo

L'ipotesi più accreditata tra quelle formulate nel corso degli anni è  tuttavia che il volo Itavia 870 sia stato vittima di un incidente collaterale all'interno di un'operazione militare segreta, una vera e propria battaglia aerea avvenuta nei cieli del Mediterraneo. Secondo questa teoria, il DC-9 si è trovato involontariamente all'interno di un’area in cui stavano operando aerei militari, probabilmente impegnati in un inseguimento o in un combattimento ad alta quota. Il coinvolgimento di forze aeree straniere, in particolare quelle di Francia, Stati Uniti e Libia, è stato spesso evocato, ma mai dimostrato con certezza.

Secondo i sostenitori di questa ipotesi, la sera del 27 giugno 1980 il DC-9 non era solo nel cielo. Il traffico radar avrebbe infatti registrato la presenza di almeno uno, se non più, velivoli militari in prossimità della rotta dell’aereo civile. L’ipotesi più inquietante è che il volo Itavia sia stato abbattuto da un missile lanciato in un contesto di operazioni militari segrete o che sia stato travolto dall’onda d’urto di un'esplosione in volo.

Dalle ricostruzioni emerse nel corso degli anni, la presenza di caccia militari potrebbe essere legata a un inseguimento nei confronti di un aereo libico non identificato, potenzialmente un MiG-23, forse in volo segreto verso la Libia. L’ipotesi del coinvolgimento libico si è rafforzata quando, nel luglio 1980, un caccia MiG-23 venne ritrovato schiantato sulle montagne della Sila, in Calabria. L'episodio, considerato inizialmente accidentale, è stato successivamente riconsiderato alla luce delle indagini su Ustica: secondo alcune teorie, il pilota libico potrebbe essere stato abbattuto durante lo scontro nei cieli italiani, lo stesso che avrebbe causato la caduta del DC-9.

Uno degli elementi più clamorosi a sostegno di questa ipotesi è stato il racconto dell’ex Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, che nel 2008 rivelò di essere stato informato dai servizi segreti italiani che un aereo militare francese si sarebbe "messo sotto" il DC-9 e avrebbe accidentalmente lanciato un missile che lo ha colpito e abbattuto. Secondo Cossiga, l'attacco sarebbe avvenuto nel tentativo di colpire l'aereo libico, probabilmente con a bordo un alto ufficiale o un esponente di spicco del regime di Mu'ammar Gheddafi.

Questa teoria ha portato a richieste di rogatorie internazionali, in particolare nei confronti della Francia, più volte accusata di avere informazioni riservate sulla vicenda e di non aver mai collaborato pienamente con la giustizia italiana. Nel corso degli anni, le richieste di chiarimenti rivolte a Parigi e Washington non hanno mai portato a rivelazioni decisive, e i governi stranieri hanno sempre smentito qualsiasi coinvolgimento diretto nell'abbattimento del volo Itavia.

Tra gli elementi che avvalorano la teoria dello scontro militare nei cieli, vi sono anomalie riscontrate nei tracciati radar della notte del 27 giugno. Diversi esperti di aviazione e radaristi militari hanno riferito di punti radar inspiegabili, che indicherebbero la presenza di altri velivoli nelle vicinanze del DC-9 poco prima della tragedia. In particolare, uno degli ultimi segnali registrati dai radar dell’Aeronautica italiana mostrerebbe un oggetto volante avvicinarsi all’aereo Itavia e poi scomparire pochi istanti prima dell’esplosione.

L’elemento più sconcertante è la frase registrata sulla scatola nera dell’aereo poco prima dello schianto: “Guarda cos'è”, pronunciata da uno dei piloti del DC-9. Questa frase lascia supporre che i piloti abbiano visto un oggetto anomalo avvicinarsi all’aereo, ma non abbiano avuto il tempo di reagire.

Le mancate risposte e i depistaggi

Le indagini su Ustica sono state costellate da depistaggi, insabbiamenti e reticenze istituzionali. Diversi alti ufficiali dell'Aeronautica Militare italiana furono processati per falso ideologico e omessa collaborazione, in quanto avrebbero nascosto informazioni chiave sulla presenza di aerei militari nell’area al momento della tragedia. Alcuni dati radar rilevanti per l'inchiesta sono stati omessi o manipolati, rendendo difficile ricostruire la dinamica dell'incidente. ​Sono inoltre emerse prove di documenti falsificati o alterati per sviare le indagini e nascondere la verità sull'accaduto. ​I servizi segreti italiani (SISMI) e francesi sono stati accusati di aver ostacolato le indagini per coprire le responsabilità di alcuni Paesi coinvolti nell'incidente. ​ Nel 2007, tuttavia, la Corte di Cassazione assolse alcuni alti ufficiali dell'Aeronautica Militare italiana accusati di depistaggio.

La lunga scia di inquietanti morti dopo Ustica

Nel corso delle indagini, sono emersi strani incidenti che hanno coinvolto alcuni testimoni chiave, tra cui la morte improvvisa di diversi ufficiali dell’Aeronautica, spesso in circostanze mai del tutto chiarite. Questi eventi hanno alimentato ulteriori sospetti sulla volontà di mantenere segrete informazioni cruciali sulla dinamica dell'incidente. Diversi decessi avvenuti negli anni successivi alla tragedia hanno sollevato interrogativi riguardo a possibili collegamenti con l'incidente. Il maresciallo Mario Alberto Dettori ad esempio fu trovato impiccato il 31 marzo 1987 in circostanze definite "innaturali" dalla polizia scientifica. Si ritiene che fosse in servizio presso il radar di Poggio Ballone la sera del disastro e che avesse manifestato preoccupazioni riguardo a quanto accaduto, esprimendo timori per la propria sicurezza. ​Il Maresciallo Franco Parisi fu a sua volta trovato impiccato il 21 dicembre 1995. Era di turno la mattina del 18 luglio 1980, data del ritrovamento del MiG libico sulla Sila. Aveva mostrato contraddizioni durante le testimonianze riguardanti il MiG ed è deceduto pochi giorni dopo aver ricevuto una convocazione in tribunale. ​Il Tenente colonnello Sandro Marcucci, ex pilota dell'Aeronautica Militare coinvolto come testimone nell'inchiesta su Ustica, morì in un incidente aereo il 2 febbraio 1992. L'incidente fu inizialmente attribuito a un errore del pilota, ma nel 2013 l'inchiesta fu riaperta con l'ipotesi di omicidio. ​

Il Generale Roberto Boemio è stato assassinato il 12 gennaio 1993 a Bruxelles. Le sue precedenti dichiarazioni durante l'inchiesta suggerivano che la sua testimonianza sarebbe stata di grande utilità per determinare gli eventi inerenti al DC-9 e al MiG libico. La magistratura belga non ha risolto il caso. ​Il Maresciallo Antonio Muzio in servizio alla torre di controllo dell'aeroporto di Lamezia Terme nel 1980, morì l'1 febbraio 1991 in un parricidio. Il Maresciallo Antonio Pagliara in servizio come controllore della difesa aerea presso il 32esimo CRAM di Otranto, morì in un incidente stradale il 2 febbraio 1992. ​Anche il Colonnello Pierangelo Teoldi  morì in un incidente stradale il 3 agosto 1980. Il Maggiore medico Gian Paolo Totaro fu trovato impiccato alla porta del bagno il 2 novembre 1994. Era in contatto con molti militari collegati agli eventi di Ustica, tra cui Nutarelli e Naldini. I piloti Mario Naldini e Ivo Nutarelli, entrambi piloti delle Frecce Tricolori, morirono nell'incidente di Ramstein il 28 agosto 1988. La loro morte ha suscitato sospetti poiché erano tra i testimoni chiave dell'incidente di Ustica e avrebbero dovuto testimoniare poco dopo l'incidente. ​

Nel 2013 la  Corte di Costituzione riconobbe la responsabilità dello Stato italiano per non aver garantito adeguata sicurezza al volo, ordinando un risarcimento di 100 milioni di euro ai familiari delle vittime.​