Cronache

Stresa, "Voglio vedere le tombe. Darò alle famiglie tutto quello che ho"

Luigi Nerini, il gestore dell'a funivia, è uscito dal carcere e ora si trova ai domiciliari. Un suo dipendente lo accusa: "Sapeva tutto, Tadini lo avvisava"

Stresa, "Voglio vedere le tombe. Darò alle famiglie tutto quello che ho"

La tragedia del Mottarone, costata la vita a quattordici persone, non ha ancora una definizione dal punto di vista giudiziario. Gli accusati si rimpallano le responsabilità e l'unico che realmente si è preso la colpa è stato il responsabile della funivia Tadini: "Ho sbagliato e risponderò davanti a Dio". Ma ieri c'è stato un altro colpo di scena, - si legge sul Corriere della Sera - con la scarcerazione del gestore Luigi Nerini e dell'altro capo dell'impianto di Stresa Perocchio, il primo agli arresti domiciliari e il secondo tornato libero. Al momento non ci sono riscontri oggettivi su loro colpe dirette. "Voglio incontrare i familiari delle vittime, vedere le tombe di quelle persone, e poi metterò a disposizione tutto quel che ho per risarcirli". Queste le parole di Nerini all'uscita dal carcere.

Ma il gestore adesso, viene anche tirato direttamente in causa da un altro dipendente. Fabrizio Coppi, accusa l’imprenditore e poco importa che siano state valutate da un giudice terzo come dichiarazioni all’insegna della sopravvivenza personale, rimarranno comunque agli atti. "Ho personalmente capito, in più occasioni, che ad avaria o anomalia riscontrata, Tadini riferiva a Perocchio e Nerini che era necessario fermare l’impianto. Ma nonostante questo, le loro volontà erano di proseguire l’eventuale riparazione e ripristino dell’anomalia più avanti nel tempo, quando ad esempio la funivia si sarebbe fermata per la chiusura stagionale".

Per la procuratrice di Verbania, Olimpia Bossi restano dubbi sul fatto che Tadini decidesse il totale autonomia . "È poco condivisibile ritenere che, in una piccola azienda come le Ferrovie del Mottarone, - prosegue il Corriere - tutti fossero a conoscenza dell’uso costante dei forchettoni tranne il proprietario, che pure svolgeva un ruolo operativo. E che l’unico ad avere interesse a far andare la funivia in quelle condizioni fosse Tadini che, a nostro parere, di interesse non ne aveva perché, stesse ferma o no la funivia, veniva pagato lo stesso, mentre l’azienda perdeva gli incassi e il manutentore spendeva per gli interventi".